TACUINUM SANITATIS
Denominazione tradizionale di un trattato medico (libro di sanità) redatto a Baghdad per iniziativa del medico e letterato Abū al-Ḥasan al-Mukhtar Ibn Buṭlān nell'11° secolo.Il titolo originale Taqwīm al ṣiḥḥa ('Almanacco della salute') richiama il contenuto del testo, basato sui consigli del medico al lettore in corrispondenza del calendario annuale; tali consigli riguardano la salute, il nutrimento, l'umore. Le quattro stagioni si rispecchiano nella teoria dell'equilibrio tra i quattro umori (sanguigno, biliare, flemmatico, atrabiliare) in corrispondenza con i quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) e, di fatto, con le nature umide, secche, fredde e calde. Il testo si rifà alla tradizione di Ippocrate (ca. 460-370) e di Galeno (ca. 130-199), che individuavano la causa delle malattie nella sproporzione di uno o più umori e quindi nella corruzione del temperamento.Le rubriche comprendono elementi vegetali e animali usati nell'alimentazione umana, poi le attività corporee, i fenomeni meteorologici, gli aspetti del comportamento; ogni soggetto è accompagnato da una definizione contenente la natura del prodotto (grado di umidità, per es.), le buone e cattive proprietà e, di conseguenza, l'uso migliore oppure il modo per attenuare gli inconvenienti e, infine, gli effetti causati dall'utilizzo del prodotto.Varie ipotesi sono state avanzate per quanto riguarda la traduzione del testo dall'arabo al latino: sono stati fatti i nomi di Gerardo da Cremona (1114-1187), poi di Ferraguth (Faraj Ibn Salm), traduttore presso la corte del re di Sicilia Carlo I d'Angiò (1263-1285) a Napoli. In effetti, in un manoscritto (Parigi, BN, lat. 15362, cc. 70-127) si trova questo explicit "Explicit Tacuinum. Dei excelsi adiutorio Nea(po)li de arabico in latinum translatum die II martii VIIIe indictionis per manus magistri Faragii supradicti. Et laus sit Deo excelso. Benedicam Domino. Deo gratias. Amen". Un altro testimone (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. 315) localizza invece la traduzione del T. alla corte del re di Sicilia Manfredi, quindi a Palermo, tra il 1258 e il 1266; il manoscritto inizia a c. 3 con l'incipit seguente: "Incipit liber Tacuini, translatus de arabico in latinum in curia illustrissimi regis Manfredi, scientie amatoris".Le copie oggi conservate che tramandano il testo in arabo sono le seguenti: un manoscritto eseguito ad Alessandria d'Egitto nel 1273 (Milano, Bibl. Ambrosiana, A.125 inf.); altri due esemplari a Londra (BL, Or. 2793, realizzato a Baghdad nel 1132, e Or. 1374 o Add. Ms 3676, del 1213, con traduzione latina interlineare). I volumi citati in seguito contengono tutti il testo in latino: un esemplare indicato da un'annotazione come eseguito a Venezia nel 1498 (Milano, Bibl. Ambrosiana, P.161 sup.); un manoscritto del sec. 14° (Parigi, BN, lat. 6977-6977A), che fece parte della collezione del re di Francia Carlo V (1364-1380); un codice copiato a Napoli nel 1477 (Parigi, BN, lat. 10264) e uno datato ante 1306 (Parigi, BN, lat. 15362), data corrispondente alla morte di Pierre de Limoges, documentato come donatore; altri codici sono conservati a Caen (Bibl. Mun., 92, del sec. 14°-15°), a Roma (BAV, Vat. lat. 2426 e Vat. lat. 2427, del sec. 14°; Bibl. Angelica, 1082; 1501, rispettivamente del sec. 11° e 13°), a Firenze (Laur., Laur. 18.sin.7: esemplare del sec. 13°-14° proveniente da Santa Croce e firmato dal suo scriba Falivacius de Monterapoli), a Pisa (Seminario Arcivescovile di S. Caterina, 7), a Bevagna (Bibl. Civ., 9; 2799), a Venezia (Bibl. Naz. Marciana, lat. 315, del sec. 15°; lat. VII, 57, datato nel testo 1430; lat. 316, datato 1309 dai registri della biblioteca), a Vienna (Öst. Nat. Bibl., 2322, della fine del sec. 13°), a Lipsia (Stadt- und Bezirksbibl., 1127), a Erfurt (Wissenschaftliche Allgemeinbibl., Ampl., q. 228), a Cambridge (Fitzwilliam Mus., 264, alle cc. 114-155 di un volume miscellaneo, databile alla seconda metà del sec. 14°, originario della Francia meridionale, di Avignone o Bordeaux), a Dessau (Landesbibl., Georg 271, del sec. 14°) e infine a Vendôme (Bibl. Mun., 233, del sec. 15°).Durante il lungo percorso del testo da Baghdad alla Sicilia e sulla strada verso il Nord, sembra che il T. abbia fatto tappa a Salerno, dove venne a contatto di un altro testo importante, i Secreta Salernitana o Circa instans (v. Erbario); forse questo può essere visto come il momento di formazione dell'originale programma illustrativo del T., che si avvalse delle esperienze toscane; in effetti, sono documentate ricche copie illustrate del Circa instans a cura di Manfredus de Monte Imperiali (Parigi, BN, lat. 6823) e di Bartolomeo Mino da Siena (Londra, BL, Egert. 747). Questo secondo testo, che sembra avere segnato la tradizione del T., fu composto a Salerno e contiene un erbario della tradizione del De materia medica di Dioscoride, notevolmente arricchito tuttavia da voci sui metalli, sui pigmenti, sugli animali. Le due copie manoscritte citate risalgono alla metà del sec. 14° e fanno mostra di un amplissimo corredo illustrativo che presenta molti punti comuni con il programma del Tacuinum sanitatis. Inoltre l'Italia centrale, essa stessa legata all'ambiente provenzale tramite la corte papale avignonese, fu particolarmente segnata da uno scambio di scienziati, intellettuali e artisti e poté sicuramente usufruire delle ricerche mediche sviluppatesi attorno all'Università di Montpellier. Non a caso, un terzo manoscritto miniato del Circa instans, illustrato nel 1350 ca. (Firenze, Bibl. Naz., Pal. 586), appartiene alla stessa tradizione; esso presenta un testo in provenzale e fu realizzato da due personalità artistiche contemporanee, l'una italiana, l'altra francese, che sembrano lavorare fianco a fianco; questo volume è la copia miniata che si avvicina di più al programma illustrativo del T., inserendo moltissimi personaggi che creano piccole e realistiche scene di genere.Verso il 1380 vennero ideate le famose copie miniate del T., che presentano chiari caratteri settentrionali e sono segnate, per via della loro prestigiosa committenza, da elementi lussuosi e di grande qualità artistica: alla prima (Roma, BAV, Vat. lat. 4486), che non venne portata a termine, seguirono molti altri esemplari (Liegi, Bibl. Univ., 1041; Parigi, BN, nouv.acq.lat. 1673; lat. 9333; Vienna, Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2644; 2396; Rouen, Bibl. Mun., Leber 3054; Roma, Casanat., 4182; New York, Kraus Coll., ora Parigi, coll. privata; New York, Public Lib., Spencer Coll., 65; Sorengo, Fond. B.IN.G., inv. 1601), che riprendono tutti lo stesso modello, caratterizzato da un ampio programma illustrativo di cui i temi principali da ricordare sono: il medico in cattedra isolato o accompagnato da seguaci; il prodotto nel suo ambito naturale; carte con l'identificazione delle piante, degli animali, delle stagioni, del clima, del movimento del corpo e degli stati d'animo; contadini intenti alla raccolta o giovani signori in atteggiamenti cortesi; animali rappresentati all'aria aperta oppure in atto di essere catturati. Le quattro stagioni sono personalizzate dai lavori dei mesi; il clima e i quattro tipi di venti sono illustrati come condizioni atmosferiche, poi si incontrano numerose immagini illustranti la confezione dei prodotti (alimenti a base di cereali, latticini, pane, carne, pesce e condimenti). Le scene di vendita, molto varie e sparse per tutto il manoscritto, comprendono cereali, legumi, preparazioni farmaceutiche, frutta secca, latticini, sale, pane, carne, olii, dolci, sostanze aromatiche, sciroppi, candele, vestiti e anche volatili. Il consumo del prodotto, infine, illustrato in misura minore, mostra per lo più il consumatore a tavola; i prodotti sono cereali, carne, pesce e vino. Tutte le miniature del T. possono essere definite come didattiche; il loro intento è di illustrare un soggetto in modo comprensibile e istruttivo. La miniatura è intenzionalmente un supporto al testo e, in particolare, al titolo dell'argomento da rappresentare; la scelta iconografica era poi lasciata al miniatore, condizionato dalla sua propria realtà quotidiana, dai libri di modelli che consultava o dai lavori artistici contemporanei.In questo elenco dei manoscritti miniati un nucleo più tardo porta l'intervento di Giovanni Cademosto da Lodi, che modificò l'assetto originario del T. ampliandolo di un completo erbario; esso venne riadattato con un nuovo titolo: Libro de componere herbe et fructi, di cui un esemplare (Parigi, BN, ital. 1108) venne realizzato per conto di Borso d'Este, duca di Modena, Reggio e Ferrara (1413-1471), ed è databile ante 1471. Altri esempi di questa tradizione (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 5264; New York, Public Lib., Spencer Coll., 65; Fond. Sorengo, B.IN.G., inv. 1601) variano rispetto al T. tradizionale l'impaginazione e l'impostazione d'insieme.L'esemplare del T., (Parigi, BN, lat. 6977), appartenuto a Carlo d'Orléans, nipote del re di Francia Carlo V, riporta alla c. 66 quest'annotazione: "Iste liber constat Karolo Duci Aurelianensis"; il volume compare nell'inventario della biblioteca di Blois del 1440: "Item Tacuinum Sanitatis, de lettre de forme, à une coulombe et en latin, commençant au IIe fol 'in octava' et au derrenier 'ta diversa cibaria'. Couvert de cuir tanné, à deux fermoirs de laton". La copia proveniente dal convento di Santa Croce (Firenze, Laur., Laur. 18.sin.7) testimonia la presenza di un T. in ambito francescano e la stessa osservazione vale per l'esemplare del convento domenicano di S. Caterina a Pisa (S. Caterina, 7). Il manoscritto miscellaneo di Cambridge (Fitzwilliam Mus., 264) sembra essere appartenuto a un chierico della corte papale di Avignone. L'inedito manoscritto di Roma (BAV, Vat. lat. 4486), versione tascabile incompiuta malgrado l'impaginazione caratteristica degli esemplari miniati del T, contiene un ex-libris di un certo Gabrius de Bosio. L'esemplare miniato di Parigi (BN, nouv.acq.lat. 1673) fu proprietà di Verde Visconti (m. nel 1403), figlia di Bernabò (1354-1385); il foglio di guardia porta quest'annotazione: "Das puech ist geweist Herzherzog Leopold Kayser Fridrichs Anne hausfrau herzog warnebe von Mailandt Tochter"; il suo pendant di Vienna (Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2644) appartenne al vescovo di Trento Giorgio di Liechtenstein (1390-1419).La diffusione del T. è attestata anche - caso unico - da tre affreschi frammentari staccati, con tre soggetti tratti dal T. e accompagnati dal testo corrispondente, come in una pagina di manoscritto strettamente riportata sulla parete; essi provengono da una residenza veronese della famiglia degli Scaligeri (Verona, Mus. di Castelvecchio, Civ. Mus. d'Arte).
Bibl.:
Fonti. - H. Elkhadem, Le Taqwīm al-ṣiḥḥa (Tacuini Sanitatis) d'Ibn Buṭlān: un traité médical du XIe siècle. Histoire du texte, édition critique, traduction, commentaire, Louvain 1990.
Letteratura critica. - L. Cogliati Arano, Tacuinum Sanitatis, Milano 1973; B. Witthoft, The 'Tacuinum sanitatis', a Lombard Panorama, Gesta 17, 1978, 1, pp. 49-60; C. Opsomer, L'art de vivre en santé. Images et recettes du Moyen-Age. Le 'Tacuinum Sanitatis' (ms 1041) de la Bibliothèque Universitaire de Liège, Liège 1991; L. Castelfranchi Vegas, Il percorso della miniatura lombarda nell'ultimo quarto del Trecento, in La pittura in Lombardia. Il Trecento, Milano 1993, pp. 297-321; F. Moly-Mariotti, Contribution à la connaissance des 'Tacuina Sanitatis' lombards, Arte lombarda, n.s., 1993, 104, pp. 32-39; M. Rossi, Giovannino de Grassi, Milano 1995; F. Moly-Mariotti, Roma, Biblioteca Casanatense, 4182 'Theatrum Sanitatis', in Et coquatur ponendo, cat., Prato 1996, pp. 73-74; id., Sorengo, Fondation B.IN.G, inv. 1601 'Tacuinum Sanitatis', ivi, pp. 77-78.F. Moly-Mariotti