CARLONE (Carloni), Taddeo
Figlio di Giovanni, nacque a Rovio (Mendrisio) presso il lago di Lugano nel 1543, seguì il padre, scultore, e il fratello Giuseppe a Genova dopo la metà del secolo. Allievo del padre, si recò a Roma per un viaggio di istruzione e di studio. A Genova ritornò probabilmente entro il 1570.è documentato infatti nel 1571 insieme con il padre e con Giovanni Andrea Sormano per lavori di scultura a porte e balaustrate; e ancora nel 1573, con il padre e con lo scultore Bernardino da Nove (autore fra l'altro del portale su via S. Benedetto del palazzo del principe Doria a Fassolo, Genova), per altre opere di scultura per Pasquale Spinola (Poleggi, pp. 282, 290 n. 47).
Nel 1574 costruì con Bernardino da Nove e Gian Giacomo Valsoldo il monumento funerario di Ceba Doria in S. Maria della Cella a Sampierdarena, e nel 1576 (sempre nella stessa chiesa) quello di Gian Battista Doria. Nel frattempo la sua attività comincia a farsi più indipendente, ed egli lavora, intorno all'anno 1575, alla decorazione della facciata - i mascheroni e il portale - del palazzo di Nicolò Grimaldi, poi Doria Tursi (Genova, via Garibaldi) e alla villa di Fassolo, per conto di Giovanni Andrea Doria, per il quale egli continuerà a lavorare anche negli anni seguenti. Nel 1578 l'artista ricevette dai Padri del Comune l'incarico per la fontana di piazza Soziglia; durante il periodo della pestilenza del 1578-79, si ritirò nel convento di S. Francesco a Castelletto (distrutto nel 1798), dove progettò e realizzò sei cappelle della navata sinistra della chiesa "tutte in marmo, con angioli al di sopra in alcune…" (Descrizione della Città di Genova, di un anonimo del 1818, a cura di E. Poleggi, Genova 1969, p. 143).
Eseguì ancora, probabilmente intorno al 1580 e negli anni seguenti, statue di benefattori per il Banco di S. Giorgio (gli è attribuita la statua di Manfredo Centurione tuttora in loco)e per l'ospedale di Pammatone (i pezzi sono attualmente irreperibili), il portale del palazzo Campanella, già Lomellino, in Strada Nuova (via Garibaldi: Soprani-Ratti, p. 428, indica il palazzo come di Lionardo Salvago; vedi ancora Genova, Strada Nuova, Genova 1967, p. 203), il portale con i due telamoni del palazzo di Franco Lercari (ora Lercari Parodi, via Garibaldi, datato dal Poleggi entro il 1580), e i due busti marmorei dello stesso Franco Lercari e della moglie Antonia de Marini, datati 1581 e tuttora nel vestibolo al primo piano del palazzo.
Altre opere di architettura e scultura attribuitegli dalle fonti sono la ricostruzione della chiesa di S. Pietro in Banchi (circa 1583), quattro statue per la stessa chiesa tuttora esistenti, la cappella Senarega in S. Lorenzo (che conteneva un tempo anche i "depositi" dei dogi Matteo e Giovanni Senarega, attualmente irreperibili), la cappella di Nostra Signora della Pietà e relative statue per Lorenzo Invrea in S. Siro.
Nel 1587 e 1595 si trovava a Carrara per l'acquisto di marmi; nel 1598, da Genova organizzava l'invio a Palermo di marmo bianco per C. Camilliani (Campori).
Del 1595 è la decorazione della loggia dei Mercanti a Banchi, ove nelle serraglie degli archi sono tuttora "trofei di panoplie di bandiere". Dal 1596 risulta attivo nella seconda fase della costruzione del palazzo Doria Tursi, già Grimaldi.
L'opera del C., in particolare, è presente nelle logge laterali (insieme con quella di Battista Carlone e di Giovanni Battista Orsolino) e nella balaustrata del giardino superiore; e ancora nell'apertura del nicchione a metà dello scalone del palazzo (1596-97), e nell'inserimento della tribuna che i frati della chiesa di S. Francesco permisero nel 1602 al principe Doria per assistere alle funzioni liturgiche, accedendo alla chiesa direttamente dal palazzo (Poleggi, p. 283).
Datata 1599 è la fontana di Nettuno, eseguita in collaborazione con il fratello Giuseppe e il figlio Battista (Merli-Belgrano, p. 70; Kruft-Roth, p. 318) per il giardino del palazzo Doria a Fassolo. Grandiosa, decorata con figure simboliche e motivi classicheggianti, doveva acquistare nel complesso del giardino un notevole effetto scenografico, purtroppo non del tutto mantenuto attualmente, poiché la fontana presenta ora una alterazione delle proporzioni originarie. Un'altra fontana con Nettuno, murale, ma sempre nello stesso complesso della villa a Fassolo, è stata recentemente attribuita al C. da H. W. Kruft e A. Roth.
Il 24 febbr. 1600 il C. promette ai Protettori di S. Giorgio di eseguire la statua marmorea di Giuliano di Negro (Poleggi, p. 290 n. 47), peraltro non reperibile. Di quel periodo è la statua di Giovanni Andrea Doria per la scala esterna del palazzo ducale (decreti del 1601, in F. Sborgi, Il palazzo ducale, Genova 1970, p. 127). Nel 1604-05 realizza una statua di S. Stefano per la porta di città detta dell'Arco (L. C. Forti, Le fortificazioni di Genova, Genova 1971, p. 37). Negli ultimi anni della sua vita il C. doveva essere a capo di una vera e propria bottega e personalmente era occupato più che altro in progetti architettonici come la facciata della chiesa di Nostra Signora della Misericordia a Savona (1606-10).
Il Belloni ipotizza anche che intorno al 1607il C. si sia occupato delle operazioni murarie del coro e della cupola dell'Annunziata del Guastato di Genova, dove opereranno altri membri della famiglia. Secondo il Ceschi (in Genova, XXIV [1944], pp. 1-18) sarebbero del C. i disegni della stessa chiesa pubblicati dal Rubens nella seconda parte della sua ben nota pubblicazione sugli edifici genovesi (ma vedi M. Labò, I palazzi diGenovadi P. P. Rubens…, Genova 1970, p. 250).
Il C. morì a Genova il 25 marzo 1613 e fu sepolto in S. Francesco di Castelletto.
Dalla moglie Geronima Serra ebbe quattro figli maschi, dei quali Giovanni e Giovanni Battista pittori e Bernardo scultore. Ebbe come allievi D. Casella, L. Ferrandina, D. Scorticone. In casa sua abitò per breve tempo Ottavio Ghissoni, pittore e plasticatore senese (Soprani-Ratti, p. 457).
La sua abbondante produzione di scultore rivela una assimilazione del manierismo romano, riecheggiante motivi dei Montorsoli e in particolare di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco, particolarmente evidente nell'uso frequente ed abile dei mascheroni classicheggianti, che sono "una galleria di caratteri" (Poleggi, p. 283). Non ancora abbastanza approfondita dalla critica è l'attività architettonica del Carlone.
Il figlio Bernardo è attivo come scultore a Genova nel sec. XVII. Esegue tabernacoli dorati con incrostazioni marmoree e figure in rilievo per la chiesa del Carmine (tuttora esistente), di S. Maria dei Servi (distrutta), di S. Maria Assunta a Sestri Ponente e di S. Bartolomeo della Certosa a Rivarolo (Marangoni, p. 23). Nel 1633 fu inaugurata la porta della Lanterna con la sua statua della Vergine (attualmente sulla punta del molo Giano: Forti, Le fortificazioni, cit., p. 74). Bernardo fu al servizio del duca Francesco I di Modena dal 1651 al 1656. Forse egli è lo stesso Bernardo da Lugano che nel 1663 fece una statua per il chiostro grande di S. Pietro a Reggio, insieme con un Francesco da Lugano (Campori).
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite…, Genova 1674, pp. 293-96;C.G. Ratti, Istruz. di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura e architettura [1766], Genova 1780, pp. 50, 240, 251, 359;R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittori, scultori ed archit. genovesi, I, Genova 1768, pp. 427-431, 457; II, ibid. 1769, p. 357; M. P.Gauthier, Les plus beaux édifices de la ville de Gênes et de ses environs, Paris 1818-1832, pp. 9, 10, 14;F. Alizeri, Guida artist. per la città di Genova, I, Genova 1846, pp.XIX, LXX, LXXXV, 88, 122, 496, 498; II, ibid. 1847, pp. 295, 299, 407, 412, 476, 418, 816, 1135, 1301; J. D'Oria, La chiesa di S. Matteo, Genova 1860, pp. 106, 319;G. Campori, Mem. biogr. degli scult.… nativi di Carrara…, Modena 1873, p. 300; A. Merli-L. T. Belgrano, Il palazzo del principe D'Oria a Fassolo in Genova, in Atti della Soc. ligure di storia patria, X (1874), pp. 64, 70; F. Alizeri, Guida illustrativa…, Genova 1875, pp. XLIX, 20, 26, 34, 90, 111, 143, 171, 236, 293, 457, 521, 659; Id., Not. dei profess. del disegno in Liguria, dalle origini al sec. XVI, VI, Genova 1880, p. 108; A. Neri, La statua e una medaglia di A. Doria, in Giornale ligustico, XIV (1887), pp. 123 ss.; W. Suida, Genua, Leipzig 1906, pp. 93, 96, 106, 123; M. Marangoni, I Carloni, Firenze 1925, pp. 27 ss.; S. Rebaudi, Le statue dinanzi la facciata del palazzo ducale in Genova, in Atti d. R. Dep. di st. patria per la Liguria, III (1938), p. 217; A. Cappellini, Il palazzo del Governo già Doria Spinola, Genova 1932, p. 10; V. Belloni, L'Annunziata di Genova, Genova 1965, ad Indicem; Catal. delle ville genovesi, Borgo San Dalmazzo 1967, ad Ind.; E. Poleggi, Strada Nuova, una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Genova 1968, adIndicem; P. Torriti, Tesori di Strada Nuova, Genova 1970, p. 73, fig. 70; H. W. Kruft-A. Roth, Ein Brunnen T.C.'s in Genua, in Pantheon, XXVIII (1970), pp. 318-20; G. Alessi e l'architettura del Cinquecento. Atti del convegno… 1974, Genova 1975, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 9 s.; Encicl. Ital., IX, p. 75.