DINI, Taddeo
Nacque a Firenze nel 1283 o nel 1284, da una famiglia appartenente al "popolo" di S. Lorenzo. Le tappe della sua biografia sono scandite dalla carriera all'interno dell'Ordine domenicano, nel quale entrò nel 1300 0 1301 Nel 1305 venne assegnato dal capitolo provinciale di Rieti al convento di Pisa per lo studio "in arte veteri et tractatibus", insieme con un Giovanni Dini, entrato nell'Ordine nel 1304, che molto probabilmente era suo fratello. A Pisa Taddeo e Giovanni Dini seguirono le lezioni di Fino da Barberino, frate dotato di non comune dottrina, assegnato come lettore allo Studio delle arti istituito proprio in quell'anno nella città. Nel 1316 il D. venne inviato allo Studio di Parigi e l'anno dopo fu nominato predicatore generale. Nel 1318 fu assegnato come baccelliere al convento fiorentino di S.Maria Novella; fu poi lettore a Pisa nel 1327 e nel 1330, anno in cui venne nominato procuratore dalle suore domenicane del monastero di S. Croce, per ottenere da fra Guglielmo da Lucina, procuratore generale dell'Ordine e nunzio pontificio in Toscana, l'assoluzione dalle censure nelle quali le suore erano incorse per aver recitato gli uffici divini in tempo di interdetto. Sempre a Pisa venne assegnato come predicatore al convento di S. Caterina dal capitolo di Orvieto del 1331, carica che gli fu confermata nel 1338 dal capitolo di Prato. Nel 1339 fu nuovamente assegnato come predicatore a S.Maria Novella; nel 1340 era lettore a Viterbo.
Dal 1349 al 1355 la sua presenza è documentabile a Firenze; vi si trovava sicuramente nel 1351, quando Galeazzo Visconti minacciò di assedio la città, poiché in coincidenza con questo episodio le fonti registrano l'inizio di una più intensa attività di preghiera che consisteva nel recitare quotidianamente, oltre al normale ufficio, l'intero Salterio di Davide e che fu protratta fino alla sconfitta dei Milanesi. A Firenze si trovava anche nel 1352, quando celebrò il giubileo per i cinquant'anni di professione religiosa.
Il D. morì a Firenze il 22 sett. 1359 e venne sepolto in S. Maria Novella sotto il coro, nella parte destra.
Le fonti sottolineano, oltre a una vita devota e santa e a una scienza vasta e diffusa, l'instancabile attività sermoniale del D.; la notizia del Necrologio, secondo la quale "composuit multa milia sermonum", viene ripresa alla lettera in tutte le biografie. Dotato di una straordinaria capacità inventiva nel comporre, al punto che riusciva più facile a lui dettare che al copista scrivere, era estremamente liberale nel diffondere i suoi sermoni all'interno dell'Ordine, prestandoli o donandoli ai confratelli. Alle attestazioni di grande facondia e fervore la testimonianza della novella del Sacchetti aggiunge la nota di una notevole presenza di spirito e di una sottile ironia: pressato dalle monache del monastero di S. Caterina d'Alessandria ad esibire una falsa reliquia della santa, aggira l'ostacolo con un "motto" che soddisfa tutti quanti gli ascoltatori. Fu grande ammiratore di Giordano da Pisa, del quale ebbe probabilmente modo di ascoltare la predicazione in S. Maria Novella negli anni della sua formazione e del quale faceva circolare la voce secondo la quale "ne sa di più frate Giordano da solo che tutti i frati della provincia insieme" (Chronica, p. 452).
Delle migliaia di sermoni composti, molti dei quali ancora nel Settecento si trovavano a detta dei Sandrini nel convento di S. Maria Novella, non ne rimangono che poche decine, contenute in due manoscritti: a Kremsmunster, ms. 263, ff. 13-63, descritto dallo Schneyer, comprende cinquanta Sermones de tempore; e a Firenze, Bibl. naz., ms.II. VIII. 35, descritto dal Del Corno, comprende 107 Sermones dominicales et festivi. Quest'ultimo codice, ritenuto tradizionalmente autografo, figura nell'inventario dei manoscritti di S. Maria Novella compilato dal Sardi nel 1489 (Firenze, Bibl. naz., F. 6.294, f. 13) come Sermones de tempore et de festis et alii et aliqui sermones fratris Thadei. In effetti il manoscritto, opera di più mani, è un sermonario privato, costituito da materiali probabilmente derivati dalle carte del D. e da sermoni che sicuramente sono di altro autore. In particolare i tre sermoni in volgare presenti nel codice (nn. 32, 33, 34, ff. 56r59v), pubblicati dallo Scoti Bertinelli, sono da attribuirsi a Giordano da Pisa, mentre i sermoni dal go al 104 (ff. 128r-158v) appartengono a Guido di Evreux e Giacomo da Losanna, pure predicatori domenicani. Il sermonario del D. risulta così ridotto a 85 prediche, alcune delle quali sono costituite da un semplice schema del sermone. La Roncière ha rilevato in alcune di esse la presenza di una sensibilità particolare nei confronti del problema della povertà, che distinguerebbe la predicazione del D. da quella dei suoi contemporanei tanto domenicani quanto francescani: l'accenno ai salariati ed al loro sfruttamento, l'allusione alla pratica dell'usura, il tentativo di conferire una dignità spirituale ai poveri in quanto tali e non come oggetto della beneficenza dei ricchi, l'interpretazione letterale della beatitudine loro indirizzata, denunciano un atteggiamento di attenzione nuova e concreta che costituisce un caso pressoché unico nell'attività pastorale di quegli anni.
Il nome del D. figura anche in altri manoscritti, ma la probabilità che si tratti effettivamente di opere sue appare molto scarsa. Si tratta del manoscritto di Firenze, Bibl. naz., 2.IV.121, contenente ai ff. 1-29 il trattato Delle quattro virtù cardinali, volgarizzamento del Breviloquium de virtutibus di Giovanni del Galles; il f. 4r di guardia riporta l'attribuzione del volgarizzamento al D., ma segnala anche che tale attribuzione viene ignorata da Quetif-Echard. Inoltre il manoscritto Vat. Chigi E.VI.198 comprende ai ff. 144-46 un Tractatus de latitudinibus formarum il cui explicit porta il nome magistri tadei de Dinis (P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 480).
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. di S. Maria Novella, Vite dei frati di S. Maria Novella celebri in santità descritte dalp. fr. Domenico M. Sandrini [ms.], pp. 311-12; Chronica antiqua conventus S. Catharinae de Pisis, a cura di F. Bonaini, in Archivo storico italiano, s. 1, VI (1848), 2, pp. 452, 461, 526; Acta capitulorum provincialium provinciae Romanae (1243-1344), a cura di T. Kaeppeli-A. Dondaine, in Monum. Ordinis fratrum praedicatorum Historica, XX (1941), pp. 157, 201, 204, 207, 264, 301, 313, 322; S. Orlandi, Necrologio di S. Maria Novella, Firenze 1955, I, pp. 91-92; II, pp. 527-529, 531; F. Sacchetti, Il Trecentonovelle, a cura di V. Pemicone, Firenze 1946, pp. 132-33; M. Pocciantius, Catalogus script. Florentinorum, Florentiae 1589, p. 163; A. Possevini, Apparatus sacer, III, Venetiis 1606, p. 268; G.M. Piò, Delle vite degli huomini illustri di S. Domenico, II, Pavia 1613, p. 192; A. De Altamura, Bibliothecae dominicanae, Romae 1677, p. 128; J. Quetif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, Paris 1719, p. 647; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 507-508; D.M. Manni, Notizia intorno al beato F. Giordano, in Prediche del beato F. Giordano da Rivalto, Firenze 1738, pp. 27-28; U. Fineschi, Memorie istoriche che possono servire alle vite degli uomini illustri del convento di S. Maria Novella di Firenze dall'anno 1221 al 1320, Firenze 1790, I, p. 306; J. A. Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, a cura di G. C. Galletto, III, Florentiae 1868, p. 515; U. Scoti-Bertinelli, Tre sermoni del trecentista frà T. D., in Frammenti ined. di vita fiorentina, II, Firenze 1906; S. Orlandi, La Biblioteca di S. Maria Novella in Firenze dal sec. XIV al sec. XIX, Firenze 1952, p. 63; Id., Necrologio..., Firenze 1955, I, pp. 493-98; J. B. Schneyer, Wegweiser zu lateinischen Predigtreihen des Mittelalters, München 1955, pp. 308-309; Id., Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters, V, Miinster 1973, pp. 519-23; C. de La Roncière, Pauvres et pauvreté à Florence au XIVe siècle, in Atudes sur l'histoire de la pauvreté, a cura di M. Mollat, Paris 1974, II, pp. 686, 690-91, 733-34; C. Del Corno, Prediche di Giordano da Pisa attribuite a T. D., in Xenia Medii Aevi historiam illustrantia oblata T. Kaeppeli, a cura di R. Creytens-P. Kunzle, Romae 1978, I, pp. 417-443; G. Pomaro, Censimento dei manoscritti della Biblioteca di S. Maria Novella, II, Secolo XV-XVI, in Mem. domenicane, n. s., XIII (1982), p. 337.