GADDI, Taddeo
Nacque nel gennaio 1520 (nel settembre 1519, secondo il Fleury) da Luigi e da Caterina Gomiel, sua prima moglie, presumibilmente a Roma, ove il padre era uno dei "mercatores florentini romanam curiam sequentes".
Dopo aver compiuto studi giuridici, e conseguito la laurea in utroque iure presso l'Università di Padova, il G. mosse i primi passi nella carriera ecclesiastica guidato dallo zio cardinale Niccolò che, nel 1536, rinunziò in suo favore alla commenda sull'abbazia di S. Leonardo di Siponto in Puglia, e poco dopo al beneficio curato della pieve di S. Maria Novella, nel Chianti fiorentino.
Lo stesso Niccolò aveva ceduto al G. fin dal 21 giugno 1535, con il consueto istituto giuridico della "resignatio in favorem", l'arcivescovado di Cosenza, riservando tuttavia a se stesso, data la giovane età del nipote, l'amministrazione dell'arcidiocesi. Tale tutela cessò l'8 apr. 1549. Nel 1537, in conseguenza della rinuncia di Giovanni Della Luna, fu conferita al G. la dignità di arciprete del capitolo della cattedrale fiorentina, cui nel 1546 rinunciò a sua volta a favore del cugino Girolamo. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1542, ereditò il feudo di Riano.
Alla morte dello zio Giovanni Gaddi, decano dei chierici della Camera apostolica, il G. cercò di assumere al suo servizio, ma senza successo, il letterato Annibale Caro, che di Giovanni era stato segretario. Nel 1552 divenne referendario apostolico. Il 15 marzo 1557 fu creato cardinale da Paolo IV con il titolo di S. Silvestro in Campo Marzio; il 16 aprile successivo gli fu data la facoltà di conferire benefici ecclesiastici.
La promozione del G., notoriamente di tendenze filofrancesi, fu favorita dal cambiamento di rotta impresso alla politica pontificia da Paolo IV, soprattutto per influenza del nipote, il cardinale Carlo Carafa. A rendere il G. affidabile in questo senso agli occhi dei Carafa contribuiva in larga misura la tradizione familiare: lo zio Niccolò era stato molto legato alla corte di Francia, da cui aveva ricevuto importanti incarichi, come l'amministrazione della diocesi di Sarlat; nel 1556 il G. stesso aveva poi accettato di accompagnare Carlo Carafa in Francia con un seguito di circa duecentocinquanta persone, del quale facevano parte i capi del fuoruscitismo politico fiorentino.
La familiarità del G. con gli ambienti del fuoruscitismo politico fiorentino non gli impedì tuttavia di essere in buoni rapporti con la corte di Toscana, per la quale ambì a diventare, dopo la morte dello zio cardinale, uno dei referenti privilegiati presso la Curia pontificia e il Collegio dei cardinali. Alla morte di Paolo IV, nell'agosto 1559, egli prese parte al suo primo e unico conclave.
Il conclave doveva protrarsi per oltre quattro mesi, in conseguenza della contrapposizione dei partiti filofrancese e filoimperiale. Un terzo gruppo, capeggiato da Carlo Carafa e di cui anche il G. faceva parte, si proclamava neutrale e si riservava di far convergere i suoi voti ora sul candidato dell'uno ora dell'altro schieramento. Ci furono pertanto molte votazioni senza esito, a causa dei veti incrociati dei due gruppi; durante la votazione del 16 ottobre, una delle tante fatte per prendere tempo, il G. stesso raccolse quattordici voti. Il G. si uniformava docilmente alle decisioni del proprio capo gruppo, ma quando il cardinal Carafa, dopo aver promesso il voto suo e dei suoi al cardinale Ercole Gonzaga, cambiò idea e ordinò di non votarlo, il G., insieme con il cardinal Vitellozzo Vitelli, fu colto da un moto di sdegno e rifiutò di partecipare alla successiva votazione.
Sotto il pontificato di Pio IV il G. fu governatore di Fermo dal 14 genn. 1560 fino alla morte.
Si spense nell'abbazia di S. Leonardo di Siponto (Manfredonia), di cui era abate commendatario, il 22 dic. 1561. Le sue spoglie furono traslate a Firenze, nella cappella di famiglia in S. Maria Novella.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 45, cc. 3, 63, 194; 49, c. 168; 51, c. 492; 53, c. 55; 407, cc. 247 s., 570; A. Caro, Lettere familiari, a cura di A. Greco, I-III, Firenze 1957-61, ad indices; I. Gaddi, Elogiographus scilicet Elogia omnigena, Florentiae 1638, pp. 253 ss.; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 508 s.; S. Salvini, Catalogo cronologico dei canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, p. 85; C. Fleury, Storia ecclesiastica, LIII, Siena 1786, p. 61; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa, IV, Roma 1793, pp. 353 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1928, ad ind.; A. Prosperi, in Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XIX, Paris 1981, coll. 601 s.; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, pp. 35, 183; Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), a cura di C. Weber, Roma 1994, pp. 241, 683.