Pepoli, Taddeo
Figlio di Romeo (v.), contribuì nel corso della prima metà del sec. XIV a consolidare il prestigio familiare e la signoria paterna, ottenendo i pieni poteri su Bologna dal 1337 al 1347.
Taddeo rappresenta nella storia dei P. la generazione che introdusse nella vita familiare, fino allora caratterizzata da interessi esclusivamente fondiari e mercantili, una sensibilità e una mentalità inclini ai valori culturali. Egli stesso ricevette una solida formazione giuridica presso lo Studio bolognese, dove conseguì il titolo di ‛ doctor decretorum ' che seppe esercitare in modo prestigioso. Inoltre, già almeno dal 1313, era giudice in Bologna; nel 1320 per iniziativa paterna gli sarebbe stato pubblicamente conferito dal consiglio generale del popolo il lauro poetico. Tale circostanza è stata collegata da alcuni studiosi, senza peraltro addurre ragioni convincenti, con l'invito rivolto proprio a quei tempi da Giovanni del Virgilio a D. perché si recasse a Bologna a ricevere quell'ambito riconoscimento.
Proprio la fama di Taddeo quale giureconsulto e canonista indusse alcuni fra i primi commentatori trecenteschi della Commedia, come ad esempio Iacopo della Lana, a identificare il Taddeo ricordato da s. Bonaventura nelle sue lodi di s. Domenico (di retro ad Ostïense e a Taddeo, Pd XII 83) col P.; ma da tale identificazione la critica si è generalmente dissociata, sino a rifiutarla in questi ultimi tempi, preferendo ravvisare nel Taddeo dantesco con buoni argomenti (riferimento alla stessa persona in Cv I X 10; rispondenza a Pd XI 4) il medico fiorentino Taddeo Alderotti (v.).
Taddeo, se non è destinato, dunque, a far parte legittimamente del mondo dantesco, come personaggio della Commedia, vi può essere, forse, reintegrato come partecipe del tutto involontario della fortuna dell'Alighieri. A tale riguardo è stato merito di G. Livi l'aver segnalato l'esistenza di tracce lessicali e di movenze poetiche tipicamente dantesche in un documento del 1343, conservato presso l'Archivio di Stato di Bologna: si tratta di una supplica dell'università dei mercanti di seta lucchesi indirizzata nello stesso anno al P., per ottenere protezione e sgravi fiscali dal signore di Bologna.
Bibl. - C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Ravenna 1965³: v. appendice di aggiornamento a c. di E. Chiarini, 529; N. Rodolico, Dal comune alla signoria. Saggio sul governo di Taddeo P. in Bologna, Bologna 1898, 192; G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, ibid. 1918, 262-263; ID., D. e Bologna. Nuovi studi e documenti, ibid. 1921, 26-27; F. Filippini, D. scolaro e maestro (Bologna-Parigi-Ravenna), Ginevra 1929, 36 ss., 180.