UGOLETO, Taddeo
UGOLETO (della Rocca), Taddeo. – Nacque a Parma verso la metà del XV secolo, figlio di Ilario di Giovanni, mastro muratore (sul quale Pezzana, 1837-1859, III, pp. 155 s.). Non si hanno notizie sulla madre.
Compare talvolta in atti anche con il nome della Rocca, che si è tentato di ricondurre alla carica di castellano ricoperta da un cugino di Ilario (Lasagni, 2013, p. 375).
Fu allievo di Giorgio Merula, come ricorda nell’edizione di Plauto, probabilmente a Mantova, dove l’alessandrino risiedette tra 1460 e 1465 (Guareschi, 1993, pp. 281 s.). Fa menzione di questo apprendistato anche Bartolomeo della Fonte nel suo Tadeus vel de locis Persianis, intitolato appunto all’amico (ed. Bartholomei Fontii Tadeus..., in Two Renaissance..., a cura di L. Takács - A. Tuhári, 2015). È presso tale scuola che Ugoleto apprese il greco di cui fece sfoggio nelle annotazioni marginali alla copia del vocabolario di Giovanni Crastoni (Vienna, Österreich Nationalbibliothek, Ink. 10.E.9; Bolonyai, 2011a, e 2011b) ricevuto in dono dal reggiano Paolo Romuleo, altro amico di Merula.
Atti notarili attestano la presenza di Ugoleto a Parma nel 1473-74 (Pezzana, 1837-1859, III, App., pp. 34 s., 77 s.). È in questo periodo che soggiornò presso la casa paterna, dove si trovavano anche il fratello Angelo (v. la voce in questo Dizionario) e lo stampatore lionese Stefano Corallo. Il 6 settembre 1475 venne nominato a leggere pubblicamente grammatica e umanità a Reggio, ove rimase fino al gennaio 1477 (ibid., III, 378 s.; Ciavarella, 1957, pp. 156 s.).
Conclusa l’attività d’insegnamento si trasferì a Buda, dove fu impiegato in qualità di bibliotecario del re d’Ungheria – come afferma nella propria edizione di Ausonio – e di precettore del figlio naturale di Mattia Corvino, Giovanni, come dice la lettera di Severino Calco nell’edizione degli Opuscula di s. Agostino.
Tra la fine del 1487 e l’inizio dell’anno seguente Ugoleto visitò Firenze con il compito di acquistare manoscritti per la biblioteca reale. Qui fece la conoscenza, tra gli altri, di Angelo Poliziano (che lo ricordò nelle Miscellanee, centuria prima, capp. 5, 23, 89, e seconda, capp. 10, 11, 35, a proposito di un Valerio Flacco con annotazioni di Niccolò Niccoli e di un antico Marziale, ora Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 3294, ceduti a Ugoleto da Francesco Sassetti), Marsilio Ficino (Epistolae familiares, IX), Bartolomeo della Fonte (oltre al Tadeus, Takács 2012, Bartholomei Fontii Tadeus..., cit., 2015, cfr. Epistolarum libri, II, 10-11) e Naldo Naldi, che lo dice ispiratore del De laudibus augustae bibliothecae.
I suoi viaggi alla ricerca di manoscritti, ricordando i quali Ugoleto poté dire di aver visto «non solum Italiae, sed fere totius Europae bibliothecas» (nella propria edizione di Plauto), gli permisero di acquisire codici antichi e pregevoli, confluiti nella biblioteca reale e, in parte, nella propria, che fu al suo tempo conosciuta e ricercata. Antonio Bonfini afferma che fu Ugoleto a procurargli il Filostrato da cui trasse la sua traduzione (Budapest, Országos Széchényi Könyivtár, lat., 417, c. 8v). Nel 1488 Ludovico Sforza mandò a chiedere a Giovanni Corvino una copia di Pompeo Festo, che doveva trovarsi completo presso il suo precettore (Ciavarella, 1957, p. 147). L’antico codice proveniente dalla Germania grazie al quale Ugoleto distinse per primo i componimenti di Nemesiano da quelli di Calpurnio è ricordato nei codici Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 636 e Londra, British Library, Harley, 2578 (Ciavarella, 1957, p. 161; Rossi, 1998). Francesco Mario Grapaldo (De partibus aedium, Parma 1516, c. 138v) cita un antico codice di Ovidio di proprietà di Ugoleto. Infine, di un antico codice di Nonio Marcello riportato dalla Germania lo stesso Ugoleto fa menzione nell’edizione di Plauto (nella lettera d’apertura e nell’apparato del Curculio). A tre anni dalla sua morte – nel giugno del 1516 – venne compilato il catalogo della biblioteca, che contava 285 titoli e che fu ceduta in parte ai canonici della fabbrica della cattedrale di Parma, i quali la alienarono non molto dopo (Del Prato, 1904, pp. 36-56). Quando l’11 settembre 1518 la tutela dell’ultimo figlio, Elpidio, poi fattosi gesuita, passò ai cugini di questi, Francesco e Girolamo, venne compilato un elenco di beni di suo possesso, tra i quali spiccano trentasei libri e una ricca collezione di medaglie (Lasagni, 2013, pp. 433 s.).
A seguito della morte di Mattia Corvino (6 aprile 1490) Ugoleto fece ritorno in Italia. Testimonianze dell’affetto di Ugoleto per il re d’Ungheria e della delusione delle speranze di molti letterati italiani per la sua morte si leggono in una lettera indirizzata a Ugoleto da Pontico Virunio (Sylvae, Pesaro 1513; ed. in Ciavarella, 1957, p. 160). Rientrato a Parma, non morì di lì a poco in povertà come vuole Pierio Valeriano (De infelicitate literatorum, II). Il 26 agosto 1491 sottoscrisse con il fratello Angelo e con Giacomo Burali un accordo quinquennale per l’avviamento di un’attività libraria. L’atto include anche il catalogo dei 241 titoli, per oltre 2000 volumi, forniti dai due fratelli alla società (Battioni, 1986; Martani, 1995, pp. 222-231). Inoltre, sul finire del 1492, Ugoleto era stipendiato prima per commentare Tito Livio nel convento dei canonici lateranensi di San Sepolcro, poi per leggere pubblicamente umanità in città, impiego che mantenne fino alla fine del 1494 (rispettivamente Lasagni, 2013, p. 395, e Pezzana 1837-1859, V, p. 195).
Al principio del 1493 risalirebbe un nuovo viaggio di Ugoleto in Ungheria, chiamato dal re Ladislao Jagellone, che gli impedì di includere nell’edizione di Claudiano anche i componimenti attribuiti a Claudiano Mamerto (edizione, in cui è narrato il fatto, terminata nell’aprile di quell’anno).
Il 18 gennaio 1495 fu rogato il contratto di matrimonio tra Ugoleto e Camilla di Rinaldo Capelluto, dalla quale unione nacquero sette figli, cinque femmine e due maschi. A questi vanno aggiunti altri tre figli di primo letto della moglie e due figli naturali di Ugoleto, un maschio e una femmina, nati da Anna Cavallari (Lasagni, 2013, p. 379).
Ugoleto fu eletto tra gli anziani di Parma nel 1503, 1505, 1508 e 1509; il 1° agosto 1504 avrebbe conseguito, in età insolitamente tarda, la patente di notaio (ibid., p. 380). Nel 1511 era ancora stipendiato per letture pubbliche, metà dell’onere delle quali ricadeva sulla fabbrica del duomo (Affò, 1791, p. 116, n. 3).
Morì tra il marzo e il settembre del 1513 (Lasagni, 2013, p. 380).
Diversi contemporanei ricordano Ugoleto come oratore e poeta, ma nulla ce ne rimane, se non la notizia che nel 1511 fu incaricato con Giorgio Anselmi Nipote e Francesco Mario Grapaldo di comporre epigrammi in occasione della visita a Parma del generale carmelitano Battista Mantovano. Nell’Ausonio Ugoleto fa cenno alle congetture filologiche che aveva preso a raccogliere fin dal tempo in cui era presso Mattia Corvino, che chiama Ecglogae e che ben potrebbero identificarsi con quella raccolta di annotazioni ricordata da Angelo Maria Edoari (Compendio copiosissimo de l’origine, antichità, successo et nobiltà de la città di Parma, terminato nel 1573: Parma, Biblioteca Palatina, Parm., 1193/2), in cui si racconta come l’opera fosse stata ceduta al cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III e dal 1509 vescovo di Parma) e mai da questi restituita. Sempre nell’Ausonio è un esempio delle note che dovevano essere ivi raccolte, a proposito di un passo pliniano riscontrato «in pervetere codice», forse da associarsi a quelle emendazioni pliniane comunicate da Ugoleto a Benedetto Giovio di cui Antonio Giuseppe della Torre di Rezzonico diede notizia a Ireneo Affò (1781, pp. 39 s.).
Gran parte di ciò che ci resta del suo lavoro sono le edizioni di classici curate al ritorno dall’Ungheria per i tipi del fratello Angelo (a eccezione del Plauto, stampato dal figlio di questi, Francesco, in società con Ottaviano Saladi): gli Opuscola di Agostino, princeps di diversi scritti del santo, emendati su richiesta del priore di San Sepolcro Corrado Eusebio (Parma 1491, IGI, 1018); le Bucolicae di Calpurnio e Nemesiano, con la prima attribuzione al secondo di una parte dei componimenti tràditi sotto il nome del primo (Parma s.d., datata da Luigi Balsamo tra il giugno del 1492 e l’inizio del 1493, IGI, 2376); Claudiano, in cui è la princeps dei Carmina minora (Parma 1493, IGI, 3004); la prima edizione delle pseudo-quintilianee Declamationes minores, attribuite da Ugoleto all’omonimo avo del celebre retore e introdotte da una lettera ad Anselmi (Parma 1494, IGI, 8257); un’edizione di Ausonio con diverse aggiunte alla precedente di Giulio Emilio Ferrari, introdotta da una lettera di Ugoleto al medico Lazzaro Cassola (Parma 1499, IGI, 1101); un’edizione commentata delle commedie plautine in risposta a quella di Pilade Broccardo (Brescia 1506), ai cui scolii venivano aggiunti quelli di Ugoleto e Grapaldo e gli epifillidi di Anselmi, oltre a una lettera di Ugoleto al giurista Giovanni Lucino Arnuzio (Parma 1510).
Oltre a quelle sopra citate, restano di Ugoleto tre lettere indirizzate a Mattia Corvino riguardanti l’acquisto di codici, pubblicate senza data da Peter Alcantara Budik nel 1839 (pp. 31-42, poi anche in Ciavarella, 1957, p. 158). Rimane, infine, uno stralcio di una sua lettera al chierico parmense Pellegrino Postumo Lottici sulla questione dei presunti traduttori di Esopo, Romolo e Salone da Parma, pubblicata in apertura dell’edizione delle Favole (Parma 1514).
Una medaglia con la sua effigie è nel Museum Mazzuchellianum (I, Venezia 1761, pp. 136 s. e tav. XXIX, riprodotta anche in Affò, 1781) e c’è chi ha voluto riconoscere Ugoleto in uno dei personaggi rappresentati nel frontespizio di New York, Morgan Library, ms. M 96 (c. 2r; cfr. Csapodi - Csapodi-Gardonyi, 1969, p. 188).
Fonti e Bibl.: Bartholomei Fontii Tadeus vel de locis persianis, in Two Renaissance commentaries on Persius: Bartholomaeus Fontius’ and Ioannes Britannicus’ commentaries on Persius, a cura di L. Takács - A. Tuhári, Piliscsaba-Budapest 2015, pp. 89-98.
I. Affò, Memorie di T. U., Parma 1781; Id., T. U., in Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, III, Parma 1791, pp. 105-124; A. Pezzana, T. U., in Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte dal padre Ireneo Affò e continuate da Angelo Pezzana, VI, 2, Parma 1827, pp. 382-388; Id., Storia della città di Parma continuata, I-V, Parma 1837-1859; P.A. Budik, Entstehung und Verfall der berühmten von König Matthias Corvinus Gestifteten Bibliothek zu Ofen: ein Beitrag zur Literaturgeschichte, in Jahrbücher der Literatur, LXXXVIII (1839), pp. 37-56; A. Del Prato, Librai e biblioteche parmensi del secolo XV, in Archivio storico per le provincie parmensi, n.s., IV (1904), pp. 1-56; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia (IGI), I-VI, Roma 1943-1981; F. Rizzi, Un umanista ignorato, in Aurea Parma, I-II (1953), pp. 1-17, 79-90; A. Ciavarella, Un editore e umanista filologo: T. U. detto Della Rocca, in Archivio storico per le province parmensi, s. 4, IX (1957), pp. 133-173; C. Csapodi - K. Csapodi-Gardonyi, Bibliotheca Corviniana. Die Bibliothek des Königs Matthias Corvinus von Ungarn, München-Berlin 1969; L. Balsamo, Editoria e umanesimo a Parma fra Quattro e Cinquecento, in Parma e l’umanesimo italiano. Atti del Convegno internazionale..., Parma… 1984, a cura di P. Medioli Masotti, Padova 1986, pp. 77-95; G. Battioni, Per la storia della cultura Parmense in età sforzesca: l’inventario-catalogo di una libreria cittadina del 1491, in Archivio storico per le province parmensi, XXXVIII (1986), pp. 453-468; L. Guareschi, T. U. e l’umanesimo milanese, in Bollettino del Museo Bodoniano di Parma, VII (1993), pp. 279-289; Id., L’Ungheria e l’Umanesimo italiano. Due note su T. U., ibid., VIII (1994), pp. 183-200; M. Martani, Librerie a Parma nella seconda metà del XV secolo, in La Bibliofilia, XCVII (1995), 3, pp. 211-244; A. Rossi, Angelio umanista e editor, in Echi di memoria. Scritti di varia filologia, critica e linguistica in ricordo di Giorgio Chiarini, a cura di G. Chiappini, Firenze 1998, pp. 159-195; G. Bolonyai, Lapszéli jegyzetek T. U. szótárában, in Antik Tanulmányok, LV (2011a), pp. 197-246; Id., T. U-’s marginal notes on his brand-new Crastonus Dictionary, in Matthias Corvinus und seine Zeit. Europa am Übergang vom Mittelalter zur Neuzeit zwischen Wien und Konstantinopel. Veröffentlichungen zur Byzanzforschung, Wien 2011b, pp. 119-154; L. Takács, Megjegyzések Bartolomeo Fonzio Tadeus vel de locis Persianis című művének szöveg-történetéhez, in Convivium Pajorin Klára 70. Születésnapjára, a cura di E. Békés - E. Tegyey, Debrecen-Budapest 2012, pp. 215-222; R. Lasagni, L’arte tipografica in Parma, I, Da Portilia agli Ugoleto (1471-1528), Parma 2013.