TADONE
– Anno di nascita e provenienza non sono noti: apparteneva probabilmente a una stirpe di origine italica o longobarda, come dimostra la grafia delle sottoscrizioni autografe apposte in due documenti di S. Ambrogio del 15 marzo 848 (Chartae latinae Antiquiores..., a cura di M. Maniaci, 2015, pp. 149-155 nn. 39-40) in cui Tadone è suddiacono della Chiesa milanese.
La transazione dell’848 coinvolgeva Franchi e Alamanni di un certo rilievo politico, vassalli del conte di Milano Alberico. Questi legami ‘transalpini’ ebbero un peso decisivo nell’elezione di Tadone ad arcivescovo di Milano (novembre dell’860, dopo quasi un anno di sedevacanza per la morte di Angilberto II il 13 dicembre 859, secondo i più tardi Catalogi degli arcivescovi di Milano).
Il pontificato di Tadone si caratterizzò per un notevole equilibrio di rapporti tra la Chiesa ambrosiana, il papato e l’impero, attestato dalle fonti contemporanee e dalla sua fama postuma nelle cronache tardomedievali milanesi che ne elogiano la sapienza («Tado dictus sapiens»: Savio, 1908, p. 91) e che ricordano la fitta corrispondenza con il pontefice («huic papa Nicholaus multa scripsit»: Chronicon extravagans..., a cura di A. Ceruti, 1869, p. 128).
A Niccolò I Tadone chiese (tra l’861 e l’867) indicazioni sulla penitenza da assegnare per gli assassini dei preti, per l’omicidio preterintenzionale commesso da un chierico, per le relazioni incestuose con una cugina (Nicolai I papae Epistolae, a cura di E. Perels, 1925, pp. 665 n. 148, 666 nn. 149-150). Le risposte date dal papa filtrarono nel Decretum di Ivo di Chartres e nella Collectio trium partium; non sembra invece indirizzata a Tadone la lettera di Niccolò I che proibiva di venerare come santi i corpi trovati incorrotti in mancanza di indicazioni precise sull’identità del defunto (Nicolai I papae Epistolae, cit., pp. 666 s. n. 151). Grazie ai rapporti con il papa Tadone mantenne una posizione di prestigio tra i metropoliti dell’impero, chiamati a deliberare su questioni gravide di implicazioni. La prima riguardava la controversia tra Incmaro, arcivescovo di Reims, e il suo suffraganeo Rotado di Soissons (Concilia aevi karolini 860-874, a cura di W. Hartmann, 1998, pp. 123-126 n. 11). Nell’862-863, con Teutgaudo di Treviri, Guntario di Colonia, Hartwig di Besançon e Rotlando di Arles, Tadone invitò per lettera i confratelli vescovi e arcivescovi appartenenti ai domini dell’imperatore Ludovico II a un sinodo dove sarebbe stata giudicata la controversia.
Forse il concilio non si svolse, ma le decretali Pseudoisidoriane (che Rotado aveva portato dalla Francia a Roma per giustificare la sua posizione) da allora circolarono anche nelle biblioteche dei capitoli cattedrali dell’Italia settentrionale (Fuhrmann, 1972-1974, I, pp. 225-228, II, pp. 254-270; Id., 2001, pp. 182 s., 190) e consentirono a Tadone di rinsaldare su nuove basi teoriche il primato ecclesiastico e politico di Milano, nel dibattito sulla dignità delle sedi primaziali: nell’ottobre dell’863, infatti, Tadone sottoscrisse come Mediolanensis primas gli atti di un concilio provinciale.
La seconda questione che coinvolse Tadone tra l’860 e l’865 fu il divorzio di Lotario II da Teutberga in favore della concubina Gualdrada e lo scandalo causato dalla fuga di Ingeltrude, figlia del conte Matfrido di Orléans e moglie del conte milanese Bosone. Secondo Incmaro di Reims, il diritto canonico imponeva che fosse l’arcivescovo di Milano (ove il matrimonio era stato celebrato e il marito viveva), e non Guntario di Colonia (come voleva Lotario II), a giudicare il caso di Ingeltrude (autunno dell’860; Hincmari archiepiscopi Remensis Epistolae, I, a cura di E. Perels, 1939, pp. 81-87 n. 135).
Tadone chiese al papa di rinnovare l’anatema contro Ingeltrude che lui stesso e i suoi suffraganei avevano sanzionato riuniti in concilio (Nicolai I papae Epistolae, cit., pp. 284-286 n. 18, pp. 340-351 n. 53), ma non partecipò personalmente ai lavori del Concilio di Metz (giugno dell’863), ove i due casi di Ingeltrude e Teutberga (collegati a causa dei legami di parentela tra la regina e il conte Bosone) vennero trattati insieme sotto la regia di Aganone, vescovo di Bergamo. Quando il papa esaminò gli atti di Metz, giudicò illecito l’intervento di Teutgaudo, Guntario e Aganone e il 30 ottobre 863 depose e scomunicò i due arcivescovi tedeschi.
Tadone assunse un ruolo di mediatore. Il 18-25 febbraio 865 presiedette a Pavia (con gli arcivescovi di Arles e di Embrun, alla presenza di Ludovico II) un sinodo che riesaminò la posizione di Guntario (che stava tornando in Germania da Roma); e intercedette poi presso il papa per l’arcivescovo di Colonia.
La lettera da lui inviata nell’occasione al papa è tràdita solo da un fascicolo aggiunto al manoscritto Köln, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibliothek 117, cc. 96r-97r, insieme a un piccolo dossier costruito da Guntario per difendersi e che avrebbe dovuto essere diffuso in tutto l’episcopato franco (Furhmann, 1958). Guntario incentrò dunque la sua strategia difensiva sul ruolo giocato da Tadone, dimostrando indirettamente il largo prestigio di cui l’arcivescovo di Milano godeva nel delicato equilibrio tra le forze in campo. In un’altra questione Tadone scelse di prescindere dalla posizione del papa, sollecitando Soffredo vescovo di Piacenza (circa 840-869) a rinunciare alla carica in favore del nipote Paolo, senza informare il metropolita ravennate Giovanni VIII, difeso da Niccolò I, che ordinò pertanto la restituzione della sede al titolare Soffredo (Nicolai I papae Epistolae, cit., pp. 638 s. n. 120; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, 1862, pp. 163, 171). Ma nella missiva in cui informava Ludovico II della questione Niccolò scelse di usare un tono conciliante che salvaguardava il prestigio dell’arcivescovo di Milano, complici i pessimi rapporti esistenti tra Roma e Giovanni VIII di Ravenna.
Il legame di Tadone con i Carolingi e le sue doti di abile diplomatico emersero ancora nel momento critico dei negoziati tra Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, dopo l’incontro di Tusey (febbraio dell’865) che minacciò la stabilità dei domini imperiali. Nella primavera dell’865 Tadone si recò quindi a Roma con compiti di mediazione insieme al conte Liutfredo, figlio di Ugo conte di Tours e zio di Lotario II (che ancora aspirava al divorzio e si era accostato a Ludovico II contro i due fratelli). Il papa scrisse una lettera a Ludovico il Germanico e a Carlo il Calvo sul mantenimento della pace e dell’ordine e rimise la questione al messo Arsenio di Orte.
Pochi mesi dopo (febbraio dell’866) il problema si riaprì: Guntario continuò a opporsi alle disposizioni papali e Gualdrada fu di nuovo scomunicata. Ma la missione romana ebbe importanti conseguenze culturali, e rivela la vivacità dell’ambiente milanese, oltre al prestigio di Tadone. Un maestro irlandese del circolo di Sedulio Scoto (uno di quelli che si spostavano al seguito dei prelati carolingi e che, dopo il sinodo di Pavia, forse si stabilirono a Milano, presso S. Ambrogio: Staubach, 1986; Gavinelli, 1988; Tessera, 2018), scrisse tre carmi in suo onore, facendo riferimento al viaggio a Roma con Liutfredo (ms. Bern, Burgerbibliothek 363, cc. 194v-197v, una miscellanea di testi classici a uso scolastico ricca di annotazioni marginali, che contiene anche testi per Liutfredo e per il vescovo Soffredo di Piacenza). Nel poemetto Desere corda, dolor (Poetae latini..., 1896, pp. 236 s. nn. III, VII) si celebra il ritorno in patria del presule, protettore dei dotti irlandesi, fautore di una pace duratura e atteso da Ambrogio nella sua città. Forse (ma la data è controversa e potrebbe risalire all’epoca di Angilberto II) in questi anni fu anche riscritta a Milano la vita di Ambrogio, il De vita et meritis sancti Ambrosii. In effetti Tadone proseguì il programma di Angilberto II incentrato sul rinnovamento del culto di Ambrogio. Fu suo corrispondente (ma il manoscritto, che trasmetteva le lettere di Rabano Mauro, è perduto) un abate di Fulda, Thioto (856-869), desideroso di rinnovare l’unione di preghiera tra il suo monastero e la Chiesa di Milano come già ai tempi di Hatto di Fulda (842-856) e di Angilberto II nel nome dei santi Bonifacio e Ambrogio (Appendix ad Hrabanum, III, a cura di E. Dümmler - K. Hampe, 1898-1899, p. 532).
Sul piano pastorale e disciplinare Tadone fu attento, anche se le testimonianze sono poche. Riformò il clero decumano milanese, incaricato della cura d’anime e dell’amministrazione delle basiliche cittadine, affidate a presbiteri officiales (attestati dal dicembre dell’864). Nell’ottobre dell’863 aveva indetto in Milano un concilio provinciale; riprendendo la tradizione dei capitolari italici dedicati alle materie ecclesiastiche, si occupò delle pievi, dello stato giuridico degli xenodochi e della disciplina clericale (in continuità con Angilberto; per il testo dei 14 capitula approvati, cfr. Novara, Biblioteca Capitolare, ms. XXX, cc. 281r-282r; Mordek, 1995, pp. 395-399). Sostenne inoltre Pietro II abate di S. Ambrogio, impegnato nell’amministrazione e nella difesa delle proprietà del suo cenobio. Non a caso fu collocato all’epoca di Tadone il privilegio dell’866 (falso integrale o interpolazione del XII secolo, durante i processi contro i canonici santambrosiani) che difendeva i diritti del cenobio sugli ulivi di Limonta (Il Museo diplomatico dell’Archivio di Stato di Milano, a cura di A.F. Natale, s.d. [ma 1971], I, 2, n. 118; Zagni, 1977, pp. 13-15).
Esibito dai monaci durante il processo del 1143-44, il privilegio di Tadone rivendicava, oltre agli uliveti di Limonta, numerosi privilegi sulla basilica che dimostravano la preminenza del collegio monastico su quello canonicale, in particolare la dipendenza dal monastero dei preti che officiavano la basilica. Il privilegio fu contestato come falso dal collegio dei canonici di S. Ambrogio già durante i processi del XII secolo (Biscaro, 1904, pp. 338-340; Natale, 1948-1949).
Secondo i Catalogi arcivescovili Tadone morì il 26 maggio 868 e fu sepolto, come quasi tutti gli arcivescovi di Milano del IX secolo, nella basilica di S. Ambrogio (Savio, 1913, pp. 38 s.).
Fonti e Bibl.: Bern, Burgerbibliothek, 363, cc. 194v-197r; Köln, Erzbischöfliche Diözesan- und Dombibliothek, 117, cc. 96r-97r; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1862, pp. 163, 171; Chronicon extravagans et Chronicon maius auctore Galvaneo Flamma, a cura di A. Ceruti, Augustae Taurinorum 1869, p. 128; Annales Bertiniani auctore Hincmaro, in Annales Bertiniani, a cura di G. Waitz, Hannoverae 1883, p. 64; Poetae latini aevi Karolini, III, a cura di L. Traube, Berolini 1896, pp. 232-234 nn. III, 1-2, 236 s. n. III, VII; Appendix ad Hrabanum. Epistolarum Fuldensium fragmenta, in MGH, Epistolae, V, Epistolae karolini aevi, III, a cura di E. Dümmler - K. Hampe, Berlin 1898-1899, p. 532; Nicolai I papae Epistolae, a cura di E. Perels, in MGH, Epistolae, VI, Epistolae karolini aevi, IV, Berolini 1925, pp. 284-286 n. 18, 340-351 n. 53, 638 s. n. 120, 665-667 nn. 148-151; Hincmari archiepiscopi Remensis Epistolae, I, a cura di E. Perels, in MGH, Epistolae karolini aevi, IV, Epistolae VIII, Berlin 1939, pp. 81-87 n. 135; Il Museo diplomatico dell’Archivio di Stato di Milano, a cura di A.F. Natale, Milano s.d. (ma 1971), I, 1, nn. 82-83, I, 2, n. 118; MGH, Concilia, IV, Concilia aevi karolini 860-874, a cura di W. Hartmann, Hannover 1998, pp. 123-126 n. 11, 159 s. n. 17, 188-197 n. 21; Chartae latinae Antiquiores, Ninth Century, XCIV: Italy LXVI, Milano II, a cura di M. Maniaci, Dietikon-Zürich 2015, pp. 149-155 nn. 39-40.
G. Giulini, Memorie spettanti alla storia [...] della città e campagna di Milano ne’ secoli bassi, Milano 1854-1857, I, pp. 228-253, VII, pp. 16, 341; F. Maassen, Eine Mailänder Synode vom Jahre 863, in Sitzungberichte der philosophisch-historischen Klasse der Kaiserlichen Akademie der Wissenschaften, XLIX (1865), pp. 306-310; G. Biscaro, Note e documenti santambrosiani, in Archivio storico lombardo, s. 4, XXXI (1904), 2, pp. 338-340; F. Savio, La ‘Chronica archiepiscoporum Mediolanensium’ citata e adoperata da Galvano Fiamma, in Rivista di scienze storiche, VI (1908), 2, p. 91; Id., Gli antichi vescovi d’Italia descritti per regioni dalle origini al 1300. La Lombardia, I, Milano, Firenze 1913, pp. 38 s., 326-331; E. Perels, Propagandatechnik im IX. Jahrhundert. Ein Original-aktenstück für Erzbischof Gunthar von Köln, in Archiv für Urkundenforschung, XV (1938), pp. 423-425; A.F. Natale, Falsificazioni e cultura storica e diplomatistica in pergamene santambrosiane del principio del secolo XIII, in Archivio storico lombardo, s. 8, LXXV-LXXVI (1948-1949), 1, pp. 25-42; H. Fuhrmann, Eine im Original erhaltene Propagandaschrift des Erzbischof Gunthar von Köln, in Archiv für Diplomatik, IV (1958), pp. 1-51; Id., Einfluß und Verbreitung der pseudoisidorischen Fälschungen. Von ihrem Auftauchen bis in die neuere Zeit, I-III, Stuttgart 1972-1974, I, pp. 225-228, II, pp. 254-270; L. Zagni, Gli atti arcivescovili milanesi dei secoli VIII-IX, in Studi di storia medievale e di diplomatica, II (1977), pp. 5-45 (in partic. pp. 13-15, 27 s.); A. Ambrosioni, Gli arcivescovi nella vita di Milano, in Milano e i milanesi prima del Mille (VIII-X secolo). Atti del X Congresso..., Milano... 1983, Spoleto 1986, pp. 85-118 (in partic. pp. 104, 107); F. Staubach, Sedulius Scottus und die Gedichte des Codex Bernensis 363, in Frühmittelalterliche Studien, XX (1986), pp. 549-598; S. Gavinelli, Irlandesi, libri biblici greco-latini e il monastero di S. Ambrogio in età carolingia, in Il monastero di S. Ambrogio. Convegno di studi nel XII centenario: 784-1984, ...1984, Milano 1988, pp. 350-360; W. Hartmann, Die Synoden der Karolingerzeit im Frankreich und Italien, Paderborn 1989, pp. 297 s.; A. Maio, T., in Dizionario della Chiesa Ambrosiana, VI, Milano 1993, pp. 3627 s.; H. Mordek, Bibliotheca capitularium regum Francorum manuscripta, München 1995, pp. 395-399; P. Tomea, Ambrogio e i suoi fratelli. Note di agiografia milanese altomedievale, in Filologia mediolatina, V (1998), pp. 149-232; F. Bougard, Niccolò I, santo, in Enciclopedia dei papi, II, Roma 2000, pp. 12-16; H. Fuhrmann, The Pseudo-Isidorian Forgeries, in Papal letters in the Early Middle Ages, a cura di D. Jaspert - H. Fuhrmann, Washington D.C. 2001, pp. 182 s., 190; M.R. Tessera, Milano, gli irlandesi e l’impero carolingio nel IX secolo: intrecci politici e culturali intorno al divorzio di Lotario II, in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge, CXXX (2018), 1, pp. 245-259.