KŌNO, Taeko
Scrittrice giapponese, nata a Ōsaka il 30 aprile 1926. Attratta dal lato decadente e demoniaco di alcuni scrittori quali Izumi Kyōka o Tanizaki Jun'ichirō, ma affascinata anche dalla spiritualità delle poesie di E. Brontë, ha raggiunto il primo esito di successo con Yōjigari (1961, A caccia di bambini), in cui affronta temi scottanti: l'avversione ossessiva della protagonista per il proprio sesso, i rapporti sadomasochistici che la legano all'uomo, la particolare e ambigua attrazione per i bambini. In Saigo no toki (1966, Gli ultimi istanti), fatti banali e quotidiani si innestano sullo straordinario evento iniziale: l'annuncio di dover morire dopo poche ore che la protagonista riceve da una voce non identificata; ciò la porta a programmare con una sorta di frenetica e minuziosa precisione i suoi ultimi istanti e a riconsiderare il proprio ruolo all'interno del rapporto col marito. Nella narrativa di K., sogno e fantasia si mescolano alla realtà più banale e la presenza di elementi perversi e crudeli spesso non è che un riflesso della coscienza dei personaggi. Il rischio di cadere nel melodramma e nel sensazionale viene evitato grazie a una scrittura sorvegliata e rigorosa.
Al limite del macabro si colloca Fui no koe (1968, Una voce improvvisa), dove una donna è spinta a uccidere dalla misteriosa presenza del padre morto. Kaiten tobira (1970, La porta girevole) e Hone no niku (1971, La carne) sono incentrati sulla coscienza critica delle protagoniste nei confronti del ruolo assegnato loro dalla società tradizionale. L'erotismo è la nota dominante anche di Miira tori ryōkitan (1991, Strana storia di un cacciatore di mummie), uno dei suoi romanzi più discussi e apprezzati, ambientato nel corso della Seconda guerra mondiale, in cui la tragedia dei due protagonisti procede di pari passo con quella del Giappone.