Termine filosofico introdotto da G. Leibniz per indicare l’atto riflessivo attraverso cui l’uomo diviene consapevole delle sue percezioni, che di per sé possono anche rimanere inavvertite; l’a. è dunque il fondamento ultimo della coscienza e dell’io. I. Kant chiamò a. l’autocoscienza e a. pura (o originaria) quell’‘Io penso’ che «deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni», costituendo «l’unità ...
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noesi
Dal gr. νόησις, der. di νοέω «penso». Atto dell’intelletto (gr. νοῦς) o conoscenza intellettiva che Aristotele (in quanto essa è «appercezione unitaria dell’essenza», o, in altri termini, sapere [...] intuitivo, apprensione mediata di un «noema» o «concetto») distingue dal sapere discorsivo (gr. διάυοια) che compone e dispone i noemi nei giudizi e nelle argomentazioni. La νόησις quindi è il presupposto ...
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Madinier, Gabriel
Filosofo francese (Lione 1895- ivi 1958). Insegnò nell’univ. di Lione (1944-58). La sua «filosofia riflessiva», che si inserisce nel solco dell’insegnamento di Maine de Biran, ponendo [...] , sottolinea il significato e il ruolo del movimento e del gesto nella presa di coscienza dell’individuo: l’appercezione interna, infatti, non raggiunge direttamente l’Io, ma lo apprende soltanto regredendo al livello delle oggettivazioni che l ...
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. Parola greca (ἀπόδειξις), significante "dimostrazione", divenuta termine tecnico nella dottrina aristotelica della conoscenza, per indicare il rigoroso processo di prova della validità d'una singola [...] in quanto si conforma come giudizio, sdoppiamento in un soggetto e in un predicato, e si distingue quindi dall'appercezione unitaria e immediata del νοῦς, l'intelletto), che è quella del sillogismo, onde la conclusione è dedotta necessariamente dalle ...
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Inconscio
CCesare L. Musatti e Enzo Funari
di Cesare L. Musatti e Enzo Funari
Inconscio
sommario: 1. Via metafisica e via psicologica al concetto di inconscio. 2. L'epoca dell'ipnosi. 3. Ipnosi e isteria. [...] anzi, nella enorme maggioranza delle infinite monadi esistenti, tutte le percezioni sono oscure: ‟piccole percezioni senza appercezione", e cioè senza coscienza. Pochissime monadi, in rari periodi della loro esistenza, acquistano un sia pur limitato ...
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La facoltà, propria dello spirito, o pensiero, di intendere le idee o di formare i concetti, o il potere conoscitivo della mente (contrapposta alla sensibilità, alla volontà ecc.). L’uso filosofico del [...] come νόησις la più alta forma del conoscere, apre la via alla concezione aristotelica della νόησις, come suprema forma di appercezione del reale. D’altra parte, nel De anima aristotelico compare la distinzione dell’«i. per cui [l’anima] diviene tutto ...
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Concetto presente nella Critica della ragion pura (➔) (1781) di Kant. Il termine, desunto dal linguaggio giuridico, viene adoperato allo scopo di spiegare con quale pretesa di legittimità i concetti puri [...] i giudizi di esperienza; che tali giudizi presuppongono un fattore unitario: e che questo fattore unitario è l’appercezione (➔), ossia l’unità oggettiva dell’autocoscienza (➔). Ne consegue che la forma logica – in senso trascendentale – di tutti i ...
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Psicologo e filosofo (Berlino 1871 - Poughkeepsie, New York, 1938). Studiò a Berlino, dove ebbe come maestro H. Ebbinghaus; insegnò dal 1897 a Breslavia, nel 1906 fondò a Berlino (in collab. con O. Lippmann) [...] del Nord), dove si trovava allora W. McDougall, e vi rimase fino alla morte. A un primo studio sull'appercezione del mutamento fecero seguito una serie di ricerche, spesso pionieristiche, estese ai varî settori della psicologia, dalla psicologia ...
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Consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori.
Diritto
Libertà di c. Diritto di sentire [...] durevolmente la speculazione post-cartesiana, né l’impostazione mutò sostanzialmente con G.W. Leibniz, nonostante la distinzione tra l’ appercezione, che implica sempre la c., e la percezione, grado inferiore di conoscenza, in cui si può anche non ...
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Termine che indica, se usato in senso generico, la coscienza che l’io ha di sé stesso. In senso proprio, relativamente cioè al contesto del linguaggio idealistico in cui il termine ha trovato la più larga [...] sé l’Io puro quale condizione trascendentale del conoscere. Da questo punto di vista l’a. si identifica con l’appercezione (➔), ossia con l’attività dell’Io puro, che «deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni», costituendo in tal modo l ...
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appercezione
appercezióne s. f. [dal fr. aperception, der. di apercevoir «percepire» (che a sua volta è der. di percevoir, dal lat. percipĕre «percepire»)]. – In filosofia, termine introdotto da Leibniz per indicare la percezione di una percezione,...