TAGIKISTAN.
– Demografia e geografia economica. Storia.
Demografia e geografia economica di Michele Castelnovi. – Stato interno dell’Asia centrale, il T. si esten de in gran parte su alte montagne (142.550 km2), con 8.408.947 ab. (secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) distribuiti in maniera molto disomogenea, dato che la parte orientale è occupata dalle montagne del Pamir. La capitale, Dušanbe, conta più di 725.000 ab., mentre nel 1991 erano 582.400. Un’altra città importante è Hudzand, popolata da uzbeki, fortemente colpita dai conflitti e dall’emigrazione (è scesa da 164.500 ab. del 1991 a 162.000), capoluogo della fertile valle del Fergana, che costituisce il 75% del territorio coltivabile e fornisce due terzi della produzione industriale dell’intero T., pur ospitando solo un terzo della popolazione totale; è quasi circondata da territorio uzbeco lungo il percorso del fiume Syrdar’ja, che scorre prima nel Kirghizistan e poi nel Kazakistan.
La forma dei confini del T. è frutto di un’elaborazione a tavolino, effettuata da Stalin nel 1929. Rilevanti comunità di etnia tagika vivono nell’Afghānistān settentrionale (6 milioni, pari a quasi il 25% della popolazione totale); poi in Russia, oltre che nei Paesi confinanti (più di un milione in Uzbekistan, concentrati a Samarcanda e Buhara). Nel Paese, l’etnia tagika (quasi il 65%, con lingua di ceppo persiano) convive con uzbeki (26%, concentrati nella valle del Fergana), russi (3,5%), tatari (1,4%) e kirghisi (1,3%). A Sud il T. presenta un lungo confine con l’Afghānistān, spesso indicato come luogo per il traffico di stupefacenti. L’alta catena dell’Hindukush afghano separa il T. dal Pakistan. A Est, il T. confina con la Cina, ma mancano infrastrutture logistiche (il valico principale, Passo Qolma, è a 4762 m). Nel 2011, un trattato internazionale ha permesso alla Cina di espandersi su circa 1000 km2 di territorio tagiko. Le tensioni maggiori oppongono il T. all’Uzbekistan: per contrastare le ambizioni del gigantesco vicino, il governo ha aderito al Patto di Shanghai, ossia SCO (Shanghai Cooperation Organisation) insieme a Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – Il presidente Emomali Rahmon, del Partito democratico popolare del Tagikistan, continuò l’opera di stabilizzazione di un Paese fin troppo diviso per via delle fratture politiche esistenti e tormentato da problemi di sicurezza. Il presidente rafforzò il proprio potere e limitò le libertà di espressione e di informazione, i diritti delle organizzazioni civili e religiose, ed esercitò una forte pressione sulle opposizioni. Le elezioni parlamentari del 28 febbraio 2010 – concomitanti con le elezioni locali – videro l’ennesima affermazione del partito dominante di Rahmon, che ottenne 55 seggi su 63, mentre gli islamisti del Partito della rinascita islamica (IRP) – rappresentanti l’unica forza propriamente di opposizione e l’unico partito islamico legale in Asia centrale – ne conquistarono solo 2 come pure il Partito comunista del Tagikistan (HKT), il Partito agrario e i riformisti del Partito delle riforme economiche; mentre le altre forze politiche rimasero fuori dal Parlamento.
Nel 2010 e 2011 ci furono ancora molte situazioni di instabilità e di violenza in diverse regioni del Paese; si registrò inoltre un ulteriore irrigidimento del regime che nel 2012 lanciò un’operazione militare su larga scala per stabilizzare il precario Gorno-Badakhshan e inasprì ulteriormente il controllo su media, Internet e opposizioni. Alle elezioni presidenziali del 6 novembre 2013, Rahmon fu riconfermato con l’83,92% dei voti, mentre il clima politico rimase teso portando nel mese di dicembre alla condanna a 26 anni dell’ex ministro e oppositore Zayd Saidov, accusato di corruzione e reati sessuali con minorenni.
Nel settembre 2015, attentati e duri scontri tra le forze governative e i ribelli provocarono decine di vittime, e portarono all’uccisione dell’ex viceministro della difesa Abduhalim Nazarzoda, accusato di aver guidato gli attacchi terroristici. Il governo attuò un’ulteriore stretta sulle opposizioni e decretò la messa al bando dell’IRP, a cui secondo le autorità del Paese Nazarzoda era collegato.
In politica estera, il T. dovette ricorrere con frequenza all’aiuto finanziario e logistico esterno: rafforzò la cooperazione con gli Stati Uniti offrendo supporto logistico per le operazioni in Afghānistān, con l’Irān per la costruzione di impianti idroelettrici e con la Cina, con cui intensificò le relazioni commerciali e risolse le storiche dispute territoriali. Tesi rimasero invece i rapporti con il vicino Uzbekistan, per questioni energetiche e idriche. Il maggior garante alla stabilità del T. fu comunque la Russia, che nel luglio 2008 si impegnò a cancellare 240 milioni di dollari di debito e nell’ottobre 2012 estese la propria presenza militare nel Paese fino al 2042. Il T. proseguì gli impegni assunti nei consessi internazionali cui apparteneva, quali l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (SCO), la Comunità degli Stati indipendenti (v. CSI) e l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO); considerando anche la prospettiva di adesione all’Unione economica eurasiatica.