Vedi Tagikistan dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Tagikistan, repubblica presidenziale dell’Asia centrale, è situato nel cuore di un’instabile regione tra Uzbekistan, Afghanistan, Cina e Kirghizistan. Il paese, ottenuta l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 e dopo aver attraversato sino al 1996 una fase di guerra civile tra ribelli islamici e forze governative (sostenute da Mosca), sconta oggi una pesante eredità politica, sociale ed economica che asfissia l’economia statale – la più povera della regione – e determina uno scenario istituzionale viziato da corruzione e debolezza delle istituzioni.
L’architettura istituzionale prevede un parlamento bicamerale costituito dal Consiglio rappresentativo e dal Consiglio nazionale, entrambi dominati dal Partito popolare democratico, il cui leader è Emomali Rahmon, capo di stato dal 1994, più volte accusato di brogli nelle elezioni presidenziali. L’agenda politica tagika ruota attorno ai problemi del terrorismo islamico, che tiene ancora in scacco il paese, e della povertà, che affligge gran parte della popolazione – per quasi il 50% di età inferiore ai 15 anni. Crescente rilevanza vanno inoltre assumendo i progetti infrastrutturali, necessari a rilanciare l’economia nazionale. Il Tagikistan, la cui economia è tradizionalmente fondata sulla produzione di alluminio e sulla coltivazione di cotone, seta e cereali, ha un rilevante potenziale estrattivo (oro, argento, stronzio, zinco e in misura minore carbone, tungsteno e uranio) e importanti risorse idriche, per sfruttare le quali necessiterebbe di investimenti esteri che stentano a decollare. La Cina ha tuttavia versato al Tagikistan, nel novembre 2010, un credito di 133 milioni di euro per la costruzione di strade e di linee elettriche. Proprio la potenza asiatica, dimostrando il suo interesse strategico per la regione, ha fornito al Tagikistan crescenti fondi per la realizzazione di circa 50 progetti energetici e infrastrutturali.
La Russia mantiene un’importante influenza sul paese. Essa, anzitutto, ospita quasi un milione e mezzo di tagiki – circa il 50% della forza lavoro tagika – generando così la gran parte delle rimesse, che costituiscono una voce fondamentale delle entrate nazionali (40% circa del pil nel 2011). La Federazione Russa riveste inoltre un ruolo militare di primo piano: maggior garante della sicurezza nazionale tagika, è presente nel paese con la 201° divisione Motor Rifle, ospitata da una base militare situata a 50 chilometri dalla capitale Dušanbe i cui termini di affitto sono stati accordati per 49 anni nell’ottobre 2012. Tale accordo bilaterale è valso al Tagikistan migliori condizioni sulla concessione dei permessi di lavoro ai lavoratori tagiki in Russia e possibili facilitazioni doganali
Gli Stati Uniti, ai quali il Tagikistan ha prestato ausilio nella guerra afghana del 2002 raddoppiando la presenza dell’esercito lungo i 1200 chilometri di confine con l’Afghanistan, contribuiscono a sostenere economicamente il paese. Gli Usa, infatti, in cambio dell’apertura delle basi aeree tagike alle forze statunitensi e poi, nel 2009, in cambio del permesso di trasportare rifornimenti non militari in Afghanistan attraverso il paese, hanno varato una serie di programmi di aiuto umanitario e progetti per stimolare le riforme di mercato e migliorare i sistemi di sicurezza e di giustizia del Tagikistan. Pesano ancora sugli equilibri regionali del paese le dispute territoriali con Uzbekistan e la Repubblica del Kirghizistan, nate con la tripartizione sovietica della Valle di Fergana e mai del tutto sopite. Tensioni con il vicino Uzbekistan sono, inoltre, scoppiate per il progetto tagiko di espansione della propria centrale idroelettrica lungo il confine con l’Uzbekistan.