TAGLIAPIETRA, Angelino,
detto Gino. – Nacque a Lubiana il 30 maggio 1887 da Costantino Lorenzo, direttore della filiale della cassa di assicurazione imperial-regia, e da Emilia Giuseppina Kaus; fratello minore di Vasco Giovanni Maria, nato a Trieste il 17 maggio 1882.
Ricevette i primi rudimenti musicali al pianoforte dalla madre, finché a dieci anni cominciò a studiare regolarmente con la pianista Alice Florio a Trieste. Nell’aprile del 1899 si esibì dinanzi a Ferruccio Busoni, di passaggio nella città friulana per un concerto: rimasto colpito dal talento del ragazzo, il compositore chiese alla famiglia di poterlo avere con sé a Berlino come allievo. Emilia rifiutò l’offerta poiché riteneva Gino troppo giovane per vivere da solo nella metropoli tedesca. Tuttavia, appena un anno dopo, il tredicenne Tagliapietra si trasferì a Vienna, dove un’audizione a corte gli valse una borsa di studio e la possibilità di studiare gratis con il pianista camerale Julius Epstein.
Nel 1902, quindicenne, abbandonò Vienna, rinunciando alla borsa di studio, per recarsi a Berlino e studiare finalmente pianoforte con Busoni. Tagliapietra riconobbe nel musicista empolese la figura di maestro ideale, per ingegno, sensibilità e forza morale. Busoni, a sua volta, ebbe grande stima del giovane, ch’egli annoverava tra gli allievi prediletti (nel 1922 gli dedicò le Zehn Variationen über ein Präludium von Chopin, revisione della giovanile op. 22).
Tagliapietra non conseguì il diploma di pianoforte, titolo non indispensabile nell’ambiente artistico-culturale berlinese ai fini della professione di pianista. Dopo un biennio, nel 1904, ritornò a Trieste, dove avviò un’intensa attività concertistica per la Società Benedetto Marcello. Nel 1907 Busoni lo segnalò per una cattedra di pianoforte al conservatorio di Malmö in Svezia. Contemporaneamente anche il direttore del liceo musicale Benedetto Marcello di Venezia, Ermanno Wolf-Ferrari, proponeva al presidente Carlo Rensovich, in una lettera del 2 agosto, di affidare a Tagliapietra l’incarico di insegnante di pianoforte, fuori concorso (il titolare della cattedra, Francesco Giarda, si era tragicamente tolto la vita in luglio). Tagliapietra rinunciò all’incarico in Svezia per accettare la nomina provvisoria a Venezia; e dopo un anno di prova venne confermato.
Accanto all’insegnamento proseguì la carriera concertistica: circa un recital al mese, spesso replicato a Treviso, con programmi a tema dedicati a compositori, in particolare Bach, Beethoven, Chopin, Liszt, Schumann. Per il modo di suonare ‘titanico’, tardoromantico, per la capacità di ottenere dalla tastiera diversificate sfumature timbrico-dinamiche, Tagliapietra venne collocato sulla scia della linea interpretativa avviata da Franz Liszt e proseguita da Busoni. Nel 1909, per via di una febbre reumatica, cominciò a soffrire di una nevrite al braccio destro che lo costrinse dapprima a ridurre i concerti e poi nel 1922 a interrompere del tutto l’attività concertistica.
Alla didattica Tagliapietra dedicò notevoli energie. Ricordato dagli allievi per l’affascinante comunicativa e la cura maniacale d’ogni aspetto tecnico e stilistico-interpretativo, introdusse programmi d’insegnamento avanzati. Non essendo un conservatorio, il liceo musicale non era tenuto a rispettare le prescrizioni statali; il docente, all’inizio dell’anno, poteva sottoporre all’approvazione del direttore un programma didattico personalizzato. Risulta che gli allievi di Tagliapietra, all’esame di quinto anno, fossero in grado di eseguire all’istante (e non previa estrazione 24 ore prima, come da programma ministeriale) qualsiasi studio di Muzio Clementi, o, all’esame di licenza, qualsiasi studio di Fryderyk Chopin, sempre su scelta estemporanea della commissione.
Il 25 agosto 1913 si unì in matrimonio con Hilda Montecchi, sua allieva di pianoforte al liceo dal 1909, figlia del violoncellista Prospero Montecchi (i ricordi della moglie, riportati in Rosignoli, 1979, costituiscono una fonte biografica eminente, ancorché non spassionata).
Tagliapietra fu attivo anche come compositore. Pur non avendo mai studiato composizione con Busoni, ma solo pianoforte, i suoi primi esperimenti, dalle piccole forme (Tre pezzi per pianoforte, 1911; Romanze per baritono e pianoforte, 1915) alle più ampie (Ad heroum majorem gloriam, concerto per due pianoforti, 1917), presentano aspetti tipici della scrittura del maestro: il fitto contrappunto, i netti contrasti timbrico-dinamici, le espressioni melodiche austere e le atmosfere sonore rarefatte.
Durante la prima guerra mondiale lasciò Venezia, città particolarmente a rischio, e riparò per breve tempo a Roma. Qui poté frequentare altri musicisti, come il violinista Mario Corti (dedicatario della Sonata per violino solo del 1938) e i compositori Gian Francesco Malipiero e Alfredo Casella. Quest’ultimo propose ad alcuni amici compositori, tra cui Tagliapietra, di produrre raccolte di studi pianistici, probabilmente sulla scia delle spinte di rinnovamento e di animazione di cui Casella si fece promotore in questi anni a Roma e nel Conservatorio S. Cecilia. Ne sortirono i 40 studi di perfezionamento, in due volumi, dedicati alla moglie.
Tagliapietra ne avviò la composizione nell’estate del 1917, a Mogliano Veneto; giunto allo studio n. 10, forse non del tutto convinto dell’operazione (sotto sotto non riteneva che gli studi di Johann Baptist Cramer andassero sostituiti; Rosignoli, 1979), decise di abbandonare il criterio della difficoltà graduale per proseguire nella scrittura dei successivi con libertà. In effetti, gli studi dall’undicesimo in avanti, pregni di difficoltà tecniche trascendentali, non sembrano adatti a formare le basi tecniche di un giovane pianista. Inizialmente Ricordi volle stampare solo il primo volume, con i primi 20 studi (1922); il secondo fu stampato qualche anno dopo. Già dal 1919 Tagliapietra aveva collaborato con la casa editrice come revisore e trascrittore di opere di Bach, Beethoven (per il Terzo Concerto compose anche una cadenza), Busoni, Galuppi, Liszt, Scarlatti, Schubert, Schumann, Wagner e molti altri. In particolare, nel 1931-32 curò una fortunatissima Antologia di musica antica e moderna per pianoforte, in 18 volumi, corredata di commenti storico-biografici.
Fra le composizioni di Tagliapietra spiccano una Messa da requiem per soli coro e orchestra (1923), scritta in memoria della madre e idealmente dedicata a Giuseppe Verdi, nonché due balletti. Il primo, la fiaba musicale La bella addormentata nel bosco, fu allestito alla Fenice di Venezia l’11 e il 14 marzo 1926, con discreto esito di pubblico e critica. In pochi mesi l’autore ne realizzò un altro, La perla e il pescatore, di argomento sempre fiabesco, su un soggetto ideato dalla moglie (ma non fu mai allestito). Nei primi anni Trenta qualche riscontro positivo lo ebbero il Concertino per pianoforte e orchestra (1922), eseguito nell’aprile del 1930 dall’allieva Valeria Cardi Navach, direttore Giulio Gedda, trasmesso dall’EIAR, e il poema sinfonico in otto quadri XXVIII Ottobre (1933), ispirato alla marcia su Roma, eseguito l’8 marzo 1934 alla Fenice, direttore Mario Rossi. Le ultime composizioni importanti risalgono al quarto decennio: fra di esse spicca la suite per coro e orchestra Hyperion (1937), ispirata all’omonimo romanzo epistolare di Friedrich Hölderlin.
Nel 1938 Tagliapietra fu nominato direttore di un’effimera Società Antonio Vivaldi promossa dall’artista e violinista statunitense David Sinclair Nixon; nel 1941 fece parte delle commissioni tecniche, coordinate da Ildebrando Pizzetti su incarico del ministro Giuseppe Bottai, preposte alla ristrutturazione e ‘italianizzazione’ della didattica musicale nelle istituzioni scolastiche: una conseguenza della Carta della scuola di Bottai, documento ispirato alla formazione del cittadino italiano ‘fascista’.
Nel 1949, sessantaduenne, andò in pensione (la sua cattedra veneziana fu tenuta per breve tempo da Arturo Benedetti Michelangeli). Nel settembre dello stesso anno partecipò alla giuria della prima edizione del Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni, che aveva contribuito a fondare.
Morì a Venezia l’8 agosto 1954. Nella notte del 31 luglio era stato colpito da una trombosi, cui si era aggiunta una polmonite.
Nel 1968 la moglie donò le sue composizioni, manoscritte e a stampa, a cinque biblioteche, suddividendole tra la Biblioteca nazionale Marciana, la biblioteca del Conservatorio Marcello e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la New York Public Library at Lincoln Center e la Library of Congress di Washington.
Il catalogo delle composizioni di Gino Tagliapietra è in Girardi, 1994, pp. 41-44. Alcuni brani per pianoforte sono stati incisi da Paolo Vergari in due CD pubblicati nel 2003 da Phoenix Classics.
Fonti e Bibl.: C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1938, p. 570; A.P., Gino Tagliapietra: necrologio, in Ateneo veneto. Atti e memorie, LXXIII (1954), pp. 142 s.; F. Busoni, Lettere alla moglie, a cura di F. Schnapp, Milano 1955, pp. 93, 136, 226; F. Bussi, Ricordi di Gino Tagliapietra, in Ricordiana, I (1955), p. 9; E. Garbato, Ricordo di Maestro, in Gazzettino sera, 6 aprile 1955; Il Conservatorio di musica Benedetto Marcello di Venezia: 1876-1976, a cura di P. Verardo, Venezia 1977, ad ind.; W. Rosignoli, Gino Tagliapietra: l’uomo e l’artista, in Nuova rivista musicale italiana, XIII (1979), pp. 775-793; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 133, 198; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, I, Busto Arsizio 1985, pp. 139 s.; A. Alberati, Le composizioni di Gino Tagliapietra nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, in Nuova rivista musicale italiana, XX (1986), pp. 435-441; Tagliapietra, Gino, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VII, Torino 1988, p. 620; M. Girardi, Gino Tagliapietra, in Diastema, IV (1994), 9, pp. 34-44; J.C.G. Waterhouse, Tagliapietra, Gino, in The new Grove dictionary of music and musicians, XXIV, London-New York 2001, pp. 924 s.; M. Girardi, Tagliapietra Gino, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 428-429.