tagliare
Il senso di " recidere " è predominante: in If XXVIII 101 Curio appare a D. con la lingua tagliata ne la strozza. Indica l'operazione propria della spada (Cv I V 11 dicemo una spada virtuosa che ben taglia le dure cose, a che essa è ordinata; Pd XVI 71 molte volte taglia / più e meglio una che le cinque spade) e di altri strumenti: per esempio quelli che si adoperano per tagliare le legne (Cv IV XXVI 13). Al medesimo campo semantico appartengono le attestazioni di If XX 111, Pg XII 97, Pd XXII 16, Fiore CXXXVI 12, CCXXVI 13, Detto 96.
Significa invece " lavorare con uno strumento tagliente ", " modellare " con esso qualcosa, come garantisce l'iterazione con " fare ", in Fiore CXXIX 12, dove Astinenza-Costretta in mano un bordon di ladorneccio / portava, il qual le donò ser Baratto: / già non era di melo né di leccio; / il suocer le l'avea tagliato e fatto: cfr. CCXXIV 2 Troppo avea quell'imagine 'l visaggio / tagliato di tranobile fazzone, mentre in CCXXIII 11, alludendosi all'organo femminile, si ha un uso anfibologico del verbo: Su' pilastri un'imagine avea assisa; / d'argento fin sembiava, sì lucea: / tropp'era ben tagliata a gran divisa.
La locuzione tagliar le carte, data l'equazione ‛ carta ' = " strumento notarile " nel quale si elencavano i possessi di ognuno, sembra suggerire d'intendere Fiore LXII 8 (In gastigarla non durar fatica, / sed al su' amor non vuo' tagliar le carte) come equivalente a " non sprecare energie a castigare la donna, se non vuoi perdere ogni diritto al suo amore ". Il verbo compare anche come variante, tagliava in luogo di toglieva, in Pg XXVII 65; cfr. Petrocchi, ad locum.