TAGLIONI
– Famiglia di ballerini e coreografi attiva tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento.
Carlo, figlio di Bernardo, nacque a Torino intorno al 1754. Si produsse almeno a partire dal 1774, prima come ballerino, indi anche come coreografo, a Torino, Firenze, Roma e in particolare al teatro di S. Moisè di Venezia, dove creò, tra gli altri, La scuola olandese, ossia L’amante in statua (1796) e La recluta con inganno (1797). Intorno al 1775 sposò Maria Petrocchi (1752 circa-1830). Ebbero cinque figli, tutti dediti alla danza salvo il quartogenito, Lorenzo, morto l’8 aprile 1812 a Napoli. Gli altri, Giuseppa, Filippo, Luigia e Salvatore, praticarono il palcoscenico fin da bambini, spesso in creazioni del padre, in Italia e all’estero. Filippo e Salvatore in particolare rivaleggiarono per celebrità: il primo in una carriera internazionale, il secondo saldamente radicato a Napoli.
Giuseppa nacque intorno al 1776. Il matrimonio, contratto verso il 1797 con Giacomo Contarini (1777 circa-?), chiuse la sua breve carriera di ballerina, svolta prevalentemente in Italia con il padre e i fratelli. Morì dopo il 3 maggio 1838.
Luigia, nota come Louise, nacque intorno al 1779 a Ravenna. Prima del matrimonio con il conte Laurent-Aimé Dubourg (1781 circa-1836 circa), avvenuto nel 1818, coltivò un serio percorso professionale. Debuttò a Venezia nel 1796, poi danzò su altre piazze italiane, al teatro Real di Madrid (nella stagione 1798-99), indi all’Opéra di Parigi, dove fu attiva dal 1799 al 1807. Morì a Napoli il 21 dicembre 1849.
Filippo nacque il 5 novembre 1777 a Milano. Si formò con il padre e dal 1790 ne interpretò le creazioni, spesso con le sorelle. Si perfezionò a Parigi con Jean-François Coulon e dal 1799 danzò all’Opéra, in coreografie di Louis Milon e di Pierre Gardel. Ingaggiato come ballerino e maître de ballet dal teatro dell’Opera reale di Stoccolma, il 9 luglio 1803 sposò Hedvig Sophia Karsten (Stoccolma 1783-Parigi 1862), figlia di Christoffer, cantante d’opera; nel 1804 nacque la loro prima figlia, Mariana Sophie (Marie). Con Atalante und Hippomenes (1805) debuttò come coreografo allo Hoftheater di Vienna; lì nacque nel 1808 il figlio Paolo (Paul).
Nel 1813, interprete principale del Nuovo Pigmalione di Salvatore Viganò alla Scala di Milano, Filippo rivestì ruoli di primo piano pure a Firenze, Venezia e Torino. Dal 1817 la sua carriera prese una piena visibilità internazionale, come attestano i dettagliati quaderni in cui, proprio a partire da quell’anno, egli annotò con asciutta precisione ingaggi, compensi, titoli interpretati o creati (Parigi, Bibliothèque nationale de France, Bibliothèque-musée de l’Opéra, Fonds Taglioni, R85). Continuò l’attività di ballerino in ruoli di primo piano, affiancandola a quella, sempre più intensa, di coreografo, a Monaco di Baviera, Amburgo, Stoccarda, Berlino, Stoccolma, Copenaghen e Napoli. A Vienna lavorò tra il 1819 e il 1824, dapprima come danzatore e poi come maître de ballet, subentrando a Jean-Pierre Aumer; qui, nel 1822, debuttò la figlia Marie. Nel giugno del 1827 i Taglioni si spostarono a Parigi e il 23 luglio Maria e Paul si esibirono per la prima volta all’Opéra, in un passo a due composto dal padre. Ingaggiato con la figlia nel massimo teatro francese, Filippo firmò le creazioni che lo resero celebre: Le Dieu et la Bayadère (1830, su libretto di Eugène Scribe), il Ballet des nonnes nel Robert le Diable (1831) di Scribe e Giacomo Meyerbeer, e La Sylphide (1832, su libretto del tenore Alphonse Nourrit tratto da Trilby di Charles Nodier), pietra miliare del balletto romantico, che vide Marie creare il vaporoso ruolo eponimo, come pure in La fille du Danube (1836).
Con le creazioni degli anni Trenta Filippo diede un contributo determinante alla nascita di quello che i contemporanei salutarono come un «nouveau genre» (Théophile Gautier, in La Presse, 1° luglio 1844): mise a punto uno stile di movimento fatto di sospensioni aeree e marmorei equilibri, linee morbidamente allungate e al tempo stesso pienamente padroneggiate, forme cristalline eppure cangianti; articolò un fluido e ricco fraseggio coreografico, dispiegato in uno spazio scenico continuamente ridefinito da un corpo di ballo geometricamente fluttuante, spesso cornice di una figura centrale femminile il cui virtuosistico evolvere diventò possibile grazie al servizievole atletismo della figura maschile; tratteggiò forme e dinamiche che trovarono piena consonanza con i soggetti tratti dal brumoso genere fantastico, ma pure con quelli ravvivati dal colore locale, con la vaporosa gonna inventata dal costumista Eugène Lami per La Sylphide, il tutù, e con la scarpetta da punta, artificio necessario per rendere visibile la natura volante del personaggio eponimo nel medesimo balletto, ma pure pieno compimento di un anelito verso l’alto, lungo linee corporee tendenti all’infinito, che già a partire dagli anni Dieci si stava cercando e che solo con Marie divenne imprescindibile realtà.
La carriera internazionale di coreografo proseguì quindi perlopiù in supporto di quella della figlia, sempre interprete principale delle sue creazioni, tra il King’s Theatre di Londra (Mazilia, 1835), il Bol′šoj di Pietroburgo (La gitana, 1838; L’ombre, 1839; Aglaë ou L’élève d’amour, 1841), la Scala (Satanella, 1842; La Péri, 1843). Al ritiro di Marie dalle scene, avvenuto nel 1847, il percorso professionale del coreografo settantenne proseguì comunque, tra Russia, Germania, Austria e Polonia. Trascorse la vecchiaia in Italia, sul lago di Como.
Morì a Como, l’11 febbraio 1871, con la figlia vicino (Parravicino - Broggi, 1871).
Salvatore nacque nel 1789 a Palermo. Si formò anch’egli con il padre, indi con Coulon, a Parigi. Danzò a Bordeaux e Lione, dove incontrò e sposò Adélaïde Perraud (o Perrault; Lyon 1788-Napoli 2 novembre 1858), con la quale formò una nota coppia danzante. Stabilitosi nel 1808 a Napoli, fu apprezzato interprete di balletti creati da Louis Henry, coreografo e maître de ballet proveniente dall’Opéra; con lui nel 1812 fondò la Scuola reale di ballo nel teatro di San Carlo, impostata sullo stile e sulla pedagogia francesi: vi insegnò fino alla chiusura, nel 1840. Dispiegò una vena di coreografo straordinariamente prolifica, lavorando per la Scala (Ines de Castro, ossia Pietro di Portogallo, 1827; L’assedio di Sciraz, 1840) e per il Regio di Torino (Le avventure di Don Chisciotte, 1844), ma soprattutto per Napoli, dove nacque la gran parte dei suoi circa 250 balletti, creati per il San Carlo e il teatro del Fondo: di soggetto mitologico, storico o letterario, spesso ispirati da eventi sociali e politici, vanno da Atalanta ed Ippomene (1817) fino a Il figlio dello Shak (1861), attraverso Bianca di Messina (1824), Ettore Fieramosca (1837), Marco Visconti (1841, dal romanzo storico di Tommaso Grossi), Il ritorno di Alfonso d’Aragona dalla guerra d’Otranto (1850).
Morì a Napoli il 4 ottobre 1868.
Alla terza generazione di artisti della danza in famiglia appartennero i due figli di Filippo, Marie e Paul, e una delle figlie di Salvatore, Luigia.
Mariana Sophie, nota come Marie, nacque a Stoccolma il 23 aprile 1804. Essendo il padre, Filippo, impegnato in un’intensa carriera itinerante di danzatore, trascorse l’infanzia a Kassel e l’adolescenza con la madre e il fratello a Parigi: qui si formò come ballerina, sempre sotto la guida di Coulon. Trasferitasi a Vienna per perfezionarsi con il padre, che la sottopose a un metodo di allenamento particolarmente severo (cfr. il ms. del 1870 circa, in Taglioni, 2017, pp. 90-93), debuttò al teatro di Porta Carinzia il 10 giugno 1822 interpretando la giovane ninfa Delia in Ein anacreontisches Divertissement, coreografia di Filippo. Danzò anche a Monaco e, tra il 1825 e il 1827, a Stoccarda. Il 23 luglio 1827 debuttò all’Opéra di Parigi in un passo a due composto dal padre per un balletto di Anatole Petit, Le sicilien, ou L’Amour peintre (da Molière). I ruoli pensati per lei nel celebre Ballet des nonnes e nella Sylphide, titolo-manifesto del romanticismo ballettistico, ne fecero non solo un’interprete fuoriclasse («M.lle Taglioni n’est pas une danseuse, c’est un esprit de l’air, c’est Ariel en personne, une fille des cieux», scrisse Hector Berlioz a Humbert Ferrand il 21 agosto 1829; cfr. H. Berlioz, Lettres inédites, a cura di Ch. Gounod, in La Nouvelle revue, II (1880), 4, p. 837), ma una vera innovatrice della danza teatrale, che anche grazie a lei si definì allora secondo modalità poi divenute norma.
La grazia non affettata eppure virtuosistica nei passi danzati, la casta leggerezza degli ampi salti, l’equilibrio armonico delle pose, il piede pronto a incurvarsi con apparente naturalezza, prodigioso perno di equilibri sospesi, furono possibili anche grazie a una struttura corporea inusuale: poco avvenente per i canoni dell’epoca (come traspare dal ritratto a olio di Ary Scheffer, oggi nel Musée national des Châteaux de Versailles et de Trianon), insolitamente longilinea, con arti eccessivamente lunghi, spalle spioventi, testa piccola (come fa immaginare il gesso a figura intera di Cincinnato Baruzzi nella villa Baruzziana a Bologna), Marie divenne l’incarnazione della ballerina ideale. Immediatamente riconosciuta come «un des plus grands poètes de notre époque; [...] ce n’est pas une danseuse, c’est la danse elle-même» (Théophile Gautier, in La Presse, 13 ottobre 1836), nel ricordo di chi l’aveva vista emerse poi la consapevolezza del fatto che prima di lei «la danse n’était qu’un métier, le métier de sauter le plus haut possible, de pirouetter comme un toton. Elle paraît, et le métier devient un art, la vieille école s’écroule» (Charles de Boigne, Petits mémoires de l’Opéra, Paris 1857, p. 43), realizzando «une véritable révolution dans cet art charmant qu’elle a trouvé la première» (Jules Janin, in Journal des Débats, 3 dicembre 1860).
Nel 1832 sposò il conte Jean-Pierre-Victor-Alfred Gilbert de Voisins (1800-1863), dal quale si separò nel 1835 e divorziò nel 1844. Durante il matrimonio, probabilmente di facciata, il 30 marzo 1836 nacque la figlia Hedda-Marie-Eugénie-Ernestine e il 5 ottobre 1843 nacque il figlio Georges-Philippe-Marie, entrambi riconosciuti dal marito. «Salutata da tutta Europa qual regina della danza» (Teatri, arti e letteratura, 3 novembre 1842, p. 79), il suo nome s’impose ben oltre i confini di Parigi. Dal 1837 al 1842 venne regolarmente ingaggiata per la stagione invernale a Pietroburgo, dove creò i ruoli principali dei già citati balletti coreografati dal padre; ma nei suoi frequenti spostamenti toccò Vienna (1839-40), Varsavia (1840), Stoccolma (1841), Londra (1839-45). Tra il 1841 e il 1846 giunse in Italia: danzò a Milano, Trieste, Vicenza, Bologna e Roma, accolta come «il vero astro dell’itala danza» (Francesco Regli, in Il Pirata, 25 maggio 1841). L’ultima esibizione pubblica avvenne il 21 agosto 1847, a Londra, con Le jugement de Pâris, coreografia di Jules Perrot.
Trascorsi alcuni anni lontano dalle scene, a Blevio sul lago di Como, tra il 1858 e il 1870 rientrò a Parigi, dove ebbe l’incarico di inspectrice des classes et du service de la danse nella scuola dell’Opéra; per il medesimo teatro coreografò Le papillon (1860), interpretato da Emma Livry, protagonista designata pure della seconda creazione coreografica di Taglioni per l’Opéra, Zara (libretto di Charles Nuitter), messa in cantiere tra il 1862 e il 1863, ma mai giunta al debutto per la tragica scomparsa di Livry e l’allontanamento di ben due ballerine chiamate a sostituirla (Wild, 1987-1993, I, pp. 276 s.). Si trasferì quindi a Londra, dove tra il 1871 e il 1880 si dedicò all’insegnamento della danza presso famiglie della buona società.
Morì il 22 aprile 1884 a Marsiglia, dove si era ritirata, ospite del figlio.
Paolo, noto come Paul, nacque a Vienna il 12 gennaio 1808. Formatosi con il padre, Filippo, si perfezionò con Coulon a Parigi. Dopo l’esordio a Stoccarda nel 1825, debuttò nel 1827 all’Opéra di Parigi, quindi lavorò in prevalenza tra Vienna, Monaco e Berlino. Qui incontrò e sposò, nel 1830, la ballerina Amalie Galster (Berlino, 1807-1881): con lei formò un’apprezzata coppia danzante. Ebbero tre figli: Marie, l’unica che proseguì la carriera degli avi, Charles e Augustina. Ingaggiato dalla Hofoper di Berlino prima come ballerino e maître de ballet, indi come coreografo, debuttò in questo ruolo con La nouvelle Amazone (1831); figura di primo piano della scena berlinese per alcuni decenni, vi creò numerosi titoli di successo, come i balletti ‘fantastici’ Satanella (1855) o il celebre Flick und Flock’s Abenteuer (1858). Non mancò, tuttavia, di sviluppare una buona carriera internazionale: nel 1839 fu in tournée con la moglie negli Stati Uniti, creò Coralia (1847) ed Electra (1849) nello Her Majesty’s Theatre di Londra, interpretati da acclamate stelle del tempo, come Carolina Rosati, Carlotta Grisi, Fanny Cerrito, Amalia Ferraris, e il gran ballo fantastico Flik e Flok (1862) per la Scala di Milano, in un applaudito adattamento ben connesso ai luoghi e ai tempi del Risorgimento italiano (Celi - Toschi, 1993).
Morì a Berlino il 6 gennaio 1884.
Luigia, nota anche come Luisa o Louise, nacque a Napoli l’11 marzo 1823. Almeno dal 1839 interprete in Napoli dei balletti del padre Salvatore (Nadan, o L’orgoglio punito, 1839), dal 1846 danzò allo Her Majesty’s di Londra in creazioni di Perrot, come Catarina, in cui venne apprezzata per la «poetry of motion» (The Morning Post, 9 marzo 1846); dal 1848 al 1857 all’Opéra di Parigi, dove si distinse per la «grâce modeste, qui rappelle l’illustre école où elle s’est formée» (Théophile Gautier, in La Presse, 28 agosto 1848); nel 1855 al National Theatre di New York. Sposato intorno al 1850 il ballerino Alexandre Fuchs (1817-1882), dopo il ritiro dalle scene diresse una scuola di danza a Napoli.
Morì nell’aprile del 1893 a Cutrofiano, nel Salento.
Ferdinando, figlio di Salvatore e fratello maggiore di Luigia (Napoli 1810-ivi 1874 circa), compositore, si formò a Lucca con Domenico e Massimiliano Quilici, e a Napoli con Pietro Raimondi. Dal febbraio del 1844 all’aprile del 1850 fu maestro di cappella nella S. Casa del Ponte di Lanciano, e dal 1852 direttore d’orchestra al San Carlo di Napoli, dove istituì nel 1865 la scuola di canto corale (Miscia, 2006, pp. 44-47). Oltre ad alcune messe e all’oratorio Maria, sorella di Mosè, per il teatro del Fondo compose il melodramma I Gualderano (1839) e la farsa musicale I due mariti (1842). Fu inoltre autore di manuali e metodi di insegnamento musicale. Le sorelle Maria (detta Marietta, 1812-?), mezzosoprano, ed Erminia (1815-?), soprano, furono cantanti attive in prevalenza a Napoli.
Marie, detta Marie-Paul o Marie la Jeune, figlia di Paul, nacque a Berlino il 27 ottobre 1830. Fu, alla quarta generazione, l’ultima esponente della famiglia nel mondo della danza. Debuttò nel 1847 in una creazione del padre, Coralia, allo Her Majesty’s di Londra, e l’anno dopo sostituì la celebre zia nel passo a quattro di Perrot, Les quatres saisons (1848), affiancando le ballerine Grisi, Rosati e Cerrito. Interprete di altri balletti del padre, come Théa, ou La fée aux fleurs (1847), venne descritta come «light, agile, graceful» e nel contempo dotata di un «remarkable power of muscles» (The Illustrated London News, 20 febbraio 1847). Fu attiva anche allo Hoftheater di Vienna, dal 1853 al 1856, e a Berlino, dove nel 1866 si sposò e si ritirò dalle scene.
Morì a Neuaigen, presso Vienna, il 27 agosto 1891.
Fonti e Bibl.: F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici..., Torino 1860, pp. 519 s. (su Maria), 520 (su Paolo), 520-522 (su Salvatore); R. Parravicino - A. Broggi, Cenno necrologico di Taglioni Filippo [...] nato a Milano addì 30 novembre del 1777 e morto addì 11 febbraio 1871 in Como, Como [1871], Parigi, Bibliothèque-musée de l’Opéra, Fonds Taglioni, R.80; A. Gilbert de Voisins, Les miens, Paris 1926; A. Levinson, Marie Taglioni (1804-1884), Paris 1929; L. Vaillat, La Taglioni ou La vie d’une danseuse, Paris 1942; G. Tani, T., in Enciclopedia dello spettacolo, IX, Roma 1962, coll. 629-638; E. Binney, Longing for the ideal: images of Marie Taglioni in the romantic ballet, in Harvard library bulletin, XXXII (1984), pp. 105-148; N. Wild, Décors et costumes du XIXe siècle à l’Opéra de Paris, I-II, Paris 1987-1993, ad ind.; J. Pudelek, The Warsaw ballet under the directorships of Maurice Pion and Filippo Taglioni, 1832-1853, in Dance chronicle, XI (1988), pp. 219-273; S.J. Woodcock, Margaret Rolfe’s memoirs of Marie Taglioni, in Dance research, VII (1989), pp. 3-19, 55-69; L. Cavalletti, Salvatore Taglioni re di Napoli, in La danza italiana, 1990, nn. 8-9, monografico: Il ballo romantico in Italia, a cura di J. Sasportes, pp. 109-134; N. Lecomte, Maria Taglioni alla Scala, ibid., 1990, pp. 47-71; C. Celi - A. Toschi, Alla ricerca dell’anello mancante. ‘Flik e Flok’ e l’Unità d’Italia, in Chorégraphie, I (1993), 2, pp. 59-72; J. Griffin, Taglioni, Paul, in International dictionary of ballet, II, Detroit-London, 1993, pp. 1376 s.; E. Hudson, Taglioni, Salvatore, ibid., 1993, pp. 1377-1379; K.S. Walker, Taglioni, Filippo e Taglioni, Marie, ibid., 1993, pp. 1372 s. e 1373-1376; R.J. Wiley, Images of ‘La Sylphide’: two accounts by a contemporary witness of Marie Taglioni’s appearances in St. Petersburg, in Dance Research, XIII (1995), pp. 21-32; Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters, VI, München 1997, pp. 221-246; A. Testa, Taglioni family, in International encyclopedia of dance, VI, New York-Oxford 1998, pp. 69-77; G. Miscia, Francesco Masciangelo e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nell’Ottocento, Lanciano 2006, ad ind. (su Ferdinando); M. Jahn, Die Wiener Hofoper von 1810 bis 1836, Wien 2007, ad ind.; Souvenirs de Taglioni, a cura di G. Oberzaucher-Schüller, I-II, München 2007; I. Guest, The romantic ballet in Paris, Alton 2008, ad ind.; M. Malkiewicz, Choreographische Notationen zu Paul Taglioni’s Ballett ‘Der Seeräuber’, in Die Tonkunst, II (2008), pp. 34-45; C.A. Zapparrata, Salvatore Taglioni e il ‘Canone risorgimentale’, in Iperuranio, I (2010), 3, pp. 25-68; ‘La Sylphide’: Paris 1832 and beyond, a cura di M. Smith, Alton 2012, ad ind.; E. Cervellati, Incorporare il fantastico: Marie Taglioni, in La meraviglia e la paura. Il fantastico nel teatro europeo (1750-1950), a cura di N. Pasqualicchio, Roma 2013, pp. 221-238; Ead., Tra padre e figlia: Filippo e Marie Taglioni, in Trame di meraviglia. Studi in onore di Silvia Carandini, a cura di P. Bertolone - A. Corea - D. Gavrilovich, Roma 2016, pp. 91-99; M.U. Sowell et al., Icônes du ballet romantique. Marie Taglioni et sa famille, Roma 2016; V. Olivesi, Quelques pistes pour une étude du vedettariat dans le ballet romantique: l’exemple de Marie Taglioni à l’Opéra (1827-1838), in Le sacre de l’acteur. Émergence du vedettariat théâtral de Molière à Sarah Bernhardt, a cura di F. Filippi - S. Harvey - S. Marchand, Paris 2017, pp. 203-211; M. Taglioni, Souvenirs. Le manuscrit inédit de la grande danseuse romantique, a cura di B. Ligore, Roma 2017.