Critico e scrittore egiziano (Maghāgha, Benī Suēf, 1889 - Il Cairo 1973), una delle figure più rappresentative della letteratura araba moderna; prof. di letteratura araba all'univ. del Cairo (1920-32). Cieco fin da tenera età, Ṭ. ebbe una formazione sia di tipo tradizionale islamico, sia di stampo occidentale. Appassionato studioso delle letterature e del pensiero europei, si adoperò per una modernizzazione della cultura egiziana. Il suo atteggiamento, spesso radicale, ha suscitato varie polemiche: nell'opera Fī sh-shi῾r al-giāhilī ("Intorno alla poesia preislamica", 1926), per es., sostenne l'inautenticità della poesia preislamica. Nel Ḥadīth al-arba῾ā' ("Conversazioni del mercoledì") e in altre opere ha svolto una revisione critica della letteratura araba classica. Importanti artisticamente le memorie autobiografiche (al-Ayyām, 1929; trad. it. I giorni, 1965), libri di viaggio e di pura creazione fantastica. È stato ministro dell'Istruzione (1950-52). Socio straniero dei Lincei (1951).