Taiwan
(App. IV, iii, p. 574; V, v, p. 388; v. formosa, XV, p. 703; App. II, i, p. 961; III, i, p. 660; IV, i, p. 840)
Geografia umana ed economica
di Guido Barbina
Popolazione
Secondo le stime del 1997, la popolazione ammontava a 21.616.000 ab., ed era costituita da elementi indigeni e, per l'85%, dai discendenti dei 2 milioni di Cinesi continentali giunti nel 1947. Fra i nativi e i continentali i rapporti non sono mai stati buoni, anche per la pretesa dei continentali di considerare T. come territorio della Cina: dal 1947 una serie di provvedimenti ha di fatto cancellato l'identità storica e culturale di T., imponendo su tutta l'isola la cultura e le consuetudini proprie della Cina continentale. La lingua ufficiale è il cinese mandarino, ma i nativi conservano ancora la parlata min-nan hua, originaria dell'isola, bandita dal governo dopo il 1947. Le religioni più diffuse sono il buddhismo e il confucianesimo.
La capitale è Taipei, presso la costa settentrionale, con 6 milioni di ab. nel suo distretto urbano (quasi un terzo dell'intera popolazione dello Stato); l'area metropolitana è caratterizzata dalla presenza di numerosissime industrie, da un traffico caotico e da un inquinamento che ha cominciato a porre seri problemi.
Condizioni economiche
L'economia di T. ha un'impostazione liberista e capitalista, e ha registrato dagli anni Ottanta in poi continui successi. Il consistente appoggio degli Stati Uniti e l'abbondanza della manodopera, caratterizzata da salari molto bassi nonostante un elevato livello di specializzazione, hanno consentito un grande sviluppo delle attività manifatturiere. L'aumento della produzione registra una continua crescita (9% all'anno); l'isola fa parte, con Singapore, la Repubblica di Corea e l'ex colonia britannica di Hong Kong, del gruppo delle '4 tigri asiatiche', tutte caratterizzate da un reddito medio annuo piuttosto elevato e da un alto tenore di vita. Per diminuire la dipendenza dei prodotti esportati dalle crisi dei mercati internazionali e per promuovere ulteriormente l'economia del paese, il governo nel 1995 ha lanciato un nuovo programma nell'ambito dell'APROC (Asia-Pacific Regional Operations Center), che si prevede entrerà in funzione entro il 2000. Tale programma riguarda lo sviluppo di produzioni a elevato contenuto tecnologico, il potenziamento dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni, il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti aerei e marittimi.
L'agricoltura è molto diversificata e praticata con metodi moderni, e ha come prodotto principale il riso, base dell'alimentazione locale; anche l'allevamento e, soprattutto, la pesca vengono praticati con tecnologie moderne: la pesca d'alto mare ha soppiantato la tradizionale pesca costiera e permette al paese una consistente esportazione di prodotti ittici.
Sotto il profilo energetico, l'isola non può contare che su quantità limitate di petrolio, gas naturale e carbone, la cui produzione è peraltro in declino in ragione dei costi di estrazione. Il 16% della potenza installata è di origine idroelettrica, ma sono soprattutto le centrali termoelettriche (alimentate da petrolio importato per un valore pari al 3,7% del totale delle importazioni) a coprire il 54% della domanda di elettricità del paese, mentre le 6 centrali nucleari in servizio forniscono un contributo pari all'11%.
L'industria è sviluppata soprattutto nelle tecnologie più avanzate, come l'elettronica e la meccanica di precisione (sono presenti anche industrie chimiche, tessili, alimentari, siderurgiche e metallurgiche, della gomma e altre: sono pochi i settori produttivi non rappresentati a T.), e gode ormai di un prestigio internazionale. I distretti industriali più importanti sono lo Hsinchu Science-based Industrial Park, 80 km a sud-ovest di Taipei, fondato nel 1980 e conosciuto anche come la Silicon Valley della Cina nazionalista per la presenza di industrie elettroniche di importanza mondiale, e quello di Linyuan, sulla costa occidentale, nella sezione meridionale dell'isola. Lo sviluppo delle industrie ha creato gravi problemi ambientali, con un elevato inquinamento dell'atmosfera, in particolare nei distretti urbani, e delle acque interne. Le comunicazioni all'interno sono ottime, con l'autostrada Sun Yat-Sen, che corre nella pianura occidentale, e la East-West Cross Island Highway, che collega le due coste attraverso la Gola di Taroko.
T. dispone di notevoli capitali che vengono investiti anche all'estero: parte di essi, attraverso la copertura delle banche di Hong Kong, è stata investita nella Cina popolare, con la quale, nonostante le dichiarazioni ufficiali, intrattiene continui rapporti d'affari: il commercio indiretto tra i due paesi è dell'ordine di 20 miliardi di dollari l'anno. Nel 1997 T. ha raggiunto un surplus pari a 14,4 miliardi di dollari nella bilancia commerciale e a 7,8 miliardi di dollari nella bilancia dei pagamenti.
Il 20 settembre 1999 le zone centrali di T. sono state colpite da un violento terremoto (magnitudo 7,6) cui sono seguite altre scosse nei giorni successivi e che ha provocato oltre 2000 vittime.
Storia
di Paola Salvatori
Prescelta nel 1949 quale sede del governo nazionalista, sconfitto dalla rivoluzione comunista nella Cina continentale, l'isola rimase fino alla metà degli anni Settanta sotto l'egemonia politica di Jiang Jieshi (Chiang Kai-shek) continuando, anche dopo la sua scomparsa (1975), ad essere governata con metodi autoritari dal partito unico al potere Guomintang (Kuomintang).
Solo a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, in concomitanza con una sensibile accelerazione del processo di modernizzazione e industrializzazione, si verificò una graduale trasformazione della situazione politica. I primi segnali del cambiamento furono la revoca della legge marziale (in vigore dal 1949) e la legalizzazione dei partiti attuate nel 1987, cui fece seguito, negli anni successivi, un incremento della presenza taiwanese negli organi di governo, fino ad allora prerogativa quasi esclusiva dei cinesi emigrati. Significativa fu in questo contesto la nomina, alla scomparsa (1988) di Jiang Jingguo (Chiang Ching-kuo), leader del Guomintang e presidente della Repubblica, del suo vice taiwanese Li Denghui (Lee Teng-hui) a entrambe le cariche, nonché la sua rielezione a presidente nel 1990.
Proclamata, nell'aprile 1991, la fine del 'periodo di mobilitazione per la soppressione della ribellione comunista', venne annunciato il ritorno alla normalità costituzionale che comportò, tra l'altro, un ridimensionamento dei poteri presidenziali.
Il predominio del Guomintang fu comunque confermato nelle prime elezioni politiche multipartitiche tenutesi nel 1992, nelle quali ottenne 102 seggi a fronte dei 50 conseguiti dal Democratic Progressive Party (DPP), espressione degli indipendentisti taiwanesi, e, sebbene in misura ridotta, venne ribadito anche nelle consultazioni successive (1995), nelle quali conquistò 85 seggi contro i 54 del DPP e i 21 del New Party, nuova formazione politica, favorevole a un riavvicinamento a Pechino, promossa da alcuni esponenti del Guomintang, usciti dal partito. Nel marzo 1996, vincendo le prime elezioni a suffragio universale diretto, Li Denghui fu confermato, con il 54% dei consensi, presidente della Repubblica.
In politica estera dopo il 1987 ebbe inizio un cauto processo di distensione con Pechino che riguardò in particolare lo spostamento dei civili e le relazioni economiche, sviluppatesi soprattutto nella prima metà degli anni Novanta in seguito all'intensa crescita economica di T.; furono inoltre avviati colloqui fra organismi non ufficiali vicini ai due governi (la Straits Exchange Foundation, SEF, taiwanese e la Association for Relations Across the Taiwan Strait, ARATS, cinese), culminati nel 1993 a Singapore nel primo incontro formale, dal 1949, fra delegazioni dei due paesi e nel raggiunto accordo di stabilire contatti sistematici in ambito economico.
I rapporti tra Pechino e Taipei, rimasti comunque tesi sul piano politico, divennero nuovamente critici nel marzo 1996 quando la Cina, in concomitanza con le elezioni presidenziali svoltesi a T., effettuò imponenti esercitazioni militari nello stretto di Formosa. Vive preoccupazioni destò inoltre nel governo taiwanese il ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese (luglio 1997) avvertito come un ulteriore rafforzamento dell'egemonia di Pechino sull'area.
Nel corso del 1998 vennero tuttavia ripresi i colloqui informali e un nuovo incontro fra le delegazioni del SEF e dell'ARATS si tenne in Cina nell'ottobre dello stesso anno.
Nel dicembre 1998 le nuove elezioni legislative sancirono un rafforzamento del partito di governo che conquistò 123 seggi contro i 70 del DPP e gli 11 del New party; alla vittoria contribuì probabilmente la capacità dell'esecutivo di contenere gli effetti negativi della crisi economica che aveva investito il Sud-Est asiatico.
Nel marzo 2000, tuttavia, la vittoria nelle elezioni presidenziali di Chen Shui-bian, candidato del partito indipendentista, poneva fine al monopolio politico del Guomintang, il cui leader Li Denghui rassegnava le dimissioni, e generava nuove tensioni con la Cina.
bibliografia
C.W. Hughes, Taiwan and chinese nationalism. National identity and status in international society, London-New York 1997; S. Rigger, Politics in Taiwan. Voting for democracy, London-New York 1999.