take-over
Operazione finanziaria (‘scalata’) nella quale un soggetto economico, tipicamente un’impresa industriale o una società finanziaria (‘predatore’), ottiene il controllo di una società quotata (‘preda’), acquistandone sul mercato un quantitativo di azioni sufficiente a raggiungere l’obiettivo. L’oggetto del t.-o. deve essere una società a proprietà diffusa ( ➔ public company): infatti, se il controllo è nelle mani di un proprietario singolo o di un gruppo di azionisti legati da un patto di sindacato, è necessario comperarne le azioni e non si realizza un t.-o., ma un semplice trasferimento di proprietà. ● Si distinguono t.-o. amichevoli e ostili. I primi si realizzano con l’accordo del management dell’impresa preda; nei secondi tale accordo manca, spesso a causa del fallimento di una precedente trattativa per la realizzazione di un t.-o. amichevole. Alla base di un t.-o. possono esserci strategie industriali o motivazioni finanziarie e al limite speculative. Nella prima tipologia rientrano il desiderio di penetrare rapidamente in nuovi mercati nei quali la preda abbia una presenza rilevante, o quello di consolidare posizioni robuste alleandosi con un concorrente forte, o neutralizzando in anticipo un potenziale concorrente pericoloso. Caratteristica comune a questi t.-o. è quasi sempre la buona qualità del management della preda. Quando esso sia percepito invece, a torto o a ragione, come scadente, almeno secondo il parametro della massimizzazione del valore di mercato dell’impresa, può esservi un potente incentivo finanziario a un t.-o. ostile. Esso prevede la sostituzione del management della società preda con un altro, orientato a politiche aziendali capaci di incrementare tale valore. In questo caso il predatore non agisce con motivazioni di lungo periodo, ma spera di realizzare un profitto elevato rivendendo in tempi relativamente brevi la società preda, intera o più spesso smembrata, se ciò contribuisce ad aumentarne il valore totale. Queste pratiche ebbero larga diffusione negli anni 1980 e 1990, rendendo ricchi e famosi, ma anche molto contestati come avidi e spregiudicati speculatori, i finanzieri che le praticarono su vasta scala.