Vedi TALAMONE dell'anno: 1966 - 1997
TALAMONE (Tlamu etrusco; Τελαμών, Telamon)
Fu porto sulla costa tirrena protetto da promontorio, che serviva Vulci e Caletra; decadute queste città, il posto fu preso da Cosa. Nelle vicinanze i Romani vinsero i Galli, grazie ai consoli L. Emilio Papo e C. Attilio Regolo, nella decisiva battaglia del 225 a. C. Fu il punto di sbarco di Tiberio Sempronio Gracco, tornato dall'Africa. La saccheggiarono nell'82 le truppe di Silla, rientrato dall'esilio (Steph. Byz.; Mela, ii, 72; Frontin., i, 2, 7; Polyb., ii, 27).
Il centro moderno (provincia di Grosseto) sul promontorio settentrionale del golfo omonimo a ridosso dei monti dell'Uccellina, corrisponde nel nome e, in senso largo, nel sito, all'antica città. Si chiama Talamone Vecchio, altrimenti Talamonaccio, il poggio opposto, al di là dell'insenatura, che si è creduto di poter individuare come parte dell'area di T. per alcune rovine etrusche e per la scoperta, comunque per se stessa non più che indiziale, di una moneta, cioè un'oncia fusa, con l'incerta leggenda tla, corrispondente alla denominazione della città. L'identificazione, sostenuta dal Gamurrini, fu confermata dal Milani, ma lascia ancora adito a qualche dubbio, anche per la mancata costatazione, finora, di qualsiasi indizio di materiali anteriori al sec. IV a. C. Gli scavi del Milani si concludevano con il rinvenimento di importanti sculture fittili frontonali da lui considerate appartenenti ad un tempio celebrativo della vittoria romana. Vari doni votivi (tra i quali riproduzioni in miniatura di armi varie) completano il quadro archeologico di Talamonaccio, le rovine del cui tempio sono state nuovamente rintracciate e consistono nelle fondazioni di un edificio a pianta allungata con cella, vestibolo, podio. Le dimensioni in pianta fanno postulare un frontone più largo ed alto di quello previsto dal Milani nella ricostruzione del soggetto frontonale effettuata nel museo di Firenze con i frammenti in terracotta reperiti (v. frontone, fig. 916; erroneamente indicata la provenienza da Luni nella fig. 517 del vol. 1). Si tratta del mito di Anfiarao e della lotta intorno a Tebe. Un gruppo con Edipo è stato collocato a parte, ma recentemente è stato giustamente proposto (von Vacano) che esso debba collocarsi al centro del frontone. Le dimensioni dell'attuale ricomposizione andrebbero pertanto ampliate, il che corrisponderebbe anche alle dimensioni supponibili secondo i resti del tempio. Non è escluso che qualche pezzo appartenga alla decorazione frontonale opposta (S).
Sembra che il tempio e le sculture possano riportarsi al IV-II sec. a. C. Il riferimento alla battaglia di T. avvenuta quasi alla fine del III sec., potrebbe rappresentare anche un'ipotesi errata. In realtà l'esasperazione del movimento e la profondità dei piani prospettici nella coroplastica frontonale di Talamonaccio sono propri del III sec. e conservano gli insegnamenti derivati dalla pittura del IV sec. (come hanno proposto il Libertini ed il Bianchi Bandinelli). Studi recenti (von Vacano) propongono invece, al di fuori degli stretti argomenti stilistici, un archetipo plastico della seconda metà del V, che più tardi si rispecchierebbe così nelle urne di Volterra come nel frontone di Talamonaccio. Altre urne, conservate al Museo di Villa Giulia (Roma) e Chiusi, sono in connessione con lo stesso tema. In particolare il senso della profondità spaziale vien fatto risalire, in tal caso, al rilievo di Gjölbaschi-Trysa (v.), che a sua volta ha ascendenti pittorici. Pienamente etrusca è l'introduzione dei dèmoni degli Inferi. Nel tempio di Talamonaccio sono in corso scavi di revisione; dalle falde del poggio di T. provengono pregevoli bronzi. Presso T. sono i ruderi di una villa romana costruita in pianura, con evidenti tracce di impianto termale.
Bibl.: G. F. Gamurrini, in Not. Scavi, 1888, pp. 125-143; id., Museo topografico dell'Etruria, Firenze-Roma 1898, pp. 91-101; L. A. Milani, in Studi e Mater., I, 1899, pp. 115 ss.; K. O. Mueller-W. Deecke, Die Etrusker, I, Stoccarda 1877, pp. 292; 414; T. Campanile, in Not. Scavi, 1919, pp. 261-275; G. Libertini, in Dissert. Pont. Acc., II, 15, 1921, p. 137; R. Bianchi Bandinelli, Storicità arte classica2, Firenze 1950, p. 90; M. Santangelo, L'Antiquarium di Orbetello, Roma 1954, p. 95; O. von Vacano, Oedipus zwischen der Viergespannen, Studien zur Komposition des Giebelskulpturen von Telamon, in Röm. Mitt., LXVIII, 1961, pp. 9-67 (con bibl. raccolta).