Talete di Mileto
Filosofo (n. forse 624 o 623 a.C.- m. tra 548 e 545 a.C.). Secondo la tradizione dossografica fu il più antico filosofo greco, fondatore della Scuola di Mileto, di cui avrebbero poi fatto parte Anassimandro e Anassimene, non legati da rapporti di discepolato ma da un comune atteggiamento nella ricerca. Poche e incerte le notizie sulla sua vita; inattendibili le attribuzioni delle opere di T., che fu considerato il primo dei Sette sapienti e viene rappresentato dalla tradizione come uno scienziato, distaccato dalla vita quotidiana, e insieme come un abile politico e uomo pratico. Un aneddoto narrato da Platone nel Teeteto (➔) (174 a) ricorda come, assorto nella contemplazione degli astri, T. ‒ archetipo del sapiente dedito alla pura speculazione teorica ‒ fosse caduto in una buca, suscitando le risa della serva di origine tracia. Aristotele nella Politica (I, 11) racconta invece come T. ‒ prevedendo un abbondante raccolto di olive ‒ avesse comprato tutti i frantoi disponibili, ricavando una cospicua ricchezza. Entrambi gli aneddoti sembrano restituire una visione del sapiente elaborata più tardi dal pensiero greco, in partic. nel contesto della discussione circa il fine dell’uomo e la sua conquista della felicità. Aristotele, nella ‘storia del pensiero’ tracciata nella Metafisica (➔) (I, 3, 893 b; framm. 12 Diels-Kranz) considera T. come l’iniziatore della ricerca dell’ἀρχή, del «principio», da cui tutte le cose si sarebbero generate. Tale principio, inteso in senso del tutto empirico, sarebbe secondo T. l’acqua, da cui tutte le altre cose avrebbero tratto origine. Quindi egli è da considerare come il primo «filosofo», nel senso in cui appunto vengono considerati «filosofi», nella tradizione greca, anche i primi indagatori delle scienze naturalistiche, matematiche, astronomiche, nell’ambito delle quali, del resto, gli vengono attribuiti molti teoremi e scoperte (secondo la tradizione, anche la predizione ‒ negli anni della sua ἀκμή ‒ dell’eclisse solare del 28 maggio 585, che coincise con la battaglia tra Medi e Lidi sul fiume Halys e che permette di collocare secondo alcuni le date di nascita e di morte rispettivamente tra 624 o 623 e 548 o 545 a.C.). Nessun frammento è superstite delle opere che gli vengono attribuite, e cioè una Ναυτικὴ ἀστρολογία, manuale di conoscenze astronomiche a uso dei navigatori, attribuito peraltro anche a Foco di Samo; un Περὶ ἀρχῶν («Sui principi»); un Περὶ τροπῆς («Sul solstizio»); un Περὶ ἰσημερὶας («Sull’equinozio»).