talpa
La t., per la proprietà di avere gli occhi ricoperti da una membrana (pelle), la cui trasparenza permette peraltro all'animale la percezione della luce, era spesso assunta, e lo è tuttora, come termine di similitudine per indicare una vista debole e offuscata.
D. si vale del paragone in Pg XVII 3 Ricorditi, lettor, se mai ne l'alpe / ti colse nebbia per la qual vedessi / non altrimenti che per pelle talpe, per mettere in risalto la scarsa visibilità (non più buio d'inferno e di notte privata / d'ogne pianeto, XVI 1-2) all'uscita del terzo girone del Purgatorio, degl'iracondi, simile a quella determinata da nebbia fitta nei luoghi montani.
Non cecità totale, pertanto, quella delle t., per D. (diversamente da come interpretano alcuni commentatori moderni: cfr. Sapegno, Torraca); e ne sono conferma le chiose della maggior parte dei commentatori antichi, tra cui Benvenuto (" Per pelle talpe; supple vident... quia [talpa] habet oculos, et natura nichil facit frustra... videt tamen debiliter ") e Buti: " la pelle che hanno innanzi a il occhi, la quale bene che sia sottile pur impaccia la vista sua, che non può vedere da lungi né bene da presso ".