TAMBURELLO
. Il giuoco del tamburello, o, meglio, della palla a tamburello, ripete certamente la sua origine, al pari di tanti altri, dalla "sferistica" greco-romana (v. palla), e ne è verosimilmente uno dei più diretti derivati. Si dovette presto pensare a lanciarsi una sfera a mezzo di strumenti più duri e di maggior superficie che non la palma della mano; e un cerchio di tamburo con in giro bene assicurata una pelle d'asino fu il primo tamburello. Il giuoco fu largamente praticato anche nel Rinascimento, sebbene la sua forma attuale risalga al sec. XIX. Le principali regole del tamburello sono comuni a quelle del giuoco del pallone. Le partite si svolgono su un campo di m. 150, diviso per metà; le squadre sono composte da tre o quattro giocatori come nel giuoco del pallone, e come in questo giuoco vengono assegnati e contati i punti.
Il tamburello è costituito da una pelle di vaccina appositamente conciata, tesa su un cerchio di legno del diametro di 26 ÷ 29 cm. Per la battuta si usa spesso uno speciale tamburello di forma ovale, più assottigliato all'impugnatura. La palla è di gomma piena, solitamente di cm. 6 di diametro e del peso di grammi 70. Per tutto il sec. XIX il giuoco fu diffusissimo in Italia. Decaduto alquanto nell'ultimo ventennio, sta tornando oggi in auge per merito dell'Opera Nazionale Dopolavoro.