TAMMANY HALL
HALL. Nome con cui, dalla sede, si designa generalmente la sezione del partito democratico che domina la politica della città di New York ed è intimamente legata, per l'intermediario dei suoi dirigenti, con un'associazione politica pseudofilantropica chiamata Society of St. Tammany.
Questa trae la sua origine da una società precedente la Rivoluzione, chiamata Sons of Saint Tammany, dal nome di un capo indiano del Delaware, morto forse nel 1740, contrapposto ai santi Giorgio, Davide e Andrea delle società costituite da fedeli all'Inghilterra. Quando questi elementi parvero riacquistare influenza, William Mooney, un tappezziere di New York, fondò nel 1789 la nuova società, filantropica e democratica, riconosciuta legalmente nel 1805 e che nel 1811 ebbe, all'angolo di Frankfort Street e di Park Row, la sua prima sede propria, o "wigwam" (tutta l'organizzazione usa nomi indiani: vi sono "tribù", in origine 13, cioè una per ogni stato, designato con un nome totemico, p. es. "Aquila" per New York, "Volpe" per il Maryland, ecc.; un sachem per ogni tribù e un "gran sachem"; la carica onoraria di "massimo sachem", o great grand sachem fu conferita a tutti i presidenti degli Stati Uniti, da Washington ad A. Jackson). Ma già la società aveva assunto un indirizzo politico: l'organizzazione politica è bensì giuridicamente distinta da essa, ma i dirigenti sono gli stessi e la sede della prima, Tammany Hall, è proprietà della società, di modo che si tratta in realtà di un solo organismo. E sotto l'impulso di Aaron Burr, Tammany Hall, che aveva già manifestato il suo entusiasmo per la rivoluzione francese, fu per il Jefferson contro A. Hamilton (v.), strenuamente antinglese nel 1812, e poi si batté per il suffragio universale e contro la prigionia per debiti, e per opera di M. Van Buren sostenne A. Jackson. Dapprincipio ostile all'elemento straniero, verso la metà del sec. XIX si avvicinò agl'immigrati - allora in grandissima maggioranza irlandesi - accogliendoli, organizzandoli e sfruttandone le associazioni (gang) per rafforzare il proprio potere. Nel 1867 si trovò sottoposta a un unico capo (boss), W. M. Tweed (1823-78), nato a New York da genitori scozzesi, nel 1853-55 membro della Camera federale dei rappresentanti e nel 1861-70 senatore dello stato di New York; ma segnalatosi soprattutto nella politica municipale. Con alcuni amici, A. C. Hall, P. B. Sweeny, R. B. Connolly, che avevano tutti cariche importanti, il Tweed, presidente del comitato dei soprintendenti (Board of supervisors) nel 1856, commissario delle strade (1861-70) e dei lavori pubblici (1870), ebbe tutta la macchina politica della grande città completamente in mano e di questo suo potere si servì per esercitare il peculato in così vasta scala, che si calcola le depredazioni ascendessero a circa 200 milioni di dollari. Contro di lui insorsero infine G. Jones e L. J. Jennings, proprietario e redattore capo del New York Times e il famoso caricaturista Th. Nast: i risultati di un'inchiesta, da loro coraggiosamente pubblicati nel luglio 1871 fecero sì che nelle elezioni del novembre lo strapotente "Tweed ring" cadesse. Sweeny e Connolly fuggirono; Tweed nel 1873 fu condannato a 12 anni di carcere e a una grave multa. La sentenza fu revocata nel 1875, ma il Tweed non potendo fornire malleveria in altri giudizî intentati contro di lui, fu chiuso di nuovo in prigione; fuggito in Spagna, fu ricondotto in patria e morì in carcere. Ma la Tammany non era stata abbattuta con lui. Nel 1872, si ebbe una riforma, provocata da J. Kelly, il quale seppe attrarre alcuni democratici come S. J. Tilden, che avevano combattuto il Tweed.
Morto il Kelly nel 1886, il comitato esecutivo proclamò di voler assumere la direzione effettiva; in realtà, essa toccò ben presto a un gruppo di quattro persone, H. J. Grant, Th. F. Gilroy, W. Bourke Cockran, e Riehard Croker, che ben presto fu il nuovo boss. Nel maggio 1894, in seguito a un'inchiesta, annunciò di ritirarsi dalla vita pubblica e di trasferirsi all'estero; ma nel 1897 ritornò e rimase di nuovo a capo della Tammany fino al 1901. Dopo un breve periodo di potere di L. Nixon, succedette un triumvirato, composto di D. F. McMahon, L. F. Haffen, C. F. Murphy: quest'ultimo fu il nuovo boss, sconfitto nel 1906 quando sostenne la candidatura di W. R. Hearst a governatore dello stato di New York, contro Ch. E. Hughes, ma di nuovo vittorioso, nonostante fosse fatto oggetto di violenti attacchi, in varie elezioni successive presidenziali, statali e municipali, favorevoli al partito democratico, che in New York è rappresentato appunto dalla Tammany. Morto il Murphy nel 1924, gli succedette C. W. Olvany, con il quale si ebbe un certo mutamento d'indirizzi, e a cui succedette nel 1929 J. F. Curry: ma l'uomo più eminente di Tammany è stato in quersto periodo A. Smith, più volte governatore di New York e nel 1928 candidato alla presidenza. Col 1929 ha abbandonato la sede che dal 1868 essa occupava nella 14a strada, e si è trasferita in una nuova, a Union square e 17a strada. Essa è stata oggetto di varie inchieste nel 1890, 1894, 1899, 1931: quest'ultima (inchiesta Seabury) costrinse il mayor J. Walker, a dimettersi, ma ciò nonostante Tammany vinse nelle elezioni del 1932.
La base di questo potere di Tammany è nella sapiente organizzazione politica, che per mezzo di comitati e "capitani" in ciascuna delle varie circoscrizioni elettorali, amministrative e politiche, riesce a controllare efficacemente la disciplina degli aderenti; mentre gli organismi centrali assicurano unità di indirizzo e i mezzi finanziarî, e gli organi periferici compiono una complessa opera di assistenza tra le classi umili; opera che va dall'organizzazione di banchetti, balli, gite e trattenimenti varî al vero e proprio soccorso ai disoccupati e agli accusati, all'elargizione di favori, praticata specialmente quando i rappresentanti della Tammany sono al potere. D'altro canto, a quanto si afferma, l'associazione non rifugge neppure dall'intimidazione e da forme di vera e propria corruzione elettorale.
Bibl.: M. R. Werner, Tammany Hall, New York 1928 e ristampe 1931 e 1932.