TAMMUZ
Divinità maschile mesopotamica, di origine sumerica, che si trova associata con la dea Ishtar (v.). Dal mondo orientale è passata a quello classico con il nome di Adone (v.). Il suo nome appare originariamente nella forma Dumuzi (T. è la forma babilonese), interpretata comunemente, ma sembra a torto (secondo A. Falkenstein) come abbreviazione di Dumu-zi-abzu ("figlio legittimo dell'abisso", cioè di Enki (v.).
Dumuzi-T. era venerato soprattutto a Eridu, associato con il culto di Utu-Shamash, a Uruk insieme con manna, a Lagash e a Babilonia.
Basandosi essenzialmente su un insieme di testi letterarî (il poema accadico della Discesa di Ishtar agli Inferi, i cui versi finali sembrano alludere a una resurrezione del dio dal regno dei morti, interpretato come se la dea Ishtar discendesse nel mondo sotterraneo per liberare T.; il mito di Adapa, in cui il dio appare in cielo insieme a Ningishzida come guardiano della porta di Anu; un passo del poema di Gilgamesh dove T. viene menzionato come l'amante di Ishtar per il quale la dea avrebbe istituito lamentazioni annuali; un insieme di inni e lamentazioni) e su analogie con le figure di Osiride, Attis e Adone, si riteneva fino a pochi anni or sono, seguendo la teoria di J. G. Frazer, che T. fosse un dio della natura, personificazione della vita vegetale e animale che cessa alla fine dell'estate per rinascere in primavera.
La scoperta di nuovi testi sumerici riguardanti il ciclo di Dumuzi e lo studio più accurato di testi già noti, ha portato a una ricostruzione più completa del mito di Dumuzi-T. e a una revisione delle caratteristiche attribuite alla sua figura, che rimane tuttavia piuttosto problematica. Si è da una parte insistito, forse a torto, sul carattere originariamente storico, di re divinizzato, di Dumuzi-T., menzionato nella lista reale sumerica come re di Badtibira, con la qualifica di pastore, in un periodo precedente il diluvio, e come re di Uruk, con la qualifica di pescatore, tra Lugalbanda e Gilgamesh. D'altra parte, sulla scorta essenzialmente della redazione sumerica della Discesa di Inanna agli Inferi, si è mostrato come l'ipotesi di una resurrezione di Dumuzi-T. sia piuttosto improbabile, dato che il dio appare scelto come sostituto necessario per la liberazione di manna dal regno dei morti e trascinato nel mondo sotterraneo alla fine del poema. Tracce certe di una credenza nella resurrezione del dio non appaiono neanche negli inni e nelle lamentazioni in suo onore. La figura di Dumuzi-T. non appare più dunque quella del dio che muore e che risorge legato al ciclo annuale della natura. Un rapporto del dio con fenomeni connessi con la fertilità sembra tuttavia, dall'esame dei testi, indubbio ed è possibile che egli fosse il simbolo dei poteri nutritivi insiti in alcune piante commestibili, in particolare il grano e i datteri, e nel latte (elementi che ci riportano alla più tipica cultura agricolo-pastorale sumerica), come risulta dalla recente analisi degli aspetti della persona di Dumuzi-T. condotta da T. Jacobsen.
Sono state connesse con T. numerose raffigurazioni, attestate fin dal periodo di Uruk IV (circa 3.000 a. C.), che costituiscono una parte notevolmente importante del repertorio figurativo mesopotamico. Nessuna di esse, tuttavia, può con sicurezza collegarsi con questa divinità data l'incertezza che tuttora sussiste sulle caratteristiche da attribuirsi alla sua figura e la mancanza, in queste rappresentazioni, di qualsiasi tratto che le caratterizzi in modo certo, salvo per lo più un generico rapporto con un culto della fertilità.
Il simbolo di Dumuzi-T. è stato identificato con la spiga di grano, la cui schematizzazione, preceduta dal determinativo divino, costituisce, in cuneiforme, l'ideogramma del dio.
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