Vedi TANAGRA dell'anno: 1966 - 1997
ΤAΝAGRA (v. vol. VII, p. 590)
Presso il villaggio di Dramesi, identificato con l'antica Hyria (Biegen, 1949), è un grande abitato preistorico ai margini del quale è stata scoperta una tomba in rovina, con lastre che recano incise raffigurazioni di navi, datate al Tardo Elladico III, periodo in cui da qui e dalla vicina Aulide mosse la flotta comune dei Greci alla volta di Troia. Un'ipotesi recente considera la tomba come più antica, del Medio o anche dell'Antico Elladico, e la pone in relazione con il noto passo di Pausania (IX, 37, 5-6) circa la Tomba di Hyreus, che ricorda modelli e pratiche egizi e richiama lo schema e i destini della ben conosciuta Tomba di Anfione e Zeto sulla cima della collinetta piramidale all’Amphèion a Tebe (v.).
Nelle vicinanze di Dramesi, nel villaggio di Pharos, è stata scoperta e scavata una necropoli composta di tombe a camera, che si datano al Tardo Elladico III Α-B, con notevoli ritrovamenti, tra i quali anche un sigillo orientale a cilindro con raffigurazione di uccelli acquatici (Spyropoulos, 1971). Resti preistorici sono stati scoperti negli odierni villaggi di Eleon e di Arma. Il primo insediamento è menzionato da Strabone (IX, 406) mentre Arma è conosciuta dal ciclo mitico dei Sette contro Tebe, come la località dove scomparve il carro di Anfiarao. È verosimile che sul posto vi fosse un santuario (Spyropoulos, 1974).
A SO di T. si trova il fiorente distretto di Asopia, in cui si sono localizzati resti di tombe a camera, mentre ancora più a O, a Kallithea, è stata scavata nel 1970 un'intera necropoli di tombe a camera del Tardo Elladico III A-B.
La città di epoca storica si trova a SE dell'odierno villaggio di Schimatari mentre la T. di epoca preistorica era situata sicuramente nella zona intorno all'attuale aeroporto militare. In diversi punti si sono localizzati resti preistorici: muri di edifici e tombe dall'Antico al Tardo Elladico. Di quest'ultimo periodo, noto anche come Miceneo, si conoscono due complessi di edifici abitativi, probabilmente di vasta estensione, ma in larga misura danneggiati da interventi più recenti, non distanti da due grandi necropoli micenee, individuate ed esplorate nelle località Gephyra e Dendro, situate a una distanza rispettivamente di 400 e 1.000 m dal moderno villaggio di Tanagra.
A partire dagli anni '50 circolarono le prime notizie dei significativi ritrovamenti di epoca micenea (in particolare làrnakes o sarcofagi in terracotta) a T., sfortunatamente non provenienti da scavi sistematici. Quando diversi sarcofagi fecero la loro comparsa sul mercato antiquario, musei e collezioni private straniere sollecitarono l'interesse degli specialisti che in un primo momento li ritennero delle falsificazioni.
Dopo un primo approccio scientifico al problema (Vermeule, 1965), nel 1968 prese avvio un programma di ricerca sistematica e di scavo. In seguito a una minuziosa ricognizione del territorio vennero individuate le due necropoli nelle località sopra menzionate, delle quali si iniziò subito lo scavo, durato oltre quindici anni. Le necropoli micenee di T. occupano, con una serrata disposizione di tombe, due ampî pendii. Le tombe sono a camera, più raramente a pozzo o a fossa: le due prime categorie sono costituite da tombe di famiglia con deposizioni multiple, di regola con ricchi corredi; le tombe a fossa contengono sepolture singole. Le necropoli si datano dal Tardo Elladico III Β al III C, e quella in località Dendro è risultata essere la più antica.
L'innovazione più importante e quasi unica di T. è l'uso di sarcofagi in terracotta (làrnakes) per la sepoltura dei defunti. L'usanza è ben nota a Creta fin dall'epoca prepalaziale, ma è rara in area elladica nel Tardo Elladico III. L'eccezionale importanza delle làrnakes di T. è determinata soprattutto dalla decorazione figurata, che ci ha conservato un'eccellente rappresentazione dei costumi funerarî del rituale e del culto dei Micenei. I temi ornamentali e iconografici appartengono alla comune tradizione cretese-micenea, ma il carattere delle raffigurazioni e soprattutto le azioni rituali sono puramente elladiche, micenee. Il loro più stretto parallelo si trova nell’Iliade, che alla galleria di immagini delle làrnakes di T. offre il miglior commento.
Tutto il ciclo rituale della cura del cadavere, o nekrotherapèia, noto in Omero come γέρας θανόντων, è eloquentemente rappresentato sui sarcofagi di T., in particolare nelle fasi del compianto funebre (thrènos), della presentazione del defunto (pròthesis), del trasporto (ekphorà), della libagione ai morti (spondè), dei giuochi (agònes) e delle cerimonie di culto in onore dei defunti. Il tema più frequente è il thrènos, rappresentato da cori di prefiche in diverse posizioni le quali, in coro o in forme isolate, sollevano le mani verso la testa e cantano il loro inno di commiato con un pàthos che non è sminuito dalla schematizzazione iconografica. I pittori di T. operano nel quadro della matura tradizione pittorica di época tardo-micenea, conservando parallelamente i caratteri specifici di un'arte peculiare, quasi popolare, con intensi e talora esuberanti contrassegni espressivi e psicografici. La pròthesis è resa nella sua forma più consueta, oppure con l'indiretta rappresentazione, sulla làrnax funeraria, del collocamento della salma nel sarcofago.
I monumenti figurati di T. anticipano le note raffigurazioni dei grandi vasi funerari geometrici del Dipylon e sono autentici predecessori della tradizione epica nell'arte figurativa greca. Anche da questo punto di vista, dunque, la loro importanza archeologica e storica è determinante per l'interpretazione e la cronologia dei riti e delle altre cerimonie funebri di epoca micenea e omerica. L'ekphorà è espressa con il corteo di donne e uomini che accompagnano il defunto alla sua ultima dimora, con la raffigurazione di carri, probabilmente della scorta a cavallo dalla tenda del defunto verso la tomba, e con la rappresentazione di donne che, affacciate alle finestre, seguono il corteo funebre diretto alla necropoli. La spondè si rende riconoscibile per la presenza di una figura che sorregge una coppa da libagioni per il sacrificio funebre, mentre gli agònes sono identificati dalla raffigurazione di carri, da combattimenti e da evoluzioni sul toro (taurokathapsìa).
Le làrnakes di T. vengono dunque eloquentemente a confermare l'esistenza di giuochi funebri in epoca micenea. I giuochi in onore di Peleo, di Amarunceo, di Edipo, ricordati dall'èpos, e quelli celebri in onore di Patroclo, descritti nel libro XXIII dell'Iliade, a parte l'innesto di elementi nuovi nello sviluppo poetico e storico dell'èpos, hanno nel periodo miceneo le loro fonti di ispirazione. Al di là della loro rappresentazione nelle làrnakes di T. consimili usanze sono provate dal rinvenimento nella necropoli di Tebe (v.) di un'area monumentale destinata agli agoni. Queste recenti scoperte archeologiche hanno permesso di confutare erronee cronologie e interpretazioni relative al passato rituale e cerimoniale dei Greci di epoca storica e riportano definitivamente la narrazione epica dei riti funerarî all'età micenea.
Tramite le raffigurazioni delle làrnakes di T. si rende possibile un'interpretazione più sostanziale del culto dei morti o, più precisamente, della cura dei morti nell'età micenea. La raffigurazione di simboli cultuali (doppie corna, disco solare, pietra sacra), acroterî con entità di natura mista (doppie corna, disco solare, farfalla), rappresentazioni di scene puramente cultuali (adorazione del betilo, probabile rappresentazione di un santuario delle vette) e di scene allegoriche (la nave nel porto, le sirene, simbolo dell'armonia musicale dell'universo e dell'Elisio, i cigni, ecc.) testimoniano una concezione teologica e una pratica che impongono e autorizzano un nuovo approccio ermeneutico. Se tutti questi simboli e le rappresentazioni non si riferiscono al culto dei morti stessi, o di qualche personaggio importante e di antenati, dimostrano almeno il corso del cerimoniale religioso nei riti funerarî, allo scopo di assicurare la protezione, la purificazione o anche la consacrazione dell'anima del defunto. La rappresentazione del coro delle donne, guidate da una figura più importante, recante tra le mani la statuetta della dea, presuppone forse rapporti con la cerimonia della sepoltura. Si tratta di una rappresentazione di chiaro significato, che si riferisce alla comune condotta e pratica, in epoca micenea, di riti funerarî e di cerimoniali religiosi. Nelle due necropoli dell'abitato sono stati effettuati importanti ritrovamenti (tra cui vasi, armi, gioielli, sigilli, figurine).
Bibl.: C. W. Blegen, Hyria, in Studies in Honor of Th. L. Shear (Hesperia, Suppl. VIII), Princeton 1949, p. 39; P. Ålin, Das Ende der mykenischen Fundstatten auf dem griechischen Festland, Lund 1962, p. 120; E. Vermeide, Painted Mycenean Larnakes, in JHS, LXXXV, 1965, p. 125; M. R. Belgiorno, Centauressa o sfinge su una larnax micenea da Tanagra, in SMEA, XIX, 1978, pp. 205-228. - Rapporti di scavo: Th. Spyropoulos, in AAA, II, 1969, pp. 20-25; III, 1970, pp. 184, 328; id., in Prakt, 1969, pp. 5-15; 1970, p. 29; 1971, pp. 7-14; 1973, pp. 11-21; 1974, pp. 9-33; 1975, pp. 415-427; 1976, pp. 61-68; 1977, pp. 25-31; 1979, pp. 27-36; 1980, pp. 50-60; 1981, pp. 96-117; 1982, pp. 109-122; 1983, pp. 102-108; id., in Connaissance des Arts, aprile 1971, p. 72; id., in Archaeology, 1972, p. 206.