TANAIS (Τάναις)
Colonia greca alle foci del Don nel Mar d'Azov (greco Μαιώτις), su cui abbiamo brevi informazioni da Strabone (vii, 4, 5; ΧΙ, 2) e da Alessandro Poliistore citato da Stefano di Bisanzio (s.v. Tanais). Nel 1823 I. A. Stempkovskij identificò le rovine in prossimità di Nedvigovka sul Don con T. e a pochi anni di distanza iniziarono i primi scavi archeologici sotto la conduzione di P. M. Leont'ev che confermarono tale identificazione sulla base di dati epigrafici. Nel 1867 e nel 1870 furono effettuati scavi nell'area urbana sotto la guida di V. G. von Tisenhausen e Ρ. M. Chicunov e tra il 1908 e il 1909 la necropoli fu studiata da Ν. I. Veselovskij. Notevoli risultati sono stati conseguiti dagli scavi sistematici condotti, a partire dal 1955, dall'Accademia delle Scienze dell'URSS.
T. fu fondata agli inizî del III sec. a.C. da Greci del Bosforo; la sua funzione fu principalmente quella di colonia commerciale (empòrion), di centro di scambio di prodotti greci, sia dell'area del Bosforo che della Grecia vera e propria (vino, olio, ceramica fine, prodotti di toreutica), con i beni forniti dai popoli delle steppe, i quali frequentavano la regione compresa tra il Don, il Volga e il Caucaso settentrionale (cereali, bestiame, pelli, schiavi). Grazie al suo sviluppo economico e alla lontananza dal centro del regno del Bosforo, T. poté acquisire una relativa indipendenza politica. In occasione delle lotte scoppiate nel Bosforo alla fine del I sec. a.C., T. si schierò dalla parte degli avversarî di Roma sostenendo la regina Dynamis, scacciata dal trono. La conseguente spedizione punitiva condotta dal re Polemon, alleato dei Romani, nell'8 a.C. (Strab., XI, 2, 3) portò alla presa e alla parziale distruzione della città: più precisamente, venne rasa al suolo l'area suburbana occidentale, costruita da genti non greche secondo il modello greco e difesa da un muro semplice.
Grazie all'importanza che seppe riconquistare da un punto di vista sia commerciale, sia economico-politico, la città vide sorgere verso la fine del I sec. d.C. una nuova fortificazione che assunse la forma di un Castrum romano: tracciato quasi quadrato, quattro porte, un massiccio muro di pietre squadrate con torri e un fossato profondo 8 m e largo 13, che sfruttava le caratteristiche topografiche del sito (l'alta sponda del Don a S, due precipizi naturali a E e O). Dall'accurata manutenzione dell'impianto difensivo, continuamente rinnovato nelle sue parti, si deduce che nel II e III sec. d.C. T. visse una seconda fioritura, bruscamente interrotta tra il 244 e il 247 (ultime testimonianze numismatiche), a causa degli attacchi subiti da parte di popoli in migrazione (Goti e Eruli o Eruli sarmato-alani) quando T. fu conquistata, saccheggiata e data alle fiamme. Al di sotto delle case distrutte, all'interno di spaziosi scantinati, sono state rinvenute intatte le mercanzie che vi erano state depositate e che fino a oggi costituiscono la parte più cospicua del materiale archeologico fornito dal sito. Una parziale rioccupazione dell'area cittadina, cui dovettero partecipare anche numerosi gruppi originari delle steppe (iurte ovali su basamenti di pietra accanto a case greche di impianto ortogonale), ebbe luogo nella seconda metà del IV sec. d.C. La migrazione unna, agli inizî del V sec. d.C., portò nuove distruzioni e la città cessò di esistere.
Come colonia dei Greci del Bosforo, T. fu organizzata secondo il modello delle pòleis del regno del Bosforo e ampiamente integrata nella sua vita economica. La particolare posizione periferica della città, con forte immigrazione di genti non greche - che, a O dell'insediamento urbano, diedero successivamente vita addirittura a una propria zona della città, costruita senza un piano preciso, con vie dal tracciato irregolare, ma con case dai muri in pietra, a imitazione delle dimore greche, spesso rinnovate - favorì lo sviluppo di un sistema amministrativo dualistico che conferiva all'elemento di origine barbarica un ruolo paritario nell'amministrazione cittadina. Una serie di iscrizioni, databili tra il I e il III sec. d.C., documenta le funzioni governative dell'ellenarca (per i Greci) e di diversi arconti dei Tanaiti (per il resto degli abitanti). Il materiale onomastico documentato nelle iscrizioni dimostra che nello sviluppo della città il monopolio etnico di queste funzioni era stato superato e i Greci potevano assumere la funzione di arconte dei Tanaiti, così come i non greci quella di ellenarca. Allo stesso modo la variabilità dei patronimici di nomi greci e iranici (sarmati) testimonia l'avanzato processo di fusione tra i due gruppi etnici. Oltre a quella di arconte sono note, da fonti epigrafiche, le funzioni di strategòs poleitôn, lochagòs, prosodikòs, diàdochos e un collegio di prostàtai. A partire dal 163 d.C. iscrizioni architettoniche testimoniano l'esistenza di un presbeutès basilèos, ossia di un governatore dei sovrani del Bosforo, eletto, nel II e nel III sec., tra la popolazione di Tanais.
Anche la religione e la cultura della città furono interessate da tale sincretismo. Iscrizioni testimoniano l'esistenza di thìasoi e sinodi per gli «dèi principali» e il culto di Afrodite Apaturia, Zeus, Ares e Apollo; statuette bronzee raffigurano Hermes, Apollo e Sileni, mentre figure in terracotta rappresentano Cibele e l'aquila di Zeus. Tutti i culti greci si mescolarono notevolmente ai barbarici. Il grande influsso esercitato dai gruppi provenienti dalle steppe e insediati nella città è evidente nella ceramica d'uso con decorazioni zoomorfe e modellata a mano, e nelle diverse arti applicate (oltre alla greca, la sarmata e la sindomeotica). Un'ulteriore prova di tale avanzata barbarizzazione è fornita anche dalla lingua e dall'onomastica documentata dalle iscrizioni.
Punto finale delle vie commerciali greche e unica città nell'area del Don ai limiti dell'enorme territorio delle steppe, T. acquistò significato crescente come intermediaria nello scambio delle merci con il mondo dei nomadi. Nel primo periodo dello sviluppo economico della città (III-I sec. a.C.), mercanzie greche e bosforane importate da Rodi, Sinope, Cos, Cnido, Delo, dall'Asia Minore e da Phanagoreia costituivano il principale materiale di scambio con i prodotti dei popoli delle steppe. Va inoltre aggiunta la produzione artigianale tanaita (gioielleria, toreutica, ceramica e avorio intagliato).
Un ruolo importante svolgeva anche l'attività agricola (cerealicola), l'allevamento (ovini, caprini, bovini, cavalli) e la pesca (storione e siluro come pesce secco, esportato all'interno di anfore). Questa base economica si ampliò nel secondo periodo dello sviluppo della città (I-III sec. d.C.) grazie al progredire della metallurgia e alla produzione di vasellame e perle in vetro ispirata a modelli renani. Oltre che dai centri già citati, si registra ora un afflusso di beni dal Ponto meridionale, da Pergamo, da Samo, da Siria, Egitto, Italia, Gallia e Germania. T. esportava questi prodotti, insieme ai propri, lungo le rive del Don, del Volga e del Kama fino agli Urali meridionali e alla Siberia occidentale e, verso S, fino al Caucaso settentrionale. A partire dal II sec. d.C. si fece cospicua la circolazione di monete del Bosforo nella zona d'influenza della città.
Bibl.: T. N. Knipovič, Tanais, Mosca-Leningrado 1949; D. B. Selov, Tandis i Nižnij Don ν III-I vv. do n.e. («Tanais e il Basso Don nei secc. III-I a.C.»), Mosca 1970; id., Tanais i Nižnij Don ν peroye veka našej ery («Tanais e il Basso Don nei primi secoli d.C.»), Mosca 1972; T. M. Arsen'eva, Nekropol' Tanaisa («La necropoli di Tanais»), Mosca 1977; B. Böttger, Tanais, Stadt zwischen Griechen und Barbaren, in Altertum, XXX, 1984, pp. 37-42; T. M. Arsen'eva, D. Β. Oelov, Das antike Tanais. Forschungen und Geschichte, in Klio, LXX, 1988, pp. 372-403; D. B. Shelov, The Hellenistic City of Tanais (russo con riass. in inglese), in VesDrevIstor, 1989, 3, pp. 47-54; Β. Böttger, Ein neuer Gebäudekomplex des 1.-3. Jh. in Tanais. Ausgrabungsbefund und Funktionsbestimmung, in Klio, LXXIII, 1991, pp. 171-207; T, M. Arsenieva, Tanais, carrefour ethnique et économique, in DossParis, CLXXXVIII, 1993, pp. 76-83.
(Β. Böttger)