GALIMBERTI, Tancredi (Lorenzo Tancredi)
Nacque a Cuneo il 25 luglio 1856, undicesimo di quattordici figli, da Bartolomeo, proprietario del quotidiano locale La Sentinella delle Alpi, e da Giuseppina Luciano.
Dopo aver compiuto gli studi classici presso il collegio dei padri scolopi a Savona frequentò l'Università, prima a Roma, dove ebbe rapporti con gruppi repubblicani, e poi a Torino, dove nel 1880 conseguì la laurea in giurisprudenza.
Nel 1882 divenne condirettore della Sentinella, facendo di questo giornale, di cui era ormai proprietario, un trampolino di lancio per una rapida e brillante carriera politica. Nel 1883 venne eletto al Consiglio comunale di Cuneo e l'anno successivo consigliere provinciale per il mandamento di Valgrana. Il 3 luglio 1887 entrò alla Camera dei deputati, essendo stato eletto nel collegio di Cuneo con il beneplacito di G. Giolitti, presso il quale era intervenuto in suo favore l'influente direttore della Sentinella, N. Vineis.
Quando, nel 1893, Giolitti venne investito dallo scandalo della Banca romana, il G. gli fu molto vicino e ne assunse poi la difesa nel processo davanti all'Alta Corte di giustizia. Per quanto devoto a Giolitti, il G. non fu, comunque, un seguace acritico, manifestando piuttosto, in linea con la tradizionale propensione a sinistra del liberalismo cuneese, una certa adesione al radicalismo cavallottiano.
Deputato per otto legislature, fino al 1913, il G. curò sempre i rapporti con il proprio collegio elettorale, intervenendo in favore della realizzazione di opere pubbliche, dell'ammodernamento della rete dei servizi in provincia di Cuneo e in generale del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione residente. Grazie al suo interessamento vennero realizzate la linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza e la nuova stazione dell'Altipiano. Nondimeno, il G. intervenne anche sulle grandi questioni al centro della politica nazionale.
Fautore del rigore economico, si oppose ai metodi repressivi per risolvere le questioni sociali; contrario alla politica di espansione coloniale, caldeggiò il riavvicinamento alla Francia.
Raccomandato da Giolitti come politico "onestissimo e intelligentissimo" e di "grande influenza nella provincia di Cuneo" (Repaci, p. 30), il 10 marzo 1896 venne chiamato a far parte del governo Rudinì in qualità di sottosegretario alla Pubblica Istruzione, incarico che mantenne anche nel successivo governo Rudinì, fino al 13 ott. 1897. Oppositore del governo Pelloux, il G. si schierò pubblicamente contro le leggi liberticide, sostenendo che era l'insufficienza della legislazione sociale ad alimentare la propaganda socialista e clericale.
Le elezioni del 3 giugno 1900 registrarono una notevole crescita dell'influenza politica del G. che, dopo aver rifiutato il ministero dell'Agricoltura nel governo Saracco, il 15 febbr. 1901 venne nominato ministro delle Poste e telegrafi nel governo Zanardelli. L'incarico ministeriale, che mantenne fino al 3 nov. 1903, rappresentò il culmine della sua carriera politica, svoltasi fino ad allora sotto gli auspici di Giolitti. Di fatto, furono poi i contrasti, sempre più profondi, che si produssero tra lui e Giolitti, la causa principale del rapido e inarrestabile declino delle fortune politiche del Galimberti.
L'11 giugno 1903, in seguito al sostegno parlamentare venuto al governo dall'opposizione di destra, Giolitti aveva ritenuto opportuno dimettersi, mentre il G. era rimasto al suo posto. Tornato alla guida del governo, Giolitti non soltanto non lo volle nella sua compagine ministeriale, ma neppure si mosse in sua difesa quando, a margine dello scandalo Nasi, il G. venne accusato di illeciti relativi al periodo in cui era stato sottosegretario alla Pubblica Istruzione.
Alle elezioni del marzo 1909 il G. intese marcare le distanze da Giolitti presentandosi come fautore dell'intesa con i cattolici moderati contro le aperture ai socialisti e proprio grazie all'apporto dei voti cattolici venne rieletto. La sanzione ufficiale della rottura tra i due si ebbe il 9 apr. 1911, allorché il G., confermando la propria contrarietà all'allargamento della maggioranza verso sinistra, negò la fiducia al governo Giolitti. Il G. ebbe poi un ruolo di primo piano nell'organizzazione dell'opposizione contro il progetto di legge governativo sul monopolio delle assicurazioni. Alle successive elezioni del 1913, le prime a suffragio universale maschile, il G. dovette fare i conti col nuovo sistema elettorale, che riduceva il peso delle tradizionali clientele, e anche con la forza del suo avversario M. Soleri, giolittiano di stretta osservanza e già sindaco di Cuneo.
Il G. aveva intessuto stretti rapporti con i cattolici locali, che lo avrebbero certo sostenuto contro Soleri, appoggiato da esponenti massoni. A quel punto fu decisivo l'intervento di Giolitti, che chiese e ottenne dal conte V.O. Gentiloni la disapplicazione nel collegio di Cuneo del famoso patto, ottenendo l'astensione dei cattolici dalle urne.
Il mancato voto cattolico favorì Soleri e provocò, dopo vent'anni, l'esclusione del G. dalla Camera. La bocciatura acuì il conflitto con Giolitti e avvicinò il G. a G. Salvemini, del cui settimanale L'Unità, divenne collaboratore. Fervente interventista, il G. pensò che il diverso atteggiamento nei confronti della guerra gli offrisse l'occasione per rivalersi su Giolitti, sfidandolo nel suo stesso collegio.
Gli vennero però a mancare il sostegno economico e l'appoggio politico necessari, mentre proprio il suo interventismo aveva messo in crisi il rapporto con i cattolici. Alle elezioni politiche del 1919 fu tra i promotori e candidati della lista locale del Partito agrario autonomo indipendente, che riuscì a mandare alla Camera un proprio rappresentante, ma non il Galimberti.
Dopo un fugace riavvicinamento a Giolitti e un'incerta navigazione tra le varie anime del liberalismo, da F.S. Nitti ad A. Salandra, il G. visse un periodo di isolamento politico e non si presentò alle elezioni del 1921. Per il tramite di C.M. De Vecchi si avvicinò progressivamente al movimento fascista, che riteneva difensore dell'ordine e dello Stato, ma di cui deplorava i metodi squadristi e gli attacchi alla legalità costituita, tanto da disapprovare la marcia su Roma e da pubblicare sulla sua Sentinella il testo del proclama di stato d'assedio predisposto dal governo Facta e non firmato dal re.
Queste sue iniziali perplessità influirono certamente sul mancato inserimento del G. tra i candidati della lista nazionale nelle elezioni del 1924. Soltanto il 2 marzo 1929 ottenne un parziale risarcimento dal fascismo con l'agognata nomina a senatore del Regno.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita attendendo agli studi sul Risorgimento e sulla professione di avvocato in genere.
Il G. morì a Cuneo il 1° ag. 1939.
Fonti e Bibl.: Le carte di famiglia, tra cui rilevanti quelle del G., sono conservate presso l'Archivio della casa-museo Galimberti di Cuneo, il cui inventario, a cura di E. Mana, è stato pubblicato in Archivio Galimberti, Roma 1992. T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, s.v.; G. Racca, Il ministro T. G. Cenni biografici, Pavia 1902; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, I, Milano 1940, s.v.; G. Perticone, L'Italia contemporanea dal 1871 al 1948, Milano 1962, ad indicem; Dalle carte di G. Giolitti.Quarant'anni di politica italiana, I, a cura di P. D'Angiolini, Milano 1962; II, a cura di G. Carocci, ibid. 1962; III, a cura di C. Pavone, ibid. 1962, ad indices; nota biografica di V. Parmentola in D. Galimberti, Mazzini politico e altri scritti, Torino 1963; A. Repaci, Duccio Galimberti e la Resistenza italiana, Torino 1971, ad indicem; F. Bortolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, Roma 1971, ad indices; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1973, ad indicem; M. Belardinelli, Un esperimento liberalconservatore: i governi di Rudinì (1896-1898), Roma 1976, ad indicem; M. Sagrestani, Italia di fine secolo. La lotta politico-parlamentare dal 1892 al 1900, Bologna 1976, ad indicem; H. Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell'Italia giolittiana… 1909-1913, Roma 1979, ad indicem; L. D'Angelo, Lotte popolari e Stato nell'Italia umbertina, Roma 1979, ad indicem; S. Sonnino, Carteggio, I, 1891-1913, a cura di B.F. Brown - P. Pastorelli, Roma-Bari 1981; II, 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, ibid. 1974; III, 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, ibid. 1975, ad indices; P.L. Ballini, La destra mancata. Il gruppo rudiniano-luzzattiano fra ministerialismo e opposizione (1901-1908), Firenze 1984, ad indicem; A.A. Mola, T. G. (1856-1939). I volti del liberalismo italiano, in Studi piemontesi, XVI (1987), 1, pp. 77-99; G.C. Jocteau, L'armonia perturbata. Classi dirigenti e percezione degli scioperi nell'Italia liberale, Roma-Bari 1988, ad indicem; A.A. Mola, T. G., in Il Parlamento italiano, Storia…, VII, 1902-1908, L'età di Giolitti, Milano 1990, pp. 286 s., 516; E. Mana, La professione del deputato. T. G. fra Cuneo e Roma (1856-1939), Treviso 1992.