SALETTA, Tancredi.
– Nacque a Torino il 27 giugno 1840, dal cavalier Luigi e da Francesca Pisango. Rimase celibe per tutta la vita, dedicandosi esclusivamente alla carriera militare.
Nel 1856 fu ammesso all’Accademia militare di Torino – da cui transitavano, tradizionalmente, i futuri quadri dirigenti dello Stato maggiore dell’esercito (SME) del Regno di Sardegna – che frequentò brillantemente, uscendone, tre anni dopo, sottotenente di artiglieria.
Prestò servizio prima nell’esercito piemontese (nelle guerre per l’unità d’Italia si distinse in occasione di due assedi, quelli di Ancona – settembre 1860 – e di Gaeta – dicembre 1860-febbraio 1861), poi nell’esercito del Regno d’Italia, al cui interno compì sino ai vertici – e con rapida progressione di rango – il cursus honorum.
A Napoli, all’8° reggimento, trascorse il periodo più lungo di servizio (1862-72), durante il quale partecipò alla terza guerra d’indipendenza (1866). Quindi fu promosso maggiore nel 9° reggimento a Pavia e, nel 1875, entrò in servizio allo SM del corpo di artiglieria (nel maggio 1876 fu nominato relatore in Accademia e direttore delle istruzioni militari); nel maggio 1877 fu assegnato al corpo di SM dell’esercito (un’assegnazione prevista per quanti erano destinati a ricoprire ruoli apicali), ottenendo in luglio il grado di tenente colonnello; nel 1879 assunse il comando dello SM della divisione militare di Firenze. Promosso colonnello nel 1880, gli venne affidato il comando del 17° reggimento di fanteria a Verona, che tenne fino al dicembre 1883, quando prese il comando dello SM del X corpo d’armata e, quindi, dal giugno 1884, del neocostituito XII corpo d’armata a Palermo (cfr. SME, Ufficio storico – d’ora in poi USSME – 1987, pp. 13 s., 35-37).
Si colloca a questo punto il suo coinvolgimento nelle imprese coloniali italiane in Africa.
Nel marzo 1882 il IV governo Depretis aveva acquistato dalla compagnia di navigazione genovese Rubattino la baia e il porto di Assab, nel Mar Rosso; due anni dopo lo stesso governo decise di ampliare questo piccolo insediamento, e in dicembre sbrigativamente predispose l’invio di una spedizione militare sulle coste dell’Africa orientale; si inaugurava così una più esplicita politica espansionistico-coloniale italiana, determinata dalla corsa alla spartizione del continente africano da parte dei Paesi europei, dalle mutate condizioni economiche interne e da particolari congiunture diplomatiche.
A Saletta fu affidato – con ordini tuttavia assai vaghi, anche sulla sua effettiva destinazione (Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 17/18, 1994, doc. 882) – il comando delle truppe terrestri del corpo di spedizione (un battaglione di bersaglieri rinforzato, poco più di 800 uomini; qualcuno li paragonò ai mille di Marsala: cfr. USSME, 1935a, pp. 66 s.). L’allestimento si svolse a Napoli (futura base logistica delle guerre coloniali italiane), da cui Saletta e il contrammiraglio Pietro Caimi (nominato comandante del corpo di spedizione) si imbarcarono il 17 gennaio 1885, raggiungendo il 27 Porto Said in Egitto, il 1° febbraio il porto sudanese di Suakin (soltanto allora Saletta riuscì a consultare una carta topografica della zona verso cui era diretto; T. Saletta, Memoria sulla prima spedizione d’Africa, 1885, in USSME, 1987, p. 62) e il 5 febbraio Massaua, un porto situato circa 450 km a nord di Assab (una destinazione che negli ordini ricevuti da Saletta era indicata come eventuale).
Diversi problemi (relativi all’equipaggiamento, alle condizioni igienico-sanitarie, alla logistica) complicarono il tentativo di un razionale insediamento a Massaua (e mostrarono, anche per l’esercito italiano, una certa impreparazione alla guerra irregolare); a essi si aggiunsero la non facile convivenza con le truppe egiziane che occupavano la città (Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 17/18, 1994, doc. 855, e t. 19, 1997, docc. 166, 871), il timore di una pronta reazione dell’Etiopia (in particolare del confinante ras Alula Engida), il pericolo determinato dalle tribù islamiche costiere (Saletta avrebbe stretto alleanza con quella degli Habab in funzione antietiopica; cfr. Labanca, 1993, pp. 299 ss.) e le incursioni dal Sudan dei ribelli ‘mahdisti’ (i seguaci di Muḥammad Aḥmad ibn ‛Abd Allāh, detto al-Mahdī). Saletta si trovò dunque costretto a dirottare ad Assab e nella vicina Beilul un secondo contingente, ma non poté fare altrettanto, il 1° marzo, con un terzo scaglione, al seguito del quale, peraltro, vi era il tenente generale Agostino Ricci in missione di ispezione (T. Saletta, Memoria..., cit., pp. 79 s.).
Saletta s’impegnò a regolamentare, come poté, la situazione della colonia militare e civile di Massaua (già a Porto Said si era preoccupato di acquistare materiale utile; cfr. USSME, 1991, p. 475), provvedendo alle urgenze (T. Saletta, Memoria..., cit., pp. 70 s.; cfr. anche lettera del 20 agosto 1885 in USSME, 1985, pp. 189 s.): inoltrò al ministero della Guerra richieste di migliorie dell’equipaggiamento e delle condizioni igieniche; ristrutturò i vecchi forti, costruendone di nuovi; suggerì perfezionamenti dei mezzi di trasporto (USSME, 1991, pp. 479 s.), ampliando i collegamenti telegrafici e approntando i vari servizi (p. 456; cfr. anche Labanca, 1993, pp. 268 ss., 280 ss., per l’ordinamento giudiziario); richiese, inoltre, schizzi planimetrici (USSME, 1985, pp. 133-136) – lamentandone la mancanza al ministero (p. 503) – e organizzò, seppur con cautela, le prime truppe ‘irregolari’ di indigeni (Labanca, 1993, pp. 223 ss.).
Il nascosto sentimento espansionistico italiano che si esprimeva nella diplomazia del ministro degli Esteri Pasquale Mancini (Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 19, 1997, doc. 143 per il rapporto al ministro della Guerra, il generale Cesare Ricotti Magnani, settembre 1885) – benché fosse stato raccomandato a Saletta di osservare scrupolosamente le clausole del ‘trattato di Herwett’ del 1884, con il quale la Gran Bretagna aveva riconosciuto all’Etiopia una sorta di sovranità sulla regione del Mar Rosso (cfr. Ministero degli Affari esteri [b], I, t. 3, 1960, p. 115) – si concretizzò in estate con l’occupazione progressiva di Saati (villaggio situato nell’interno, a 28 km da Massaua), alla quale ras Alula poté rispondere solo con minacce (rimasto, peraltro, ferito durante la battaglia di Kufit – combattuta contro i mahdīsti capeggiati da Osman Digma –, chiese a Saletta medici e medicinali). I rapporti tra Saletta e Alula, d’altronde, risultavano improntati, per necessità, a una cauta e sospettosa cordialità (la loro corrispondenza si infittì nel mese di maggio – Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 17/18, 1994, doc. 918; cfr. anche USSME, 1985, pp. 187 s. – e, con essa, l’attività reciproca di spionaggio).
Il primo periodo di comando coloniale di Saletta ebbe la durata di dieci mesi (gennaio-novembre 1885), a seguito dei quali – anche per trovare una soluzione all’aperto contrasto tra Saletta, che era arrivato a chiederne le dimissioni, e il sostituto di Caimi, il contrammiraglio Raffaele Noce (subentrato in luglio; cfr. USSME, 1985, p. 190, e 1987, pp. 40-42) – il ministro degli Esteri, Carlo Felice Nicolis conte di Robilant, lo sostituì con il maggiore generale Carlo Genè (il quale, più alto in grado, venne nominato comandante in capo, con ampliate attribuzioni).
D’altronde, la stima da parte del ministro della Guerra, il citato Ricotti Magnani, nei confronti di Saletta si tradusse nella nomina di questi, il 3 dicembre, a comandante della brigata Basilicata; un incarico che ricoprì però solo dal marzo 1886, perché nel novembre 1885 era partito per l’India come osservatore delle manovre dell’esercito anglo-indiano.
Il 13 marzo 1887 Genè fu, a sua volta, rimpiazzato (a seguito della grave sconfitta subita dalle truppe italiane a Dogali il 27 gennaio) da Saletta – appena promosso maggiore generale –, per il quale iniziò il suo secondo periodo a Massaua con il ‘corpo speciale d’Africa’ (marzo-novembre 1887, con il conferimento di più ampi poteri; cfr. Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 19, 1997, doc. 179); vi trovò una situazione peggiore di quella lasciata mesi prima (ancora grave risultava la situazione sanitaria; cfr. Labanca, 1993, pp. 213 ss.). Il nuovo compito di Saletta (che cercò «di rialzare il morale delle truppe molto abbattuto»: G. Chiesi - G. Norsa, Otto mesi d’Africa, Milano 1888, p. 57; cfr. istruzioni di massima in Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 20, 1998, doc. 630) venne facilitato da migliorie tecniche e dall’incremento degli uomini e dei rifornimenti a sua disposizione (egli segnalò, per questo, la penuria di ufficiali di commissariato: T. Saletta, Relazione sulla colonia italiana di Massaua, 1887, in USSME, 1987, pp. 269 s.). Tale compito si tradusse nel contrastare il pericolo di nuove aggressioni (Saletta concluse una serie di accordi con i capi indigeni ostili all’Etiopia; Del Boca, 1976, pp. 265 s.) e nel consolidare le difese (tramite il blocco navale delle coste – cfr. Ministero degli Affari esteri [a], serie II, t. 20, 1998, doc. 681 –, la paralisi del sistema informativo di Alula, l’attuazione di alcune misure repressive – Del Boca, 1976, p. 264). Saletta ricevette in novembre un consistente rinforzo, circa ventimila uomini agli ordini del tenente generale Alessandro Asinari di San Marzano, che lo sostituì come comandante in capo delle truppe di Massaua.
Saletta attese all’elaborazione di due sobrie ma corpose relazioni sui periodi che lo videro impegnato in Africa: una Memoria sulla prima spedizione d’Africa, 1885 e una Relazione sulla colonia italiana di Massaua, 1887 (presentata ad Asinari di San Marzano nel dicembre 1887, e le cui ultime pagine, 303-366, costituiscono un interessante rapporto riassuntivo circa gli affari coloniali).
Rimpatriato nel 1888 (rimase a Massaua sino al 4 maggio, quale consulente e collaboratore di Asinari), ritornò a comandare la brigata Basilicata. Svolse poi altri incarichi (tra cui, dal 1891, quello di comandante della Scuola di applicazione di artiglieria e genio), e fu promosso tenente generale nel 1892; nel 1891 aveva testimoniato nel processo intentato a Massaua contro due alti funzionari italiani – Dario Livraghi, capo della polizia indigena, ed Eteocle Cagnassi, segretario degli Affari coloniali – imputati di gravissimi reati, tra cui numerosi omicidi di indigeni.
Dimessosi da capo di SME il generale Domenico Primerano – per gli strascichi polemici della disfatta subita ad Adua dalle truppe italiane il 1° marzo –, nel settembre 1896 Saletta fu designato a sostituirlo (fu l’unico dei primi quattro capi di SME del Regno d’Italia a non provenire dall’ex esercito borbonico); ricoprì l’incarico fino al giugno 1908, cioè per quasi dodici anni (una durata rimasta ineguagliata). Dal novembre 1900 fu anche senatore del Regno.
Saletta dovette, tuttavia, fare i conti con una restrizione delle competenze del capo di SME (che già il ministro della Guerra Ricotti Magnani e, poi, i suoi successori intendevano ridurre a funzioni meramente tecniche e consultive) e con i tagli all’organico, che inficiavano l’efficacia operativa delle truppe; riuscì ad affrontare, con tenacia e successo, entrambe le preoccupazioni, nel tentativo costante di ridare lustro e credibilità a un esercito anche moralmente debilitato (cfr. M. Mazzetti, L’esercito nel periodo giolittiano, 1900-1908, e L. De Rosa, Incidenza delle spese militari sullo sviluppo economico italiano, entrambi in USSME, L’esercito italiano dall’Unità alla Grande guerra, 1861-1918, 1980, pp. 247 e 508).
Convinto sostenitore della Triplice alleanza (il patto difensivo siglato nel 1882 tra Germania, Austria-Ungheria e Italia), Saletta cercò sempre di intrattenere, pur nelle incomprensioni, buoni rapporti con il suo corrispettivo tedesco, Afred von Schlieffen; diede impulso all’addestramento della III armata, che avrebbe dovuto essere portata sul Reno per prendere parte a un eventuale attacco tedesco alla Francia, e lavorò a un progetto di violazione della neutralità elvetica, dai cui confini si palesava anche il timore di un’offensiva francese contro l’Italia. L’alleanza con gli ‘imperi centrali’ (cfr. Ministero degli Affari esteri [a], serie III, t. 10, 2014, doc. 31, per la missione di Saletta a Vienna, giugno 1906) si faceva, tuttavia, sempre più delicata per l’avvicinamento diplomatico dell’Italia alla Francia e per un raffreddamento dei rapporti con l’Austria-Ungheria, che suggerì di riconsiderare il debole fronte nord-orientale (per il ‘servizio informazioni’ sul fronte austriaco, voluto da Saletta, cfr. USSME, 1987, pp. 30 s.; per altre misure preventive, relativamente alla difesa delle coste, cfr. Ministero degli Affari esteri [a], serie III, t. 3, 1962, docc. 124, 411).
Saletta si occupò anche di riformulare gli ordinamenti dell’esercito (come i corsi speciali sui servizi e di ricognizione alla frontiera per gli ufficiali di SM) e istituì due organi dalle urgenti finalità: la Commissione suprema mista per la difesa dello Stato (1899), per garantire la necessaria intesa tra esercito e marina, e il Consiglio dell’esercito (1908), per presentare al ministro le esigenze dell’ordinamento militare. Dovette predisporre anche uno studio, poi archiviato, per l’invio in Libia di un corpo di spedizione (S. Sonnino, Diario, I, 1866-1912, a cura di B.F. Brown, Bari 1972, p. 432).
Venne collocato nel giugno 1908 in posizione ‘ausiliaria’ (che, pur togliendolo dal servizio permanente effettivo, lo lasciava a disposizione per un eventuale richiamo). Lasciò al nuovo capo di SME, Alberto Pollio, una situazione interna più solida di quella che aveva trovato; il re Vittorio Emanuele III, di cui era riuscito a conquistare la stima (e che d’altronde preferiva un capo di SME meno dipendente dal ministro), gli scrisse parole di riconoscenza per il lavoro svolto e gli conferì il titolo di conte (USSME, 1987, p. 33).
Colpito da un attacco di angina pectoris, morì a Roma il 21 gennaio 1909.
Fonti e Bibl.: T. Saletta, Memoria sulla prima spedizione d’Africa 1885 e Relazione sulla colonia italiana di Massaua, 1887, entrambe in Archivio USSME, Eritrea, ep. L-7, b. 9/1 (ed. in USSME, 1987, pp. 53-136, 241-366); alcuni docc. sono in USSME, 1987, pp. 139-240, 369-436; cfr. anche: Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri, Archivio Eritrea, b. 41, f. 1 (1887, telegrammi Saletta); Ministero degli Affari esteri [a], Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici, I documenti diplomatici italiani, serie II, 1870-1896 – t. 17/18 (Roma 1994), 19 (1997), 20 (1998) e 21 (1968) –, e serie III, 1896-1907 – tt. 3 (1962), 7 (2000), 8 (2007) e 10 (2014).
USSME, Storia militare della colonia eritrea, I, 1869-1894, Roma 1935a; USSME, T. S., Roma 1935b; Ministero degli Affari esteri [b], Comitato per la documentazione dell’opera dell’Italia in Africa, L’ Italia in Africa: serie storica, I, Etiopia-Mar Rosso, Documenti, tt. 3-6 (relativi agli anni 1883-1888), Roma 1960-1972; A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, I, Dall’Unità alla marcia su Roma, Bari 1976; USSME, L’impresa di Massaua cento anni dopo, a cura di L. Tuccari, Roma 1985; USSME, T. S. a Massaua: memoria, relazione, documenti, a cura di A. Bianchini - R. Puletti, Roma 1987; USSME, La logistica dell’esercito italiano, 1831-1981, a cura di F. Botti, II, I servizi dalla nascita dell’esercito italiano alla Prima guerra mondiale,1861-1918, Roma 1991, pp. 447-507; N. Labanca, In marcia verso Adua, Torino 1993; v. anche la scheda biografica di Saletta nel sito dell’Archivio storico del Senato della Repubblica.