tangere
Unica occorrenza in If II 92 I' son fatta da Dio, sua mercé, tale, / che la vostra miseria non mi tange. Non tanto genericamente " toccare ", quanto " far male ", " molestare ", " offendere ": " ignorantia et malitia humana... non attingit me, et per consequens non offendit, non violat me " (Benvenuto); " la parola latina suona ben più ricca e forte dell'equivalente verbo italiano e isola Beatrice in una intangibile immacolatezza " (Grabher).
Da rifiutare l'interpretazione più tarda (accolta però da molti commenti moderni, dal Casini-Barbi allo Steiner) secondo cui non mi tange starebbe " figuratamente, per non mi rattrista " (Venturi). È ben vero che il passaggio semantico da " toccare " a " commuovere " era già del classico tango; ma dal contesto si deduce che Beatrice spiega a Virgilio perché non teme di scendere nell'Inferno; ella non ha paura perché temer si dee di sole quelle cose / c'hanno potenza di fare altrui male; inoltre non si può negare il parallelo fra il v. 92 e il v. 93 né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale. Infine, Beatrice è sì creatura divina, distaccata dalla materia e inattaccabile al male, ma non tanto da essere insensibile al dolore umano, sia quello di D. che si è perso ne la diserta piaggia (v. 62), sia quello dei dannati, almeno di quelli del Limbo.