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TANIT

di * - Enciclopedia Italiana (1937)
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TANIT

*

. Fu la principale divinità dell'Africa settentrionale preromana, e particolarmente di Cartagine. La sua origine sembra anzi sia stata libica, e il suo culto, secondo un'ipotesi, sarebbe stato poi accolto dai Cartaginesi, che vi avrebbero mescolato e adattato elementi proprî, portati dalla madrepatria. Per quanto dotata di epiteti come "volto di Baal" e connessa strettamente alla figura del dio solare Ba‛al Shamman, essa aveva la preminenza nel culto su questo suo paredro. Non certo, ma probabile, è il suo significato di divinità lunare, e soprattutto della fecondità, come poi appare chiaramente nella sua continuazione romana di Caelestis Dea. Il culto di Tanit nella Cartagine preromana è documentato da una gran quantità di stele votive puniche, ritrovate nel sito dell'antica Cartagine: in esse sono di frequente raffigurati il disco e la falce lunare, oltre al cosiddetto "simbolo di Tanit", di assai discusso significato, in cui sono combinati un triangolo equilatero, una linea orizzontale e un disco, in modo da rendere approssimativamente una rozza figura umana.

La venerazione di Tanit sopravvisse alla distruzione di Cartagine e si rinnovò nella città che sorse al posto dell'antica, si diffuse da allora ed acquistò larga popolarità, non soltanto in Africa, ma nell'Occidente in genere e poi anche in Roma stessa e nell'esercito romano. Secondo una tarda tradizione, già al tempo della distruzione di Cartagine la dea punica sarebbe stata introdotta in Roma da Scipione Africano Minore; ma si tratta evidentemente di una leggenda, come dimostra anche la mancanza di ogni indizio di un culto romano di Caelestis anteriormente a Settimio Severo. Fu infatti questo imperatore, africano di nascita, che introdusse in Roma il culto della dea: sulle sue monete si vede l'immagine della dea, seduta in groppa a un leone. Un tempio della dea sorse in Roma - probabilmente non prima del regno di Caracalla - sul fianco settentrionale del Campidoglio; nel cuore, dunque, della città, e, precisamente, vicino all'antico e venerato santuario di Giunone Moneta: a ciò dové indubbiamente contribuire, non solo l'accoglimento del culto della dea fra i sacra urbana, ma anche l'assimilazione, ormai definitiva, della divinità poliade dei Cartaginesi con Giunone, invocata quindi, come tale, con l'epiteto di Caelestis. È vero che l'epiteto di Caelestis oltre che a Giunone si trova dato ad altre divinità, come a Venere, a Diana, a Fortuna, a Bona Dea, ma per queste non è, in genere, sicuro il riferimento alla dea punica. Eliogabalo volle fare di Celeste la consorte del dio solare di Emesa; ne fece trasportare dal santuario cartaginese l'immagine a Roma e celebrare quivi le nozze col suo dio.

Oltre che in Roma e nell'esercito romano, il culto si diffuse specialmente nella Numidia, nella Mauritania e nella Spagna; a Cartagine fu celebrato con riti fastosi e anche licenziosi e si mantenne tenacemente fino all'invasione dei Vandali, quando ne fu distrutto il tempio.

Sulle forme del culto della Caelestis Dea, non abbiamo che scarse notizie; pare vi fossero addetti sacerdoti e comunità di iniziate e di sacerdotesse. La dea cartaginese aveva naturalmente un corrispondente maschile, identificato, oltre che con Ba‛al Shamman, anche con Eschmun, che nelle iscrizioni si trova generalmente identificato con Esculapio.

Bibl.: Preller, Römische Mythologie, 3a ed., Berlino 1881-83, II, p. 406 segg.; art. Caelestis, in Dizionario epigrafico di antichità romane di E. De Ruggiero; Cumont, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1247 segg., s. v. Caelestis; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2a ed., Monaco 1912, p. 373 segg.; J. Toutain, Les cultes païens dans l'empire romain, III, Parigi 1920, p. 29 segg.; U. Antonielli Tanit-Caelestis nell'arte figurata, in Notiz. arch. Min. Col., III.

Vedi anche
Cartagine (fenicio Qart Ḥadasht) Colonia fenicia nell’Africa settentrionale. Fu fondata nell’814 a.Cartagine, secondo la tradizione da Elissa (Didone). Per la sua posizione favorevole (tra il lago di Tunisi e il mare), si spinse subito sulla via dei traffici e della colonizzazione (7° sec. a.Cartagine) e divenne ... Astarte Divinità femminile fenicia e comune a tutte le nazioni semitiche. Chiamata in lingua fenicia ’Ashtart, in Siria ‛Atar‛ata, in Babilonia Ishtar, in Arabia Athtar, era la dea madre, progenitrice di tutti i viventi, signora di varie città (Tiro, Sidone, Biblo, Cartagine); il suo culto comprendeva talora ... Salambò Salambò (semitico Ṣalamba‛al «immagine di Baal») Divinità fenicio-punica, connessa o forse identificata con Tanit. Nora (gr. Νῶρα) Antica città della Sardegna, tra Cagliari e il Capo Spartivento, fondata secondo la tradizione dagli Iberi. Gli scavi archeologici hanno messo in luce tracce di frequentazione e di stanziamento di età protostorica e, a partire dal 7° sec. a.C., l’esistenza di una colonia fenicia, cui si riferiscono ...
Altri risultati per TANIT
  • Tanit
    Enciclopedia on line
    Divinità femminile dell’Africa settentrionale punica, di origine fenicia, paredra di Baal (➔) e più specificamente di Ba‛al Ḥammōn. Era la dea della fecondità e portava specialmente l’epiteto di faccia di Baal. La diffusione del suo culto è attestata dalle molte stele votive rinvenute nella Cartagine ...
Vocabolario
tenite²
tenite2 tenite2 (o taenite 〈tenìte〉) s. f. [dal ted. Tänit (di cui tenite è l’adattam. ital. e taenite l’adattam. ingl.), comp. di tän- (prefisso tratto dal gr. ταινία, lat. taenia «nastro, benda, strisciolina») e -it «-ite»]. – In mineralogia,...
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