taoismo
Complesso fenomeno di pensiero e di pratiche, più che vera e propria scuola filosofica, manifestatosi nel corso della storia cinese in differenti e molteplici forme. È ormai caduta l’artificiosa distinzione, assai in voga per lungo tempo, fra t. filosofico (daojia) e t. religioso (daojiao); similmente è risultato improprio il giudizio che limitò il t. alle sole moltitudini di Cinesi illitterati, giacché sono per contro centinaia i testi conservati nel Canone taoista (Daozang), raccolta di scritture completata durante il regno di Zhengtong (1436-50). Né, inoltre, ha più fondamento l’idea che il t. fosse appannaggio esclusivo di eremiti, di disadattati o addirittura di ribelli. Dal Daode jing (➔) e dal Zhuangzi, opera taoista del 3°-2° sec. a.C., derivò una nuova accezione del termine cinese dao (➔), inteso come la verità suprema, unica, trascendente, invisibile e ineffabile, tanto da rivelare anche un insuperabile limite della stessa lingua umana. In forza della sua «virtù» (de), il dao è la fonte di tutta la vita, la ‘madre’ di ogni cosa e così pure la destinazione ultima di tutto. Fra gli uomini, solo colui che è «santo» (shengren) o «vero» (zhenren) si conserva sereno, perché sopraffatto dalla spontaneità (ziran) della vita e pertanto del dao medesimo. Il saggio sovrano, come l’«uomo santo», favorisce parimenti l’azione spontanea delle leggi naturali e diffonde ovunque e fra gli uomini ordine e armonia. Sicché le parole del saggio risuonano imperiose: «Non mi adopro, e il popolo da sé si trasforma; prediligo la quiete, e il popolo da sé si corregge; sono incurante degli incarichi, e il popolo da sé ottiene la prosperità; aspiro a non desiderare, e il popolo da sé si mantiene nella semplicità» (Daode jing, 57). Questi temi sono riaffermati in altre opere di evidente tenore taoista, come, per es., il Liezi (➔) e lo Huainanzi (➔). Inoltre, le stesse questioni dottrinali sono presenti nello sforzo ermeneutico di He Yan (190-249), Wang Bi (226-249) e Guo Xiang (m. 312), i più vivaci esponenti del movimento xuanxue («profonda o misteriosa dottrina»), una vera rinascenza taoista fra i secc. 3° e 6°. La stessa unità dottrinale si riverbera poi nelle applicazioni empiriche o nelle pratiche diffusesi tra i secc. 2° e 4° e note in partic. come la «via dei maestri celesti» (Tianshi dao), la «purezza suprema» (Shangqing) e il «tesoro numinoso» (Lingbao). L’agognato ristabilimento di un’età di «assoluta pace» (taiping), riflesso tra gli uomini dell’armonia cosmica; lo sviluppo di una raffinata cosmologia e di una ricchissima mitologia, donde la rappresentazione dell’agire del dao; la suggestiva accettazione di dottrine della tradizione buddista; l’affermazione dell’«alchimia interiore» (neidan): concreto processo di superamento, da parte dell’uomo, delle angustie terrene e di graduale mutamento della propria natura sino a fondersi interamente nella forza cosmica del dao; l’irrefrenabile tendenza a favorire dottrine sincretistiche: tutti questi temi hanno fatto del t. una delle espressioni più autentiche e genuine della civiltà cinese.