tap-tap
(tap tap), loc. s.le m. inv. Voce onomatopeica che imita il rumore sordo prodotto da una reiterata e bonaria pacca sulla spalla o dalla percussione ripetuta di un dito su qualcosa su cui si vuole richiamare l’attenzione.
• La narrativa scelta dal presidente per cercare di scuotere il suo elettorato disilluso è quella dell’auto fatta precipitare in un burrone dai repubblicani. «L’hanno lasciata lì e se ne sono andati. È toccato a noi andarla a recuperare: l’abbiamo spinta su per la china con sforzi enormi, siamo riusciti a rimetterla in strada, l’abbiamo girata nella giusta direzione e quando stiamo per ripartire, da dietro qualcuno ci fa tap tap sulla spalla: è un repubblicano che vuole le chiavi. Volete dargliele?». (Massimo Gaggi, Corriere della sera, 2 novembre 2010, p. 1, Prima pagina) • «Ah ecco», la signora con l’husky color crema fa tap-tap col dito sul simbolo della Lega Nord. Capito adesso. Inquadrato. Perché lui, il candidato leghista, la parola «Lega» non la dice mai, forse perché è candidato anche del Pdl, fattostà che dice solo «piacere sono Bernardini» e uno dovrebbe capire, ma cosa vuoi capire, mica è Bossi, il Manes, da riconoscerlo di colpo sul bus tra una fermata e l’altra. Invece, cartolina, «Ah ecco», e tutto torna a posto, il simbolo con lo spadone lo riconoscono anche le zdàure che vanno a far la spesa alle nove di mattina col 14A. (Michele Smargiassi, Repubblica, 20 aprile 2011, Bologna, p. I).
- Già attestato nella Repubblica del 30 agosto 2003, p. 46, Sport (Andrea Sorrentino), nella variante grafica tap tap.