tappetaro
s. m. (spreg. iron.) Chi vende tappeti di scarso valore e per estensione merce contraffatta o di dubbia provenienza; in senso figurato, imbroglioncello.
• tutta l’area attorno all’Hotel King David sembra uno spazio alieno, l’anticamera silenziosa e asettica di un laboratorio speciale, il crogiolo di un bunker a cielo aperto. Eppure su questi marciapiede s’allineano i negozi del turismo: grandi gioiellieri e pataccari, gallerie raffinate e tappetari, autonoleggi e ristoratori. (Alberto Stabile, Repubblica, 10 gennaio 2008, p. 12, Politica estera) • Si conferma il [Muammar] Gheddafi di sempre quello che al telefono ha detto a Silvio Berlusconi «qui va tutto bene». Il tappetaro che vive di merce contraffatta, muore di merce contraffatta. L’unico Gheddafi vero è quello falso. (Francesco Merlo, Repubblica, 23 febbraio 2011, p. 1, Prima pagina) • «Abbiamo fatto un campionato straordinario ‒ ha twittato il difensore [Medhi Benatia] ‒. Siamo contenti di aver riportato la felicità negli occhi dei tifosi». Che sarebbero ancora più felici sapendo che il prossimo anno il «tappetaro», come lo ha ribattezzato scherzosamente [Francesco] Totti, giocherà ancora nella Roma. (Gianluca Piacentini, Corriere della sera, 20 maggio 2014, Cronaca di Roma, p. 7).
- Derivato dal s. m. tappeto con l’aggiunta del suffisso -aro.
- Già attestato nella Repubblica del 9 luglio 1985, p. 35, Sport (Gianni Mura).