TAPPEZZERIA
. Diversamente da quanto avviene nei paesi nordici, dove la parola corrispondente a quella italiana indica i tessuti figurati, in Italia serve per indicare essenzialmente le stoffe alle quali è affidata la copertura di pareti, e di parti di mobilio o le carte decorate con le quali si rivestono le pareti (v. parato, carta da).
Come ogni altra forma d'arte alla quale siano connesse idee di sfarzo, l'origine dell'uso delle tappezzerie va ricercato nell'Oriente. Gli Egizî le conobbero, e hanno lasciato ricordi del modo con il quale si facevano i tessuti, e dalle loro tombe sono emersi saggi cospicui. L'Esodo ricorda le stoffe decorate con raffigurazioni che erano stese nell'interno del Tempio di Gerusalemme, Omero quelle tessute da Penelope, Apollonio quelle dei templi di Babilonia, Filostrato accenna a tappezzerie con le favole greche di Andromeda e d'Orfeo esistenti nel palazzo dei re di Siria.
Da Erodoto abbiamo notizia dei tessuti a disegni geometrici delle regioni del Caspio. Dagli storici romani si ha memoria delle tappezzerie di Metello Scipione, che si vendettero per 800.000 sesterzî e che, più tardi, furono acquistate da Nerone per due milioni di sesterzî. Per lungo tempo gli Orientali fornirono stoffe per tappezzerie (opus plumarii, se imitavano le penne di uccelli; opus artificis, se eseguite con lane diverse) ai Greci e ai Romani. A Roma, furono famose le tende che ricoprivano pareti, e i tappeti che Attalo, re di Pergamo, legò a Roma. Nei primi tempi cristiani, stoffe (vela) decoravano le chiese, appese alle parte, agli intercolunnî delle navate. Di alcune di quelle stoffe ci sono giunti frammenti per lo più orientali. Sappiamo che in Francia già nel sec. VIII, si lavoravano stoffe decorate per le chiese. Soltanto dopo le crociate si vuole che dalle chiese l'uso delle tappezzerie passasse nelle dimore signorili. Si cominciò a stendere attorno ai letti stoffe che li chiudevano come tende. Poi, le sale per riunioni, cerimonie e banchetti, ebbero grandi tappezzerie chiuse da frange nel basso, tenute alquanto lontane dalle muraglie, per lasciare passaggi. Le stoffe furono anche stese, nei giorni di festa, fuori delle finestre e nelle strade. Le memorie documentarie sulle stoffe, usate per la decorazione murale, non riferiscono nomi precisi. Si tratta di broccati, di ricami, di stoffe dove l'ordito e la trama davano disegni, o di veri e proprî arazzi? Probabilmente tutte queste tecniche furono usate. I monumenti tessili della Francia, della Germania, dell'Italia che si possono fare risalire ai secoli XII e XIII richiamano evidentemente la loro derivazione dall'Oriente e da Bisanzio. Lasciando da parte gli arazzi, possiamo ricordare come, a partire dal sec. XIV, si fabbricarono in quasi tutta l'Europa quei tessuti di diversissime forme dove il disegno è rilevato a punto tela su fondi a punto raso, che presero il nome da analoghe lavorazioni di Damasco, i broccati, i broccatelli, i velluti decorati, ecc. Per tutto il Cinquecento, con le decorazioni più care al Rinascimento, le più varie stoffe, anche quelle che servivano per i vestiti, furono adoperate, per ricoprire direttamente pareti, schienali di seggiole, mobili, cuscini. Sono frequenti le leggi suntuarie che cercano di frenare le stoffe più lussuose, le quali non sono usate soltanto nelle corti e nelle dimore patrizie, ma anche in quelle di ricchi privati.
Di secolo in secolo i motivi di decorazione mutano e si adattano alle trasformazioni del mobilio. Nel Settecento, alle tecniche più in uso, se ne aggiunsero altre, come quelle del lampasso, dello spolinato, dei tinti in catena, e, sull'esempio delle stoffe provenienti dall'India, degli stampati, dei quali meritano particolare ricordo quelli eseguiti nella manifattura di Jouy. Appare anche, in questo tempo, con frequenza l'uso delle carte stampate a varî colori, o con figurine: a Venezia e in Francia servirono anche per mobili laccati alla cinese con la vernice Martin. Il Settecento fu l'età dell'oro delle stoffe di parato, non per la suntuosità, ma perché la varietà dei motivi, derivati a volte da esemplari antichi, a volte disegnati da artisti di grido, è sempre di una reale freschezza. Si trovano invenzioni felicissime di lampassi, nei quali gl'ideali arcadici del secolo, le passioni per i paesi orientali, per i fiori, per i merletti, sono tradotte con grazie delicate. Le tappezzerie hanno la loro intonazione compiuta con gli ambienti architettonici, con il mobilio, con gli abiti dei personaggi. Nel tempo neoclassico appaiono nei tessuti tutti gli elementi che erano cari all'arte greca e romana, senza che nessuna nuova forma di stoffe di parato fosse trovata. Nel tempo romantico furono usate, mutandole secondo il nuovo gusto, forme settecentesche e barocche, ed ebbero fortuna motivi nuovi.
Ma alle stoffe per le tappezzerie fu ancora lasciata una dignità, che si perdette non appena la produzione meccanica e i colori minerali s'impadronirono di questa delicata arte, e le tolsero la distinzione della ricerca e della finezza.
Soltanto verso la fine del secolo rinacque la passione per le belle stoffe, e con questa si risuscitarono le pratiche antiche. In Italia fu banditore della ripresa il conte E. Gandini di Modena, raccoglitore di esemplari che costituiscono un vanto del Museo modenese. Seguirono l'esempio, tra gli altri, Vittorio Ferrari a Milano (1891), Lorenzo Rubelli, i fratelli Bevilacqua a Venezia, G. Ardizzoni a Genova, le fabbriche di S. Leucio, ecc.
Da questa ripresa furono resi possibili gli avanzamenti attuali verso forme semplici, di ricercata eleganza, di nuovo collegate all'architettura.
I musei che presentano le più ricche serie, sulle quali è possibile studiare le varie evoluzioni dei tessuti di tappezzeria sono quelli del Cinquantenario a Bruxelles (raccolta Errera), il British a Londra, del Mobilier a Parigi e, in Italia, del Bargello (raccolte Franchetti e Carrand) e di Palazzo Pitti a Firenze, del Castello Sforzesco, del Poldi Pezzoli e di Vittorio Ferrari a Milano, del Museo civico (raccolta Guggenheim) a Venezia.
V. anche: arazzo; broccato; damasco; lampasso; mobili; ricamo; tappeto; tessuto.
Bibl.: J. Guiffrey, Bibliothèque de bibliographies critiques. La Tapisserie, Parigi 1904; G. Migeon, Les arts du tissu, ivi 1909; A. Thomson, History of tapestries, Londra 1906; Luc Benoit, Le Tissu, Parigi 1920; F. Podreider, Storia dei tessuti d'arte in Italia, Bergamo 1928.