TAQ-I BOSTAN
Località dell'Iran situata fra Kirmanshah ed Ecbatana (Hamadan), non lungi da Behistun, posta lungo l'antica via della seta che viene dal Turkestan cinese, preferita dai re sassanidi da Ardashir II in poi per farvi scolpire i propri monumenti rupestri, abbandonando le pareti rocciose vicine a Persepoli. Il nome di T. è dato in particolare a una grande roccia che si eleva a picco sopra uno stagno. I più notevoli tra i monumenti scolpiti su di essa sono il rilievo con l'investitura di Ardashir II (379-381), la grande grotta con le cacce e alcuni capitelli.
Il rilievo dell'investitura mostra il re tra Ahura Mazdāh (v.) che gli offre il diadema e Mithra, dietro la cui testa si spandono i raggi solari. Questa divinità posa i piedi sopra un grande fiore di loto, con evidente influenza buddistica. Sotto i piedi del re e della divinità principale è steso un nemico ucciso (non meglio caratterizzato). Il rilievo presenta una fattura notevolmente diversa da quella delle sculture rupestri più antiche; è un'arte ufficiale, calligrafica e fredda.
La grande grotta presenta nel fondo, diviso in due registri come un'abside, in alto l'investitura di un sovrano da parte di Ahura Mazdāh e di Anāhitā divinità delle acque; in basso la statua equestre del re in armatura, con un elmo chiuso, a secchio, che copre completamente la testa. Secondo lo Erdmann il re è Peroz II (457-484) e questa è l'attribuzione prevalente; ma lo Herzfeld vi riconosceva Cosroe II (590-628). Questi altorilievi, concepiti come statue, hanno una loro fattura semplice e robusta, pur non rinunziando alla minuta descrizione dei particolari realistici che assumono valore ornamentale (v. sassanide, arte). Ma i rilievi che fanno la celebrità del T. sono quelli sulle pareti laterali della grotta, con la raffigurazione delle cacce del re. Specialmente notevole il grande rilievo della parete a sinistra, con la grande battuta ai cinghiali, entro il paràdeisos (v. giardino) cintato, con la massa della selvaggina spinta avanti dagli elefanti, mentre il re, in barca al centro di uno stagno, coperto da una lunga veste ornata di immagini del senmurv (v.), il "cane alato", che si diffonderà anche in Occidente attraverso le stoffe iraniche, scocca le frecce. Tutta la composizione, con la prospettiva dall'alto che fa ribaltare le siepi di recinzione e offre un'ampia veduta panoramica, costituisce uno dei più alti documenti dell'arte sassanide, nel quale la straordinaria facoltà della vivace rappresentazione degli animali si esplica appieno, senza che la minuta notazione realistica diminuisca mai il valore decorativo dell'insieme. I rilievi della parete a destra, invece, con caccia ai cervi, hanno una costruzione assai più schematica. In alto il re, visto frontalmente a cavallo, protetto dal parasole, si accinge alla caccia, mentre attorno sono disposti dei musicanti (con arpe, trombone e tamburelli). Al centro è raffigurata la caccia, con i cavalli lanciati al "galoppo volante"; in basso il ritorno dalla caccia. Le figure si stagliano isolate sul fondo con stretta analogia a quanto si vede nei piatti d'argento con scene di caccia (v. sassanide, arte, figg. 89, 91 e tav. a colori), così tipici per questa arte.
La grande grotta è probabilmente l'ultimo monumento rupestre dell'arte sassanide. Esso doveva far parte di un triplo iwān (v.), rimasto incompiuto. A destra della grotta si trova un piccolo iwān di Shapur III (383-388) che mostra questo sovrano col proprio padre Shapur II.
Notevoli alcuni capitelli, databili al VI-VII sec., con l'abaco ornato da una serie di edicole a nicchia, motivo ellenistico che appare adesso introdotto e che si aggiunge alle altre testimonianze della vitalità delle forme ellenistiche nell'arte iranica fino a quest'epoca (v. anche sogdiana, arte della). Meno persuasive sembrano, invece, alcune discendenze che dalla grotta di T. si son volute riconoscere nell'architettura romanica e nella pittura indiana, con superficiali accostamenti; mentre più consistenti e storicamente giustificate appaiono talune influenze sull'arte cinese di età immediatamente susseguente.
Bibl.: v. sassanide, arte, in particolare: K. Erdmann, Das Datum d. Tak-i Bustam, in Ars Islamica, IV, 1936-37, p. 79 ss.; R. Ghirshman, Parthes et Sasanides, Parigi 1962 (tr. it., Milano 1962).