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tardare

di Luigi Blasucci - Enciclopedia Dantesca (1970)
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tardare [tarde, in rima, cong. pres. II singoli

Luigi Blasucci

Il verbo è attestato in tutte le opere volgari di D. a eccezione della Vita Nuova; è presente anche nel Fiore.

Nel senso di " attardarsi ", " indugiare ": Rime dubbie II 2 In abito di saggia messaggiera / movi, ballata, senza gir tardando; Fiore CXLIV 1 Allor Bellaccoglienza più non tarda; costruito anche con complemento: Pd XXII 34 Ma perché tu, aspettando, non tarde / a l'alto fine, ossia " non ti attardi, non indugi a raggiungere la meta del tuo viaggio " (cioè la visione di Dio); come infinito sostantivato: Rime CVI 119 chi con tardare... / volge il donare in vender tanto caro / quanto sa sol chi tal compera paga: detto dell'avaro che indugiando nel concedere il suo beneficio, ne rende penosa l'accettazione da parte del bisognoso; come participio passato, probabilmente con valore attivo (Porena): Pd XXX 84 Non è fantin che sì sùbito rua / col volto verso il latte, se si svegli / molto tardato da l'usanza sua, ossia molto più tardi dell'ora in cui è solito svegliarsi e prendere la poppata ".

Usato fraseologicamente in espressioni del tipo ‛ t. a qualcuno che ', col significato di " essere impaziente ", " non veder l'ora di ": If IX 9 Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!; XXI 25 mi volsi come l'uom cui tarda / di veder quel che li convien fuggire; Fiore CLXVI 12 Faccia sembianti che molto le tarda / ched ella fosse tutta al su' comando. La locuzione ‛ senza t. ' equivale a " senza indugio ", " immantinenti ": Fiore CXXXIX 1 La Vecchia sì rispuose san tardare.

Il verbo può anche esprimere la lentezza di un moto se rapportato a un moto più veloce: così allo scialacquatore Giacomo da Sant'Andrea, inseguito dalle nere cagne e rimasto indietro rispetto al compagno di pena Lano da Siena, pareva tardar troppo (If XIII 119). Detto anche di moti celesti: Cv III V 6 Platone... scrisse in un suo libro... che la terra col mare era bene lo mezzo di tutto, ma che 'l suo tondo tutto si girava a torno al suo centro, seguendo lo primo movimento del cielo; ma tarda molto per la sua grossa matera e per la massima distanza da quello [cfr. in questo senso II XIII 28 la tardezza del suo, di Saturno] movimento per li dodici segni; e v. anche l'aggettivo ‛ tardo '. Come participio con funzione aggettivale: Pg XVII 87 qui si ribatte il mal tardato remo, in cui è implicito il paragone tra gli spiriti degli accidiosi, che debbono compensare con l'attuale sollecitudine la passata negligenza, e il marinaio che dopo aver remato con lentezza deve riguadagnare il tempo perduto battendo i remi con maggior lena: " Mal tardato, sta per ‛ ritardato con danno del rematore ': la frase potentemente ellittica richiama quella di Inf., XV, 114: ‛ li mal protesi nervi ' " (Sapegno).

Adoperato transitivamente, t. assume il significato di " render tardo ", " impedire ": If XXIII 84 vidi due mostrar gran fretta / de l'animo, col viso, d'esser meco; / ma tardavali 'l carco e la via stretta; ma anche " ritardare ", " differire ": Fiore LII 8 largo prometti tutte de l'avere, / ma 'l pagamento il più che puo' lo tarda.

Vocabolario
tardare
tardare v. intr. e tr. [lat. tardare, der. di tardus «lento»]. – 1. intr. (aus. avere) a. Giungere in un luogo o fare qualche cosa oltre il limite di tempo che sarebbe necessario, conveniente, desiderabile; spesso con un compl. indicante...
tardando
tardando ger. (di tardare) e s. m., invar. – Didascalia musicale usata per indicare che un passaggio deve essere eseguito con un rallentamento del tempo. Come sost., il passo musicale così eseguito.
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