TARDIGRADI (lat. scient. Tardigrada; ted. anche Bärtierchen)
Animali microscopici, articolati, a movimenti lenti (da cui il nome), a simmetria bilaterale, fra i più piccoli Metazoi conosciuti (da 0,1 mm. al massimo di 1 mm. di lunghezza), per la maggior parte terrestri, in minor parte acquicoli, d'acqua dolce, pochi marini vivono soprattutto nel terreno umido, negli interstizî delle scorze degli alberi, tra i muschi, le epatiche, i licheni dei tetti, ecc. Furono scoperti dal Goeze nel 1773 e indicati, per i loro movimenti, come kleine Wasserbären, descritti successivamente dallo Spallanzani, dall'Eichhorn, da O. F. Müller e da altri.
Sono resistenti al disseccamento, quelli d'acqua dolce incistandosi a somiglianza di alcuni Nematodi, i terrestri, come i Rotiferi, certi Nematodi e alcuni Infusorî, capaci di sopravvivere in condizioni di anabiosi (v.), previo un lento processo di disidratazione, sia a temperature elevate (15°), sia a temperature estremamente basse, molto prossime allo zero assoluto. Il potere di reviviscenza, che può manifestarsi anche dopo parecchi anni, e che è tipico di quelle forme soggette a cambiamenti frequenti delle condizioni di esistenza, fa sì che i Tardigradi siano diffusi nelle più varie regioni, e a differenti altitudini; ciò che spiega il loro cosmopolitismo.
Come i Nematodi e gli Artropodi, con i quali hanno anche in comune lo sviluppo per mute, sono privi di elementi vibratili e provvisti di una cuticola chitinosa talora inspessita in piastre o lamelle dorsali più o meno variamente scolpite che ricordano l'esoscheletro articolato degli Echinodermi o Chinorinchi. Sono chiaramente metamerici con capo distinto dal resto del corpo, che comprende cinque segmenti: di questi, quattro portanoo lateralmente e ventralmente ciascuno un paio di appendici locomotorie non articolate (salvo forse una sola eccezione), somiglianti ai parapodi degli Anellidi (v.) di cui sarebbe rappresentato il solo neuropodio, o a quelli degli Onicofori, detti stelecopodi, terminati da robuste unghie chitinose forcute di origine cuticolare.
La cavità del corpo, che si sviluppa da quattro paia di sacchetti celomatici, è ripiena di un fluido ialino, contenente elementi mesenchimali con funzioni di riserve alimentari di escrezione.
L'apparato digerente, rettilineo, si apre anteriormente e ventralmente nella bocca o stomodaeum che presenta in molti casi delle armature anulari chitinose. La cavità orale si continua in un sottile canale faringeo provvisto di due sottili stiletti chitinosi, talora impregnati di sali calcarei, estroflettibili per il giuoco di particolari muscoli dalla bocca e dove sboccano i condotti di due ghiandole (dette impr. salivari) che provvedono al rinnovamento degli stiletti dopo le mute. Il canale faringeo comunica con la faringe muscolare, o ventriglio, quindi con l'intestino, che si restringe posteriormente nel retto in cui confluiscono due tubuli laterali ciechi, simili ai tubi del Malpighi di certi Acari, e ai quali viene attribuita una funzione escretoria. L'ultima parte del retto, il proctodaeum, funziona da cloaca in quanto in esso sboccano anche i condotti degli organi riproduttori. L'ano è situato ventralmente fra i due stelecopodi posteriori. Il sistema muscolare consta di elementi lisci riuniti in fasci perfettamente simmetrici, longitudinali, dorsali, ventrali e laterali cui sono associate fibre trasversali e oblique che muovono i parapodi.
Il sistema nervoso consta di due ganglî cerebroidi, o sopraesofagei, riuniti mediante un anello periesofageo a una catena ganglionare ventrale di quattro ganglî connessi da commessure e dai quali partono nervi che raggiungono la muscolatura ventrale e dorsale e le cui terminazioni (placche di Doyère) sono ben visibili attraverso la cuticola trasparente.
I Tardigradi sono privi di apparato circolatorio e respiratorio differenziati: gli scambî respiratorî si compiono attraverso la cute essendo ridotti al minimo durante i periodi di vita latente.
Sono a sessi separati: i maschi spesso molto più rari delle femmine. Gli organi riproduttori sono rappresentati da un testicolo unico nel maschio e da un solo ovario nella femmina, situati dorsalmente all'intestino. I deferenti e gli spermodutti pari stanno a testimoniare un'origine pari della gonade e così l'unico ovidutto, che è situato o a destra o a sinistra. Ghiandole accessorie completano la gonade sia maschile sia femminile; quest'ultima, ad es., in alcuni casi presenta in prossimità della cloaca un ricettacolo seminale dove si raccolgono gli spermî.
Le uova, povere di tuorlo, deposte isolate o in gruppi da 2 a 20 contenute nell'exuvie della femmina hanno una segmentazione totale quasi eguale. La gastrulazione avviene o per invaginazione o per delaminazione. Lo sviluppo è diretto. Le affinità dei Tardigradi sono state molto discusse e molti dubbî si hanno sulla loro posizione sistematica: avvicinati da alcuni (O. F. Müller) agli Acari, e tuttora considerati come Aracnidi aberranti, sono stati riferiti da altri (Schultze ed Ehremberg) ai Crostacei, o (Dujardin e Doyère), insieme con i Rotiferi, agli Anellidi; compresi poi dal von Graff, insieme con i Mizostomidi e i Pentastomidi, in un gruppo a parte, quello degli Stelecopodi: indubbiamente, molti caratteri, come la loro metameria, l'assenza di ciglia vibratili, la presenza di ghiandole tubulari rettali, ecc., parlano in favore di una loro indubbia affinità con gli Artropodi (Onicofori?) e con essi vengono compresi, nei moderni trattati, fra gli Eumetazoi.
Comprendono i Prototardigrada con i generi: Batillipes, Halechiniscus; gli Echiniscoidea con il genere: Echiniscoides, e gli Eutardigrada con i generi: Hacrobiotus, Diphascon, Milnesium, Oreella, Echiniscus, Pseudoechiniscus, Tetrakenton.
I primi, tutti marini, posseggono, oltre le quattro paia di appendici provviste di setole uncinate e articolate simili a quelle dei Chetopodi, un quinto paio di appendici paragonabili a cirri tentacolari; gli Echiniscoidea, marini, hanno le appendici armate di 7 a 9 robusti uncini; gli Eutardigrada, che comprendono la più gran parte delle specie, marini, d'acqua dolce e soprattutto terrestri, hanno appendici munite di 4 uncini unguicolati appaiati due a due.
Bibl.: F. Richters, Tardigrada, in W. Kükenthal, Handbuch der Zoologie, III, Berlino e Lipsia 1926-1927.