TARIFFA
. L'espressione generica non ha un significato tecnico, commerciale o economico ben precisato e comunemente accettato; né deve troppo stupire che gli scrittori non ne abbiano curata un'esatta definizione. Tecnici ed economisti la impiegarono infatti a proposito di rapporti caratteristici e ben determinati: tariffe doganali, ferroviarie, postali, ecc., e la loro attenzione fu logicamente attratta dai problemi speciali considerati e non già dal problema generico dell'esistenza di "tariffe".
Neppure pare che il termine abbia conservato, inalterato nel tempo, un suo significato. "Tariffe" si chiamarono in altri tempi le liste dei prezzi fissati d'imperio per le varie merci (calmieri) e talora anche gl'indicativi delle relazioni di scambio fra le varie monete. Nell'epoca nostra l'espressione sembra usata per lo più a indicare alcuni gruppi caratteristici di prezzi, la cui formazione e il cui movimento non rispondono affatto o rispondono imperfettamente a una condizione di libera contrattazione tra le parti, in ogni determinato istante e per ogni atto di consumo.
Mentre per la maggior parte dei beni economici riesce praticamente agevole ed è d'uso corrente contrattarne il prezzo a ogni singolo acquisto, ciò riuscirebbe oltremodo fastidioso o addirittura assurdo per certe categorie di servizî e di merci. Così, ad es., sarebbe pressoché impossibile la fornitura del gas, dell'energia elettrica, dell'acqua potabile, del trasporto tramviario, se produttore e consumatore ne dovessero o volessero discutere il prezzo ogni qual volta il secondo ne facesse richiesta per il più piccolo quantitativo. E parimenti sarebbe assai fastidiosa e fonte di continui guai la contrattazione del prezzo per ogni singola prestazione di numerosi servizî, come, ad es., il trasporto ferroviario di beni o di persone, le prestazioni di medici, di notai, ecc. Un'eccessiva e troppo frequente variabilità di tali prezzi importerebbe infatti un'intollerabile incertezza, in ogni momento, e per i consumatori e per gli stessi produttori. In tali circostanze il monopolista, pubblico o privato (se, come sovente succede, la produzione avviene in condizioni di monopolio), ovvero un ente pubblico, ovvero ancora un sindacato dei produttori, procede a un'elencazione dei prezzi a cui si offrono al pubblico varie qualità di prestazioni dello stesso genere, o varie quantità di prestazioni della stessa qualità.
Comunemente l'elencazione dell'insieme dei prezzi, qualitativamente o quantitativamente differenziati, è detta "tariffa", e i singoli prezzi in essa compresi si dicono "prezzi di tariffa".
La tariffa comprende talora il prezzo-base a cui un determinato servizio è offerto, variabile solo in funzione della quantità (tariffa proporzionale o differenziale) o della qualità richiesta. Tale è il caso, ad es., delle tariffe dei trasporti, dei telefoni, dei telegrafi, delle poste, ecc. Talora si indica invece in essa il prezzo massimo a cui la prestazione può essere concessa, ovvero il prezzo minimo ovvero anche i due prezzi massimo e minimo, entro i quali deve essere contenuto quello richiesto al consumatore.
Nel primo caso, la tariffa sembra avere lo scopo principale di rendere agevoli le contrattazioni; nel secondo caso, sembra avere lo scopo di garantire il consumatore da richieste esorbitanti dopo la fornitura di prestazioni il cui prezzo sovente non si può o non si è soliti chiedere in anticipo; nel terzo caso sembra voler fornire, oltre che una garanzia per il consumatore, anche una limitazione alla concorrenza fra venditori.
È chiaro che in regime liberista anche i prezzi di tariffa tendono alla lunga a seguire le leggi generali dei prezzi, e cioè a variare in funzione delle variazioni della domanda e dell'offerta. Tuttavia il movimento, sia all'aumento sia alla diminuzione, è assai più lento del movimento dei prezzi liberamente e continuamente contrattati sul mercato. Mentre questi ultimi non sono altro che l'espressione delle condizioni momentanee del mercato, i primi tendono lentamente ad adattarsi a queste condizioni, e si muovono solo quando esse siano notevolmente mutate.
È probabile che in un'economia corporativa questa differenza di velocità di movimento sia notevolmente attenuata, come conseguenza della tendenza generale a una sincronizzazione dei movimenti. Ed è anche probabile che la distinzione fra tariffe e prezzi riesca ancora meno precisa di quanto non sia in una società liberista.
I concetti generali sopra esposti non sono validi per una particolare categoria di "tariffe", consistenti nella elencazione non già di prezzi differenziati di varî beni o servigi, ma di certi tributi che si devono pagare in occasione di determinati atti economici. Tali, ad es., le tariffe doganali all'importazione e all'esportazione. Oltre al nome, queste tariffe non hanno di comune con le precedenti se non ciò: che vengono fissate dall'ente pubblico per eccellenza, che riguardano pagamenti differenziati in funzione delle qualità e quantità di merci esportate o importate, e che normalmente sono modificate solo a intervalli notevoli di tempo.