LONGO, Tarquinio
Sono oscure le origini di questo stampatore, attivo a Napoli dalla fine del secolo XVI.
Il L. non appartenne ad alcuna delle due famiglie Longo presenti a Napoli tra Cinquecento e Seicento, una nobiliare e l'altra del ceto professionale. Sembra invece che fosse in rapporto di parentela con importanti prelati e gesuiti napoletani, come Giovanni Longo, canonico della Chiesa metropolitana, deputato dell'Ufficio diocesano per la revisione dei libri, e con Giovanni Matteo Longo, rettore del Collegio nolano tra il 1593 e il 1596 (Manzi, 1971, p. 304).
Se questi legami risultassero accertati, spiegherebbero i rapporti privilegiati che il L. seppe creare e consolidare, in qualità di stampatore, con la Compagnia di Gesù. Egli inaugurò, infatti, la sua attività con le prestigiose commissioni di padre Claudio Acquaviva, titolare della provincia napoletana e generale dell'Ordine dal 1581. Nel 1598, per i torchi del L., collocati per l'occasione nel palazzo del Collegio napoletano, videro la luce le Regole della Compagnia di Iesù, le Litterae apostolicae quibus institutio, confirmatio et varia privilegia continentur Societatis Iesu e, l'8 genn. 1599 (nonostante il frontespizio rechi la data 1598), la Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu. Si tratta di opere che, nonostante il piccolo formato e la modesta veste editoriale, furono di fondamentale importanza per la storia della Compagnia e per la fortuna dell'attività tipografica del Longo. La protezione dell'Ordine gli consentì infatti di affrontare con successo anni particolarmente difficili per gli stampatori napoletani, a causa dell'inasprimento dei controlli inquisitoriali e degli interventi legislativi particolarmente restrittivi del governo vicereale. Il L. servì, dal 1598, i maggiori scrittori gesuiti del Regno; fra gli altri P.A. Spinelli, rettore del Collegio romano e padre provinciale, e G.C. Recupito, prefetto degli studi e rettore del Collegio napoletano. Alla committenza gesuitica è legata anche l'attività del L. come editore musicale: riscosse una certa fama la stampa, nel 1608, della raccolta Lodi et canzonette spirituali, testimonianza dell'affermarsi nella Napoli del primo Seicento della lauda per musica, genere particolarmente coltivato da gesuiti e filippini, convinti sostenitori della sua valenza didattica e pedagogica.
Altre fonti di importanti commissioni per il L. furono il patriziato locale e i funzionari del Viceregno, per i quali produsse edizioni di pregevole qualità, impreziosite dalle incisioni di A. Baratta e F. Padovano. Numerose inoltre le edizioni di autori spagnoli, sia in latino sia in castigliano. Una rarità bibliografica è l'edizione, in lingua sarda, degli ordinamenti giuridici del Giudicato di Arborea, promulgati dalla giudicessa Eleonora (Carta de Logu, fata et instituida dae sa donna Helionora, Iughissa de Arbaree, Napolis, pro Tarquiño Longu, ad instancia de Martino Saba, stampador en Callaris, 1607).
Alcuni dati relativi a condizioni contrattuali, tirature, compensi, progetti editoriali, editori e committenti non altrimenti noti sono emersi dall'Archivio storico del Banco di Napoli. Una polizza bancaria del 1616 rivela a esempio che il L. riuscì ad aggiudicarsi le ambite commissioni dell'amministrazione vicereale e in particolare la stampa dei bollettini a uso dei governatori degli "arrendamenti", uffici preposti all'esazione delle tasse (Lombardi, 2000, p. 240). Il 10 apr. 1618 l'editore Pietro Antonio Rea, finanziatore di opere di carattere medico, alchimistico e filosofico, versò al L. 25 ducati per la stampa di un'opera di medicina del dottore G.L. Tufarelli, intitolata De entrate, della quale non esiste alcun riscontro catalografico. La polizza bancaria specifica le condizioni contrattuali e la tiratura: 500 copie da consegnarsi entro un mese (ibid., p. 94).
Per le dimensioni del catalogo del L., le 115 edizioni registrate da Manzi negli annali pubblicati nel 1975 vanno integrate con la trentina di edizioni segnalate nel catalogo delle secentine della Biblioteca nazionale di Napoli pubblicato da Santoro nel 1986. Se si aggiungono ulteriori acquisizioni con strumenti catalografici più recenti, si raggiunge una produzione di oltre 150 edizioni, che colloca il L. tra gli stampatori più continuativi e fecondi della Napoli della prima metà del Seicento. Ebbe bottega nel cortile del Monte di Pietà, nella famosa ottina di S. Biagio dei Librai, dove si trovava anche Giovanni Orlandi, mercante, editore e calcografo. Non adottò una marca tipografica propria e lavorò principalmente su commissione e al servizio di altri librai ed editori. Tra questi si possono menzionare G.D. Bove, il cui nome si lega soprattutto al finanziamento di importanti edizioni giuridiche, i veneti Paolo Venturini (editore nel 1602 del De humana physiognomia di G. Della Porta), e G. Varisco, attivo a Napoli tra il 1597 e il 1606.
Il L. morì, verosimilmente a Napoli, nel 1620, come dimostra l'analisi dei colophones delle edizioni di quell'anno. La tipografia fu ereditata dal figlio Egidio, il quale proseguì l'attività almeno sino al 1678.
Fonti e Bibl.: L. Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, Napoli 1793, p. 169; P. Manzi, La stampa in Italia e particolarmente a Napoli tra il concilio di Trento ed il primo ventennio del Seicento. Vicende ed annali, in Accademie e biblioteche d'Italia, XXXIX (1971), pp. 304 s., 313-317; Id., La tipografia napoletana nel '500. Annali di Giovanni Giacomo Carlino e di T. L. (1593-1620), Firenze 1975, pp. 245-248, 255-357; G. De Nitto, L'arte tipografica napoletana del Seicento, in Seicento napoletano. Arte, costume e ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 476, 485, 492; S. Sbordone, Editori e tipografi a Napoli nel '600, Napoli 1990, pp. 7, 60 s.; F. Barberi, Il libro italiano del Seicento, Manziana 1990, pp. 23 s.; G. Lombardi, Tipografia e commercio cartolibrario a Napoli nel Seicento, in Studi storici, XXXIX (1998), pp. 146 s., 154; Id., Tra le pagine di S. Biagio. L'economia della stampa a Napoli in età moderna, Napoli 2000, pp. 30, 37, 97 n. 14, 111, 237-244; G. Rostirolla, La lauda spirituale tra Cinque e Seicento: poesie e canti devozionali nell'Italia della Controriforma, Roma 2001, pp. 236-274, 758, 760; R. Ciasca, Bibliografia sarda, I, Roma 1931, p. 337; Bibliografia delle edizioni giuridiche antiche in lingua italiana, I, Firenze 1978, pp. 262, 266, 281; G. Borsa, Clavis typographorum librariorumque Italiae, 1465-1600, I, Aureliae Aquensis 1980, p. 203; L. Cairo - P. Quilici, Biblioteca teatrale dal '500 al '700. La raccolta della Biblioteca Casanatense, Roma 1981, I, pp. 77, 332; II, p. 516; Le secentine napoletane della Biblioteca nazionale di Napoli, a cura di M. Santoro, Roma 1986, ad ind.; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, p. 42; C. De Frede, La stampa a Napoli nel Cinquecento, in La stampa in Italia nel Cinquecento, a cura di M. Santoro, Roma 1992, p. 767; R.L. Bruni - W.D. Evans, Italian 17th century books in Cambridge libraries. A short-title catalogue, Firenze 1997, ad ind.; G. Masturzo, Le seicentine napoletane della Biblioteca dell'Archivio di Stato di Napoli, diss., Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, Univ. degli studi di Roma La Sapienza, a.a. 2000-01, pp. 25 s., 34, 101 s.; C. Sartori, Diz. degli editori musicali italiani, Firenze 1958, p. 89.