TARRASA
(catalano Terrassa; Egara, Terracium nei docc. medievali)
Città della Spagna nordorientale, in Catalogna (prov. Barcellona).Del municipio romano su cui si sviluppo la città medievale di Egara, noto dal 139 d.C., non si conoscono con esattezza l'ubicazione né, tantomeno, la sua disposizione urbana e monumentale. Risulta dai documenti che intorno al 450 il vescovo di Barcellona Nundinarius nominò Ireneo vescovo di Egara, dividendo il suo episcopato, sebbene alcuni autori ritengano che fosse un chorepiscopus. Si hanno notizie della continuità del vescovato di Egara e della partecipazione dei suoi vescovi ai concili ispanici fino alla conquista musulmana del territorio. La documentazione colloca a Egara la celebrazione di un concilio presieduto dall'arcivescovo di Tarragona nel 614, data che si è tenuta in considerazione al momento di proporre una cronologia per gli edifici conservati.In un quartiere periferico dell'attuale città - denominato Terracium nel Medioevo - si localizza un gruppo di chiese conosciuto come Sant Pere di T., che corrisponde all'antico complesso episcopale di Egara. Il complesso delle tre chiese di Santa Maria, Sant Miquel e Sant Pere è il risultato di un complicato processo storico di continuità d'uso, rifacimenti e restauri. La lettura e l'interpretazione delle distinte fasi e la sua datazione sono state e continuano a essere discusse.I tre edifici si dispongono in parallelo in uno spazio ridotto e formano un gruppo di chiese sicuramente fin dall'Alto Medioevo. Gli scavi archeologici realizzati finora si riassumono in tre momenti. Agli inizi del secolo Puig i Cadafalch fece un esteso scavo senza lasciarne una memoria scritta e pertanto senza contribuire al chiarimento dei problemi e forzando anzi l'interpretazione, dimostratasi poi erronea, dell'edificio di Sant Miquel come di un battistero (Puig i Cadafalch, 1920). Serra Ràfols e de Fortuny (1949) lavorarono invece all'interno di Santa Maria e scoprirono l'esistenza di un battistero ottagonale isolato disposto a E di una cripta doppia che corrispondeva al capocroce di una chiesa. Si interpretò questo edificio come a una sola navata con un'esedra funeraria aperta nel muro sud e pavimentata con un rudimentale mosaico scoperto davanti all'attuale facciata di Santa Maria (de Palol, 1967). Si propose per il complesso una cronologia alla metà del sec. 5°, al momento della istituzione del vescovato di Egara. A questa fase cronologica si crede che risalga anche un frammento di mosaico ivi conservato, che costituiva la cornice di una lastra funeraria in marmo, con un'iscrizione nella quale si leggono i nomi di Securus e Caecilianus.A partire da una conferenza internazionale tenutasi nel 1991 ("Actes del Simposi", 1992), si è messo in moto un progetto di scavo e di revisione degli edifici, ancora in corso, sui cui risultati si hanno solo poche notizie (Moro, Rigo, Tuset, 1996).Il dibattito sulle chiese di T. si è incentrato sempre sulla datazione degli elementi costruttivi più antichi degli edifici conservati, vale a dire la testata absidale trilobata di Sant Pere, l'edificio a struttura centrale di Sant Miquel e l'abside con andamento interno planimetrico a ferro di cavallo di Santa Maria. Alcuni studiosi hanno difeso una cronologia di epoca visigota o premusulmana. Gli argomenti addotti hanno tenuto conto della data dello svolgimento del concilio a Egara nel 614, ma si sono presi in considerazione anche i paralleli nella tipologia e nei dettagli dell'apparecchiatura muraria e delle forme costruttive progressivamente identificati negli studi sull'architettura cristiana dei secc. 6°-7° nell'Occidente mediterraneo e, specialmente, nell'Italia settentrionale. La forma trilobata della terminazione absidale di Sant Pere, la disposizione centrale con capitelli reimpiegati di Sant Miquel, il fatto stesso di costituire un gruppo o famiglia di chiese, ma anche l'uso di un piccolo e regolare modulo in pietra e di anfore per alleggerire la copertura voltata di Santa Maria sono stati i dettagli più rilevanti che si sono presi in considerazione. Tuttavia non si è potuto mai constatare alcun parallelo ispanico di epoca visigota. D'altra parte, gli studiosi propensi per una cronologia di queste parti dei tre edifici più avanzata, di epoca postmusulmana, preromanica o, in ogni caso, anteriore al sec. 10°, hanno considerato i paralleli o i precedenti nell'architettura carolingia, come l'oratorio di Teodulfo a Germigny-des-Prés.Un'altra questione che si è recentemente riproposta è quella della funzione degli edifici e in concreto di quella di Sant Miquel. Puig i Cadafalch (1920), a partire da indizi incomprensibili in assenza di una documentazione attendibile, ricostruì, o meglio immaginò una piscina al centro dell'edificio, che da allora iniziò a essere considerato un battistero. L'analisi della dedicazione e i paralleli con il mondo carolingio hanno portato, al contrario, a proporre una funzione funeraria per la struttura, significativamente dedicata a s. Michele e contenente inoltre una cripta dedicata a s. Celedonio, e conseguentemente a proporre una cronologia intorno ai secc. 9°-10° che, ovviamente, si riferirebbe anche al complesso delle testate absidali degli altri due edifici. La funzione parrocchiale di Sant Pere e canonicale di Santa Maria è documentata a T. nei secc. 10° e 12° ed è dunque possibile stabilire una triplice divisione di funzioni in tre edifici, tipica del mondo carolingio.La zona absidale di Sant Pere fu trasformata con la costruzione di un muro secante in relazione alla curvatura del catino centrale e con la nuova pavimentazione a mosaico, che si è datata agli inizi del sec. 11°, datazione che si propone per la trasformazione del complesso e anche per le pitture che coprono il muro citato, scandito da una serie di piccole colonne con capitelli riutilizzati che sostengono archi, in uno schema pseudoarchitettonico. Le pitture mostrano su distinti livelli a partire dal pavimento una scena biblica indeterminata, il tetramorfo tra serafini e infine due figure, forse Cristo e S. Pietro.L'edificio di Sant Miquel ha subìto numerosi rimaneggiamenti specialmente nelle parti alte e nelle coperture, ma sembra preservare la struttura originaria. È un edificio a pianta centrale con abside esternamente poligonale sopraelevata su di una minuscola cripta a E e con uno spazio centrale definito da una serie di colonne con capitelli romani e tardoromani reimpiegati e con tamburo che eleva la sua copertura al di sopra del deambulatorio. Le pitture murali coprono solamente il quarto di sfera dell'abside; le figure sono disegnate unicamente con una linea rossa senza nessuna traccia accertata di policromia. Lo stato di conservazione dei cicli murali preromanici in Catalogna impedisce di giungere a una comprensione dettagliata della loro ricca e complessa iconografia, che lascia intravedere modelli di provenienza forse orientale.Anche la decorazione pittorica e la sua revisione portano a una cronologia all'interno del sec. 10° per le absidi di Santa Maria e di Sant Miquel, il che peraltro non esclude che le strutture murarie possano essere molto anteriori. Le pitture di data più recente sono probabilmente quelle di Sant Pere.A partire dal sec. 12° è attestata una serie di lavori di rimodellamento che condussero all'attuale aspetto romanico. A Santa Maria si costruì una navata, unificata con la zona presbiteriale preesistente, con l'apparecchiatura e l'articolazione dei muri esterni, con lesene e arcate superiori, caratteristiche del Romanico in quest'area della Catalogna. Risulta una consacrazione nel 1112 della canonica di Santa Maria, che fino dagli inizi del sec. 12° dipendeva dalla congregazione di Saint-Ruf di Avignone. Nel braccio destro del transetto fu aperta un'absidiola che alla fine del sec. 12° venne decorata con una pittura murale raffigurante S. Tommaso Becket, alla presenza di Cristo in trono che conferisce l'ordinazione a due prelati.
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