TASSARA, Nicolò detto lo Schitta
‒ Scultore attivo a Genova Voltri, con notizie dal 1713 al 1725. Nell’ambito della biografia manoscritta dedicata a Giovanni Andrea Torre, Carlo Giuseppe Ratti ricordava che, all’interno di quella bottega ove si trattava esclusivamente la lavorazione del legno e dove era stato presente anche il giovane Anton Maria Maragliano (Sanguineti, 2012, p. 54), «Nicolò Tassara detto lo Schitta [...] studiò lo scolpir le figure» e «dava buone speranze [...] prima di giungere al trentesimo di sua età» (Ratti, 1762, 1997). Anche nell’edizione a stampa il biografo di Torre sottolineò che Tassara fu «di molto abilità», ma «mancò in età freschissima» (Ratti, 1769). Dando credito a Ratti, si deve ritenere che Tassara fosse morto in un momento di poco successivo alla data più avanzata disponibile a lui relativa (1725), dato che altrimenti sarebbe difficile conciliare la soglia dei trent’anni con l’alunnato presso la bottega di Torre. L’origine voltrese è supposta, oltre che dal luogo di collocazione della bottega, anche dal soprannome ricordato dal biografo, corrispondente a un dialettismo utilizzato proprio in zona per indicare una persona caratterizzata da eccessiva magrezza (Boccone - Nesta, 2010).
La prima notizia disponibile risale al 5 novembre 1713, quando Ignazio Pallavicino, deputato dell’arte dei marmorari, intimò ai consoli di regolarizzare le iscrizioni in matricola di alcuni scultori che esercitavano liberamente l’attività: tra questi è nominato Nicolò Tassara (Santamaria, 2000-2003; Sanguineti, 2013, p. 453). Pur non disponendo di notizie relative a un omonimo dedito alla scultura in marmo, è possibile per ora ipotizzare che l’artista praticasse dunque anche il marmo. In effetti la particolare consonanza, nelle due opere certe, con la statuaria di Filippo Parodi permette di dedurre una formazione, sfuggita al biografo, condotta anche presso quest’ultimo scultore (quindi nel corso dell’ultimo decennio del Seicento). Si tratta del S. Sebastiano, pagato allo scultore il 28 aprile 1720 dai confratelli dell’oratorio dei Ss. Rocco e Sebastiano di Campo Ligure (Repetto, 2003, p. 86; Id., 2005, p. 300; Sanguineti, 2013, pp. 212, 283), e della Madonna Assunta nella chiesa omonima di Rossiglione Inferiore, la cui esecuzione fu deliberata nel 1720, quando ad agosto la confraternita dell’Assunta fece condurre nella bottega dello scultore a Voltri il legname necessario proveniente da zone boschive di propria pertinenza (Repetto, 2005, pp. 297, 300). La consegna di quest’ultima opera avvenne solo nel 1725: il 22 febbraio fu stipulato un nuovo contratto notarile (nel quale è citato il primo dell’8 giugno 1720), che ridefinì la consegna e le fasi di pagamento (Sanguineti, 2013, p. 283). Sempre nel 1720, nel mese di aprile, lo scultore ricevette dalla fabbriceria di Rossiglione Inferiore un acconto per l’esecuzione di un Crocifisso, attualmente disperso.
Come detto, il S. Sebastiano di Campo Ligure e l’Assunta di Rossiglione mostrano un linguaggio impostato sullo sviluppo di forme in volumi risoluti, con accostamenti, per il piglio scenografico e per le pose prescelte, ai lavori in marmo di Parodi. Per confronto possono essere attribuiti a Tassara altre opere, come la S. Caterina in gloria nella chiesa di S. Ambrogio a Varazze (ibid., pp. 212, 284), l’Angelo Custode nella chiesa di S. Antonio Abate di Villa Faraldi (ibid.), il S. Gaetano nell’oratorio di Nostra Signora Assunta di Campo Ligure (Repetto, 2003, p. 105), la Madonna del Rosario nella parrocchiale di S. Lorenzo a Castelletto d’Orba e il gruppo processionale con la Ss. Trinità nell’oratorio di S. Ambrogio a Genova Voltri (Sanguineti, 2013, pp. 212 s.; Zanelli, 2017).
L’individuazione del suo linguaggio nella Madonna del Rosario nella chiesa di S. Maria Maddalena a Bordighera, giunta a Genova nel 1702, potrebbe fornire un indizio di un’attività più precoce di quella descritta da Ratti (D. Sanguineti, in Anton Maria Maragliano, 2018, p. 250, n. 53).
Fonti e Bibl.: C.G. Ratti, Storia de’ pittori, scultori et architetti liguri e de’ foresti che in Genova operarono (1762), a cura di M. Migliorini, Genova 1997, p. 102; Id., Delle vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi, Genova 1769, p. 135; F. Franchini Guelfi, Il Settecento. Theatrum sacrum e magnifico apparato, in La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, p. 287; R. Santamaria, L’arte dei marmorari lombardi a Genova. Cultura figurativa e conflitti corporativi fra Cinquecento e Settecento, in Studi di storia delle arti, X (2000-2003), p. 65; S. Repetto, Campo Ligure. Il patrimonio artistico, Genova 2003, pp. 83-86, 105; Id., Nuove notizie su N. T. da Voltri: la Madonna Assunta di Rossiglione, in Arte cristiana, XCIII (2005), pp. 297-300; D. Sanguineti, Maragliano e maraglianeschi, in Han tutta l’aria di Paradiso. Gruppi processionali di Anton Maria Maragliano tra Genova e Ovada (catal., Ovada), a cura di F. Cervini - D. Sanguineti, Torino 2005, pp. 112 s.; S. Repetto, Il patrimonio artistico. Storia e arte tra Medioevo ed Età Moderna, in Rossiglione. Il patrimonio artistico. Storia, arte, restauri, Genova 2009, pp. 83 s.; A. Boccone - A. Nesta, Artisti voltresi, Genova 2010, p. 57; S. Repetto, Rossiglione, il patrimonio artistico. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora Assunta, in Urbs, silva et flumen, XXIV (2011), pp. 168-177; D. Sanguineti, Anton Maria Maragliano 1664-1739. ‘Insignis sculptor Genue’, Genova 2012, pp. 54, 98, 402; Id., Scultura genovese in legno policromo dal secondo Cinquecento al Settecento, Torino 2013, pp. 212 s., 283 s., 453-455; G. Zanelli, Tra Ponente e Levante genovese. Sculture in legno sul territorio, in Scultura in legno policromo d’età barocca. La produzione di carattere religioso a Genova e nel circuito dei centri italiani, a cura di L. Magnani - D. Sanguineti, Genova 2017, pp. 109 s.; Anton Maria Maragliano 1664-1739. Lo spettacolo della scultura in legno a Genova (catal.), a cura di D. Sanguineti, Genova 2018.