sindacalizzazione, tasso di
Rapporto tra il numero di lavoratori dipendenti iscritti al sindacato e il totale degli occupati, detto anche densità sindacale (ingl. union density o union membership). In generale, nelle statistiche ufficiali si escludono dall’occupazione i militari e i lavoratori autonomi. In alcuni Paesi, tra cui l’Italia, si registra un numero elevato di iscritti tra i pensionati: prendendo in esame le 3 principali confederazioni sindacali, CGIL (➔), CISL (➔) e UIL (➔), nel 2010 la quota di pensionati tra gli iscritti era pari, rispettivamente, al 52%, 48,5% e 30%. In altri Paesi, fra cui quelli scandinavi, è vietato includere nel tasso di s. generale i pensionati.
Il tasso di s. si attestava, all’inizio degli anni 1960, attorno al 25% e, in concomitanza con la fine del boom economico degli anni 1950, ha registrato un notevole incremento a partire dalla metà degli anni 1960, raggiungendo il 50% nel 1975. A questo ciclo di ascesa della s. ha fatto seguito una fase di ridimensionamento, cominciata nei primi anni 1980, che ha portato a una riduzione della s. di 10 punti percentuali tra il 1980, in cui era pari al 49,6%, e il 1990, anno in cui ha raggiunto il 38,8%. La diminuzione dalla quota di iscritti è continuata, anche se a tassi ridotti, nel corso dei decenni successivi. Nel 2010 la densità sindacale si è attestata al 35%. Secondo alcune interpretazioni, tale fenomeno è legato all’incapacità del sindacato italiano di guadagnare consensi tra i nuovi entranti nel mercato del lavoro, soprattutto tra quelli più qualificati, e tra le fasce marginali dell’occupazione, per es. tra i lavoratori atipici (➔ atipico), la cui quota sull’occupazione totale è in costante aumento a partire dalle riforme attuate dalla metà degli anni 1990, quali il pacchetto Treu e la legge Biagi (➔ Biagi, legge), ma che si caratterizza per una bassa propensione all’iscrizione al sindacato. Per es., nel 2010 i lavoratori atipici rappresentavano solo l’1,6% degli iscritti attivi della CGIL e il 2,2% della CISL. Si parla in questo caso di crisi di rappresentanza (➔ sindacato).
I Paesi OCSE possono essere divisi tra Stati a s. elevata (Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia), media (Austria, Canada, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda) e bassa (Stati Uniti, Spagna e Francia). Indicatore diverso dalla s. è il tasso di copertura sindacale, che misura la quota di lavoratori che sono interessati da accordi collettivi stipulati tra organizzazioni datoriali e sindacali. In presenza di estensione automatica della contrattazione collettiva (➔ lavoro, contratto collettivo di), i due indicatori possono assumere valori molto diversi, come nel caso della Francia, dove il tasso di s. nel 2008 si attestava al 7,6%, ma la copertura era circa del 90%. L’estensione automatica della contrattazione diminuisce infatti i benefici dell’adesione al sindacato e abbassa, quindi, gli incentivi all’iscrizione. L’analisi economica ha studiato le determinanti economiche dell’iscrizione al sindacato. I lavoratori scelgono di aderire se il sindacato offre una combinazione di salario e occupazione che dà maggiore utilità di quella di un posto di lavoro non sindacalizzato.