TATUAGGIO
. Etnografia. - L'usanza d'imprimere indelebilmente sulla pelle ornamenti e disegni, e questi stessi disegni e ornamenti, sono, con vocabolo proveniente dal linguaggio di Tahiti (tatau, trascritto da J. Cook in inglese tattow) e variamente passato nelle lingue europee (ted. Tättowierung o Tatauierung; ingl. tattooing o tatuing), designati col nome di tatuaggio. A seconda del colore della pelle, dominante in una data regione, il tatuaggio si può manifestare in due modi differenti: se la pelle è fortemente pigmentata si usano le cicatrici ornamentali o la scarificazione, se invece la pigmentazione è scarsa ha luogo il vero e proprio tatuaggio.
Per la scarificazione si usa di incidere la pelle, lasciando poi cicatrizzare il taglio senza eseguire ulteriori operazioni, così che, avvenuta la guarigione della ferita, si producono delle cicatrici incavate, che sono quasi sempre lineari; questo sistema non è molto diffuso: in Africa è usato dai Sudanesi, dai Basongo del centro e dagli Ottentotti; in America Centrale era noto fra i Cueva nel periodo precolombiano, e in Melanesia è in uso soltanto nell'isola di Santa Cruz dove le scarificazioni sono eseguite sulla faccia, sul petto e sul dorso. Assai più comuni della semplice scarificazione sono le cicatrici ornamentali o cheloidi (v. deformazioni e mutilazioni), che sono delle grosse cicatrici in rilievo, largamente in uso nell'Africa occidentale, tra i Bantu occidentali e i Nilotici, dove sono specialmente usate dalle donne. In America erano conosciute dagli antichi Maya che preferivano le forme a bottone; si usano anche ora fra i Sumo e Bribri dell'America Centrale, che riempiono le incisioni con resina di coppale cotta, e fra gli Ona della Terra del Fuoco. In Australia le cheloidi sono specialmente in uso nel centro, nel sud-est, nella regione occidentale e settentrionale. Alle Nuove Ebridi del sud (Melanesia) si prediligono invece cicatrici ornamentali a forma di stelle. In Polinesia nelle sole Isole Figi le donne si producono, con braci accese, cicatrici ornamentali sulle braccia e sul dorso. Tra i Senoi e i Semang della penisola di Malacca le cicatrici ornamentali sono piuttosto rare. Nell'Indonesia orientale sono ugualmente note, tra i Muna delle isole Babar e Timorlaut, le cicatrici per bruciatura.
Il tatuaggio propriamente detto ha per scopo di depositare sotto la pelle delle materie coloranti seguendo un dato disegno che, di conseguenza, resta indelebile. Necessariamente questa operazione può essere eseguita con successo solamente presso quelle genti che hanno un colore della pelle assai chiaro; la materia colorante è, di preferenza, il nero fumo, ma si adoperano anche colori turchini o verdi e più raramente i rosso; questi colori vengono usati anche da popolazioni piuttosto scure ma non addirittura nere. Prima di procedere al tatuaggio vengono disegnati sulla pelle i motivi che si desidera imprimervi; il disegno si eseguisce o a mano libera mediante un pennello o per mezzo di stampini di legno inciso; nel materiale neolitico ed eneolitico europeo furono raccolti anche stampini di terracotta (pintaderas) che si ritiene, con fondamento, dovessero servire allo stesso scopo e dei quali si trovano tracce anche fuori d'Europa (Canarie). Una volta disegnato il motivo sulla pelle, si procede a una serie di punture molto vicine le une alle altre mediante un ago intriso nella sostanza colorante prescelta (tatuaggio per puntura): è questo il sistema più diffuso e comune, sebbene la natura degli strumenti adoperati varii da luogo a luogo; più raramente il disegno è riprodotto passando sotto la pelle, per mezzo di un ago a cruna, un filo o un tendine imbevuti con la sostanza colorante, avendo cura che il filo segua esattamennte il disegno stesso (tatuaggio per cucitura). Questo metodo è ristretto a poche popolazioni dell'Asia nord-orientale e dell'America Settentrionale.
Il tatuaggio per puntura è largamente usato in Oceania. Ignoto in Tasmania e in Australia, è più conosciuto in Melanesia: alla Nuova Guinea, sebbene sconosciuto presso molte tribù, è invece molto diffuso soprattutto lungo la costa; fra i Koita non si tatuano che le donne, incominciando l'operazione nell'età infantile e continuandola successivamente su tutto il corpo in modo che al momento della pubertà sia completa e si possano così distinguere le ragazze da marito. Altre tribù della Nuova Guinea hanno però il tatuaggio anche fra i maschi. Nella parte settentrionale della Nuova Britannia (arcipelago di Bismarck), cioè nella Penisola delle Gazzelle il tatuaggi0 è raro e limitato alla sola faccia; press'a poco lo stesso si osserva nel rimanente della Nuova Britannia, dove si usano brevi linee isolate sugli occhi e sulle guance; nella Nuova Irlanda il tatuaggio si conosce soltanto nel distretto di Siara e anche qui limitato alla sola faccia. Nelle isole Santa Cruz, oltre al già accennato uso delle scarificazioni, si osserva il tatuaggio per puntura sulla faccia, sul petto e sul dorso. Molto più accurati e perfetti sono i disegni geometrici o di animali che si usano tatuare sulla fronte e sulle guance gli indigeni delle Nuove Ebridi del nord (a sud prevalgono le cicatrici ornamentali). Nella Nuova Caledonia sono tatuate specialmente le donne sulla faccia, sulle braccia e sul petto con semplici linee turchine e nere. In Polinesia il tatuaggio è molto stimato. Nelle Samoa viene praticato nei due sessi, sebbene originariamente fossero tatuati soltanto gli uomini nella parte inferiore del corpo dalle anche fin sopra al ginocchio; nelle donne è molto più limitato; nei maschi è iniziato al periodo della pubertà, continuandolo poi a cinque riprese. Si conservano ancora gli antichi disegni tradizionali. La Nuova Zelanda aveva tatuaggi maschili molto complicati, ma l'uso ne è oggi assolutamente scomparso; i personaggi di posizione elevata avevano cura di farsi riempire tutto il viso con curve, linee, arabeschi e spirali (moko). Nelle sole donne si conserva l'usanza, tatuando, all'epoca della pubertà, il labbro superiore, il mento e lo spazio fra i sopraccigli. Alle Isole Figi le donne, oltre alle cicatrici per bruciatura, erano all'epoca della pubertà tatuate nelle parti che venivano coperte dal mantello e sulle dita. Le donne delle isole Tonga avevano soltanto qualche segno sulla mano, mentre gli uomini erano ricoperti di disegni dall'ombelico fino alla metà della coscia e sul glande, segno della virilità raggiunta; nessun tatuatore famoso esisteva nell'isola e gl'indigeni dovevano recarsi a questo scopo a Samoa. I popoli delle isole Tahiti, Tuamotu, Marchesi e Cook usavano largamente il tatuaggio, gl'indigeni delle Marchesi essendo notoriamente i più tatuati del mondo, perfino sulle palpebre, sulle labbra, sulle gengive e sulla pelle del cranio. I disegni, eseguiti a diverse riprese, erano completi soltanto verso il trentesimo anno; a Tahiti i maschi si tatuavano soltanto le gambe, le braccia e il collo, le donne soltanto le braccia e il dorso al momento della pubertà. Nell'isola di Pasqua l'usanza era già quasi scomparsa nel periodo della scoperta e limitata alla parte inferiore del corpo. In Micronesia alle isole Caroline il tatuaggio era noto un tempo, ma oggi è quasi abbandonato; nell'isola Magamog si estendevano a tutta la superficie del corpo; alle Palau le ragazze da marito avevano tatuato un triangolo sul monte di Venere; a Yap dove l'uso fu introdotto soltanto da circa un secolo, iI tatuaggio era originariamente segno di distinzione, e le basse caste potevano farsi tatuare braccia e gambe con sole strisce, senza ornamenti; alle Marshall sono tatuate di preferenza le parti anteriori del petto e del tronco con disegni veramente artistici e di buon gusto; l'ornamento del mento e della faccia è privilegio del solo capo; alle Gilbert invece sono tatuate anche le gambe, e perché il disegno sia completo ci vuole circa un mese di lavoro; a Nauru il tatuaggio è ignoto.
Il tatuaggio è molto diffuso nell'Indocina, fra molte tribù dell'Assam specialmente delle montagne (Dafla, Abor, Mikir e varie tribù Naga), in Birmania tra i Cin meridionali e i Caren; è invece meno frequente tra i Caccin, le altre tribù Caren e specialmente tra i Birmani propriamente detti e gli Shan. Anche a Formosa e nelle Filippine il tatuaggio è molto usato (tribù delle montagne di Luzon settentrionale, alcune di Mindanao) e in tempi antichi fra gli Ilokano; si è conservato tuttora fra i Talalog e i Bisaya, i Daiacchi di Borneo, nel sud dell'isola Nias, nelle isole Mentawei, Ceram, Amboina, Kei, Aroe, Timor, Babar, Wetar, Flores e Sumba; manca a Sumatra, Giava, Celebes, Halmahera, Buru e in qualche altra piccola isola. In alcune tribù sono tatuati solo gli uomini, in altre solo le donne, in altre infine i due sessi senza distinzione, e può esser coperto tutto il corpo e anche soltanto alcune parti. Oltre alla fuliggine sono adoperati, in alcune regioni dell'Indonesia, anche colori diversi. Si disegnano motivi geometrici e a spirale e figure animali o umane stilizzate, costellazioni e segni magici specialmente fra gli Shan e i Birmani: i varî disegni distinguono non solo le tribù, ma anche le classi sociali, e, quasi dappertutto, il tatuaggio è connesso con le cerimonie d'iniziazione. Tra i Semang e i Senoi della penisola di Malacca è molto raro, come fra i Punam di Borneo, dove probabilmente è stato da poco introdotto.
In Asia il tatuaggio non è molto diffuso; pochissimo e sporadicamente usato nell'India settentrionale, è invece più comune nel sud, dove le donne della setta Kuhmi si tatuano di azzurro il petto e le braccia, e le donne Toda dei monti Nilghiri sulle spalle, sul dorso e sulle braccia; tuttavia molte tribù della foresta non conoscono questo modo di ornarsi. Nell'Asia settentrionale l'usanza è invece molto diffusa, e le popolazioni si tatuano la faccia e le braccia solo per mezzo del tatuaggio per cucitura (Ostiaki, Ghiliaki, Ienisseiani, Coriaki, Ciukci). In Asia orientale il tatuaggio era noto presso i Cinesi meridionali; fra i Limu dell'isola Hainan è questo il privilegio delle donne maritate che si fanno coprire di disegni la faccia, le braccia, le mani, il petto, il dorso e le gambe. Fino a pochi decennî fa al Giappone era molto in uso fra gli uomini delle basse caste un tatuaggio artistico in rosso e turchino, eseguito con disegni molto fini su tutto il tronco, nelle parti generalmente coperte dai vestiti. Tra gli Ainu sono tatuate solamente le donne agli angoli della bocca, sulle mani e sulle braccia; ugualmente alle isole Ryū-Kyūsi tatuano le sole donne sull'avambraccio e sul dorso della mano. Nell'Asia anteriore il tatuaggio è praticato nelle donne arabe sulla faccia, sulle mani, sul petto, sulle braccia e sulle gambe. L'uso di tatuarsi era noto anche nell'America precolombiana, insieme alle cicatrici ornamentali, in Columbia, fra gli Atrato e i Cueva; fra i Manta dell'Ecuador era noto soltanto il tatuaggio per puntura, usato anche nel Perù dalle sole popolazioni della costa e nel Cile e nell'Argentina prima della conquista; nel Messico lo praticavano gli Aztechi e i Totonachi per i quali rappresentava il segno della stirpe; fra i Maya si usava insieme alle cicatrici ornamentali. Nell'America Centrale i Coto e i Corotegi si tatuano il petto, le braccia e le gambe. Nell'Alasca si tatuano solo le donne, che si adornano la faccia, il mento e le guance; nel Canada si usa il tatuaggio per cucitura fra gl'Irochesi dell'Ontario, i Cree, gli Haida e i Tahltan; i Naskapi si producono incisioni nelle quali introducono i colori; nella regione orientale il tatuaggio per puntura è ristretto al sud; fra gl'Indiani delle praterie si usava solo a oriente (Wichita, Pawnee) e fra i Sonoriani lo conoscevano i soli Pima. Nell'America Meridionale il tatuaggio è molto diffuso e lo si ritiene, da molti, di origine maleo-polinesiana. Nei Caribi, Madeira, Xingú, è segno della tribù; tra gli Aruma e gli Arará consiste in una linea turchina che dagli occhi raggiunge l'angolo della bocca, tra gli Arará di lingua Tupi e i Tapajóz la linea gira intorno alla bocca e agli occhi come una barba, fra gli Uru e i Passé i due sessi si tatuano un cerchio intorno alla bocca, mentre i Carajá hanno un circolo di colore azzurro sulle guance. I più perfetti tatuatori sono i Mundrucu, che si coprono la faccia e il corpo di lunghe strisce parallele. Fra i Mataco, i Toba e i Caduvei il tatuaggio è diffuso specialmente fra le donne; nell'estremo sud è giunto solo tardivamente fra i Charrúa e i Quarandi.
Nell'Africa settentrionale il tatuaggio si conosce dappertutto dall'Egitto al Marocco, specialmente nelle donne, importatovi dall'Arabia; nel Sudan occidentale si usa il tatuaggio a colori della faccia fra gli Habbé, i Kru e i Bara; sono diffuse, come nel Sudan centrale e orientale, le cicatrici ornamentali; i soli Adamaua le hanno su tutto il corpo. Fra i Nilotici le conoscono i Madi e i Nuer; le donne Masai hanno due cicatrici intorno agli occhi; tra i Bantu orientali si usano soltanto fra i Batonga e i Mashona.
In Europa, per l'epoca preistorica - paleolitica e neolitica - l'esistenza di questa pratica è da taluni posta in dubbio, non essendo ben chiara l'interpretazione di taluni strumenti che avrebbero potuto servire a questo, ma anche ad altri usi, o di rappresentazioni figurate, da cui non risulta in maniera del tutto sicura se si trattasse di vero tatuaggio o semplicemente di pittura del corpo.
Indubbio è invece l'uso del tatuaggio presso le popolazioni del bacino danubiano e della penisola balcanica: Erodoto (V, 6) parla dei Traci, Pomponio Mela (II,1, 10) degli Agatirsi, Plinio il Vecchio (Nat. Hist., XXII,1) dei Daci e dei Sarmati; e così anche presso gli Sciti e le popolazioni della Britannia. E oggi ancora il tatuaggio rimane nelle usanze popolari di molte regioni. Dubbio è anche se esistesse il tatuaggio nell'Egitto faraonico; certa la sua esistenza tra i Libici, i Nubiani, i Cananei.
Gli utensili che servono per il tatuaggio per puntura sono sostanzialmente due: la punta che deve introdurre il colore sotto la pelle e un martellino per picchiarvi sopra e farla penetrare nella pelle; quest'ultimo ha due forme: o è una spatola a lungo manico, o un vero e proprio piccolo martello. Quanto alle punte che devono forare la pelle ci si serve o di una punta unica (una grossa spina di pesce o di osso immanicata ad angolo retto in un bastoncino) oppure di punte molteplici sotto forma di denti in un solo osso (Nuova Zelanda), di un piccolo rastrello di spine di pesce o di ossa di uccelli (Marshall, Gilbert, Samoa) e di pettini di osso (Mundrucu, Caroline); presso le popolazioni di più alta cultura le punte sono invece metalliche.
Nella maggior parte dei popoli primitivi il tatuaggio, essendo fatto quasi sempre durante le cerimonie d'iniziazione, ha lo scopo d'indicare che l'individuo è ormai adatto alla vita sociale e alla vita sessuale, ma in alcune regioni esso rappresenta il segno della tribù (Nuova Guinea, Shan e Birmani, Aztechi, Totonachi, Caribi, Madeira, Xingú, Arará), oppure un segno d'onore (Nuova Guinea Olandese per gli uccisori di cinghiali, Nuova Zelanda, Yap, Indonesia); oggi in alcuni luoghi sarebbe degenerato in semplice ornamento. Quando i disegni tatuati rappresentino il segno del totem o della divinità si aggiunge ai suddetti motivi anche uno scopo magico-religioso. (V. tav. LXV).
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Folklore. - Il tatuaggio sopravvive, con varî nomi (in Italia marca, marconzito, 'nzito, segno, devozione; in Portogallo marca, crisma), presso numerose popolazioni (Egitto, Tunisia, Penisola Balcanica, Prussia Orientale, ecc.) tra contadini, pastori, marinai, operai, soldati, e in vastissime proporzioni tra i delinquenti, tanto che fu da alcuni considerato come una loro caratteristica e come un segno di degradazione morale.
L'operazione consiste generalmente nel pungere a sangue con un ago o uno spillo o, come a Loreto, con la cosiddetta "penna" a tre punte, l'epidermide di una parte del corpo, seguendo una traccia o un disegno, e spargendovi sopra qualche tinta.
Vi sono auto ed etero-tatuaggi, a seconda che siano fatti sul proprio o sul corpo altrui; i primi sono meno perfetti, e normalmente fatti nella parte sinistra del corpo. I tatuaggi si distinguono poi in occulti e apparenti. Di frequente s'incidono sulla regione palmare dell'avambraccio; meno sulle spalle, sul petto, sulle dita; raramente sul dorso e sulle parti pudende. Rispetto all'idea o al significato, si dividono in erotici, estetici, vendicativi; e ognuna di queste categorie è comprensiva di varie forme, e cioè, quella religiosa dei tatuaggi mistici, devozionali, superstiziosi; quella erotica dei tatuaggi di amore, di lussuria, di oscenità; quella professionale dei tatuaggi gerarchici e di mestiere; quella mnemonica dei tatuaggi storici e gentilizî; quella vendicativa dei tatuaggi di odio, di disprezzo, di vituperio; quella estetica dei tatuaggi ornamentali, allegorici, figurati. Fra quelli religiosi caratteristici i tatuaggi dei pastori della Lombardia e dei pellegrini di Loreto, consistenti per lo più in una croce sovrapposta a una sfera, a un cuore, a una stella, o nell'immagine del S. Sacramento o in un Crocifisso, o nella figura del santo patrono o nei simboli della Passione. In qualche regione (Romagna, Abruzzo) si trova il monogramma di Cristo, spesso ridotto a una H maiuscola.
Tatuaggi di scongiuro sono la mano cornuta, il ferro di cavallo, la stella, ecc.; tatuaggi erotici i cuori trafitti da pugnali o da frecce, i cuori legati a una chiave, le lampade, i fiori e la bandiera, il ritratto nella cornice e simili; tatuaggi di vendetta il teschio, la testa recisa, la cassa da morto, il cuore morso da un serpente o trapassato dal ferro, con scritte o motti illustrativi.
Nei tatuaggi estetici e ornamentali compaiono gli anelli, i braccialetti, le collane con pendoli e nei di bellezza pitturati; in quelli professionali gli strumenti o gli emblemi dei varî mestieri.
Tra i delinquenti e i carcerati i tatuaggi assumono un particolare carattere, non solo per la frequenza, ì ma anche per l'impronta. La popolazione normale risparmia alcune parti del corpo; quella criminale non ne esclude alcuna, specie se il tatuaggio è emblema di castigo o di "sfregio" o di vendetta. Sono comuni i disegni osceni, spesso in parti invereconde. Nelle associazioni criminose, il tatuaggio serve a indicare i gradi gerarchici; così nella vecchia Camorra, la lineetta e il puntino servivano a indicare il giovinotto onorato; la lineetta e due puntini il picciotto; la lineetta e tre puntini il camorrisia. (V. tav. LXVI).
Bibl.: A. De Blasio, Il tatuaggio, Napoli 1906; C. Lombroso, L'uomo delinquente, Torino 1878; G. Pitré, Bibl. trad. pop. sicil. Usi e costumi, I, p. 484 segg.; R. Corso, Das Geschlechtsleben des italienischen Volkes, in Anthropophyteia, VII (1913); F. O. Laufer, Über die Geschichte u. den völkstümlichen Gebrauch d. Tatöwierung in Deutschland, in Wörter u. Sache, VI (1914), pp. 1-14; J. Leite de Vasconcellos, Medicina dos Lusitanos, Lisbona 1925; L. Vervack, Le tatouage en Belgique, Bruxelles 1906.