TAVERNA (A. T., 27-28-29)
Antica cittadina della provincia di Catanzaro in Calabria, a 521 m. s. m., sulle boscose pendici SO. della Sila Piccola, fra due rami iniziali del fiume ionico Alli. Taverna risale probabilmente, come Catanzaro, al sec. IX o al X, e si vuole sorgesse sul luogo di una greca Trischene, donde il nome di Tres Tabernae (di un Chronicon Trium Tabernarum che ne narra le origini è tuttora discussa l'autenticità); ma il nome latino Tres Tabernae o Taberna sembrerebbe accennare piuttosto a una preesistente località romana di passaggio e di sosta sulla via verso la Sila, di cui Taverna è tuttora uno dei principali sbocchi ionici. Fu eretta a sede vescovile, esente da quella di Squillace, nel 1121, ma poco dopo la sede prima e poi il nome passarono a Catanzaro. Distrutta da Guglielmo il Malo e poi ricostruita, fu ridistrutta nel 1426 dalle soldatesche di Francesco Sforza, in odio agli Aragonesi ai quali era sempre stata fedelissima e che la fecero ricostruire alquanto più ad O. (Taverna nuova; le rovine di Taverna vecchia sono pressoché scomparse), attribuendola al demanio regio. Dagli Spagnoli fu poi infeudata a varie famiglie e da ultimo ai Ravaschieri, principi di Satriano, dai quali si riscattò nel 1630. Ebbe un proprio sedile di nobiltà, cui appartennero anche i Poerio, poi trapiantatisi a Catanzaro e a Belcastro, e vi fiorì nei secoli XVI e XVII una buona cultura umanistica. Nel 1613 vi nacque Mattia Preti (v.) del quale si conservano a Taverna 17 quadri di sicura autenticità in varie chiese (nove in quella di San Domenico), contenenti pure altre notevoli opere di pittura, di scultura in marmo, paliotti graffiti, intagli lignei, ecc. dei secoli XVII e XVIII (San Nicola, S. Barbara, Cappuccini, ecc.). Taverna dista 30 km. di carrozzabile da Catanzaro, cui è unita da servizio automobilistico pubblico. Aveva 2255 ab. nel 1861, 2202 nel 1901, 2340 nel 1921, 2527 nel 1931, quasi tutti accentrati. Il territorio comunale, uno dei più vasti della regione (kmq. 250,35), penetra nell'altipiano silano sino ai corsi del Savuto e dell'Ampollino e comprende il bosco del Gariglione (v. sila). Il territorio è occupato da boschi (castani e pini) e pascoli nella parte montana, e produce vini, olî, cereali in basso.