TAVOLA iliaca
Sotto il nome di Tabulae Iliacae si comprende una serie di tavole che rappresentano, scolpite in bassorilievo, le scene principali dei poemi omerici o ciclici: per estensione, il nome vale per altri monumenti del genere, anche se il soggetto sia estraneo ai miti iliaci.
Ottone Jahn, che per primo le studiò, le disse "cronache figurate" (JahnMichaelis, Griechische Bilderchroniken, Bonn 1873), ma possono meglio chiamarsi "cicli figurati" (Mancuso): qualche cosa di simile, a seconda del formato, ai nostri atlanti figurati e alle nostre tavole murali, per uso così delle scuole come dei gabinetti di lettura e, in genere, dei salotti. Alle dodici tavole, non tutte conservateci, note allo Jahn, se ne sono aggiunte quattro, e tutte e sedici appartengono al genere industriale decorativo, con disposizione delle scene a zone, con iscrizioni di illustrazione, talora esatta, talora soltanto approssimativa, dei rilievi, e tutte del sec. I o II a. C. Si è ormai soliti distinguerle per lettere.
Di queste tavole la più nota e, per noi, la più importante, è la Tabula Iliaca Capitolina, tav. A, detta senz'altro Tabula Iliaca; ma di maggiore estensione figurativa era, ad es., la tavola B, ora perduta, che comprendeva Iliade, Odissea, Ilioupersis, e la rappresentazione particolareggiata dello scudo d'Achille. La Tabula Iliaca Capitolina è una piccola tavola di palombino, mutila nel lato sinistro (m. 0,30 × 0,25), trovata nella seconda metà del sec. XVII, a dieci miglia da Roma, sulla Via Appia (in territorio di Boville). La tavola ha nella parte centrale, in caratteri più grandi delle altre iscrizioni, la leggenda Τρωικός, "[ciclo] troiano", ciò che fa supporre trattarsi di un'opera di serie e che esistessero analoghe rappresentazioni per altri cicli. Nel centro presenta le scene della Distruzione di Troia secondo Stesicoro (κατὰ Στησιχόρου), nella zona trasversale superiore è figurato il primo libro dell'Iliade, mentre ai lati si avevano verticalmente, a sinistra le rappresentazioni relative ai libri II-XII, che sono andate del tutto perdute, e a destra quelle dei libri XIII-XXIV: in basso trasversalmente le scene principali dell'Etiopide e della Piccola Iliade: non è verosimile che, come nella tav. C, nella parte superiore orizzontale si avesse la scena finale delle Ciprie. La distribuzione della materia segue la linea architettonica della tavola, che fra la parte centrale e le ali comprendenti le ventiquattro zone dell'Iliade presenta due pilastri (il sinistro, comprendente i libri I-VlI, è andato perduto) che accoglievano un sommario dell'Iliade. Ma esaminando la parte che di questo ci è rimasta (libri VII-XXIV) si vede che il rapporto fra iscrizione e rappresentazione è solo indiretto e generico: il lapicida, che può anche non essere l'esecutore del bassorilievo, ha copiato da un compendio dei poemi omerici. La preferenza data alla Ilioupersis di Stesicoro, sta in rapporto con l'importanza che in questa aveva assunto il personaggio di Enea, del quale nella tavola ci appare figurata la fatale venuta in Italia: ed è questo un indice caratteristico dell'adattamento romano di modelli ellenistici, o, se si vuole, di modelli ellenistici già anche per altri aspetti romanizzati.
L'esame comparativo della Tavola Capitolina con le altre dimostra la loro dipendenza, in verità assai libera, da un archetipo comune, che si deve verosimilmente ricondurre, quantunque non sempre il nome compaia, a quel Teodoro, di cui anche in C, N, O. Tutto porta a credere che Teodoro non sia un ciclografo, quali Dionisio e Lisimaco, ma l'artista greco a cui si deve il modello di uno dei più noti cicli figurati ellenistici.
Bibl.: Ediz. principe di R. Fabretti in append. al De columna Troiana syntagma, Roma 1683; la migliore edizione di U. Mancuso nelle Memorie della R. Acc. dei Lincei, s. 5a, XIV (1911), fasc. 8°, il testo delle iscrizioni in Rend. dei Lincei, 1910, fasc. 11-12, pp. 933-42. - Per tutti i monumenti del genere, oltre Jahn-Michaelis e Mancuso, op. cit., vedi K. Bulas, Les illustrations antiques de l'Iliade, nei supplem. di Eos, III (1929), e Lippold, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VA, coll. 1886-96