te / tu [prontuario]
La generale tendenza a sostituire il pronome personale soggetto col pronome obliquo (➔ personali, pronomi) si riscontra, oltre che per la terza persona singolare (lui si è espanso a scapito di egli), anche per la seconda persona singolare, dando luogo a fenomeni dinamici molto evidenti.
Tu passa infatti a te, perlomeno in area centro-settentrionale, nei seguenti casi:
(a) obbligatoriamente e in tutt’Italia, dopo le congiunzioni e e o (così come si ha io e/o lui):
(1) io e te, io o te
Lo stesso principio non vale per la prima persona:
(2) lui e io → *lui e me
Naturalmente, se l’ordine è invertito, il principio non vale più:
(3) tu e io
(b) a livelli colloquiali, in frasi interrogative e imperative:
(4) te che fai?
(5) te stai fermo
(c) quando il soggetto è dopo il verbo:
(6) faccio quello che vuoi te (Vasco Rossi, “Incredibile romantica”)
(7) lo dici te!
(d) infine, in posizione più marcata, prima del verbo, a inizio di frase:
(8) te prova ad andar sotto un camion (Francesco Guccini, “I fichi”)
Va detto che gli usi riportati sotto (b), (c) e (d), inesistenti nel Meridione, si incontrano da Roma in su, con particolare frequenza nel Nord, anche se «s’affaccia anche fuori delle caratteristiche regionali te e(d) io» (Mengaldo 1994: 122).
La variabile tu / te discrimina registri più o meno formali e una minore o maggiore mimesi del parlato in differenti contesti comunicativi, come avviene, ad es., nella fiction (Alfieri, Motta & Rapisarda 2008) e nella canzone (si ha prevalentemente tu nei cantautori, te nei cantanti rap e rock; cfr. Telve 2008b: 152).