Tebaldo I re di Navarra
Quarto come conte di Troyes e Meaux (Champagne e Brie), nacque a Troyes nel 1201 da Tebaldo III e da Bianca di Navarra.
Accompagnò Luigi VIII di Francia nella crociata contro gli Albigesi; alla morte del re che egli aveva abbandonato davanti ad Avignone (1226), aderendo alla lotta della feudalità contro le prerogative reali, t. fu accusato di averlo avvelenato per amore della regina Bianca di Castiglia. Rispose egli a questi attacchi con violente satire, ma fece poi atto di omaggio al nuovo sovrano Luigi IX. Alla morte senza discendenza dello zio materno Sancio VII re di Navarra (1234), T. risultò l'erede e riunì al regno di Navarra i domini della Champagne, che amministrò saggiamente. Guidò una crociata in Terrasanta (1239-1240), e morì poi a Pamplona nel 1253. A lui successe il figlio Tebaldo II o poi l'altro, Enrico I.
E uno dei più notevoli e famosi trovieri francesi provenzaleggianti, e quello di cui i canzonieri ci tramandano un maggior numero di componimenti, fra i più begli esempi della poesia cortese dell'epoca. È ricordato da D., che non aveva una molto estesa conoscenza della lirica d'arte francese, unico fra i poeti di oil, in tre luoghi del De vulg. Eloquentia. Nel primo, come esempio di uso della parola tronca amor da parte dei trilingues... doctores, accanto a Giraldo da Borneill e Guido Guinizzelli, intendendo così ricordare i tre più significativi poeti delle tre lingue, si cita Rex Navarrae: De fin'amor si vieni sen et bonté (I IX 3). L'ediz. Wallensköld reca le lezioni " bone " e " seance " in luogo delle dantesche fin' e sen (cfr. Rajna e Marigo); il concetto richiama per la palese analogia quello di amore e cor gentile della canzone guinizzelliana citata appresso (Marigo). Nel secondo (II V 4) viene citato come esempio di endecasillabo il medesimo verso nella stessa forma, sempre attribuito al Rex Navarrae (di nuovo accanto a Giraldo e a Guido, e a vari altri nostri rimatori).
Nel terzo, come esempio di stile et sapidus et venustus etiam et excelsus, qui est dictatorum illustrium, accanto a vari trovatori provenzali e nostri poeti si cita Rex Navarrae: Ire d'amor qui en mon cor repaire (II VI 6). La canzone è invece dell'altro famoso troviero conterraneo di T., Gace Brulé. L'errore di attribuzione - secondo il Rajna - può essere dovuto a un'accidentale omissione nei mss. di un verso di T. e del nome di Gace Brulé prima del verso che risulta attribuito a T.: in tal modo sarebbero stati citati due rimatori francesi (e non uno solo) accanto a vari provenzali e italiani. Ma non sembra da escludere che l'attribuzione del componimento a T. fosse nel codice ignoto che utilizzava D., anche perché i nomi dei due trovieri vanno spesso insieme, ed esiste forse un piccolo problema di un'eventuale collaborazione fra T. e Gace Brulé. L'autore delle Grandes Chroniques de France (1274) dice in un passo di controversa interpretazione: " Si fist entre luy [T.] et Gace Brulé les plus belles chançons et les plus deleitables et mélodieuses qui onques fussent oïes en chançon né en vielle... " (cfr. Fawtier, che non ricorda tuttavia l'attribuzione dantesca a T. di un componimento di Gace Brulé).
Bibl. - P. Tarbé, Chansons de Thibault IV, corale de Champagne et de Brie, roi de Navarre, Reims 1851 (include anche la canzone di Gace Brulé, p. 136); Gale Brulé, Chansons, a c. di G. Huet, Parigi 1902, 33-35; A. Wallensköld, Les chansons de Thibaut de Champagne, roi de Navarre, ibid. 1925, CXXI, 16 ss.; R. Fawtier, Thibaut de Champagne et Gace Brulé, in " Romania " LIX (1933) 83-92; G. Maillet, Les jeux de l'amour et de la poltique: Thibaut le chansonnier, ecc., Châlons-sur-Marne 1949; H. Petersen Dyggve, Gace Brulé trouvère champenois, ecc., Helsinki 1951, 112, 349-353; R. Dragonetti, La technique poétique des trouvères dans la chanson courtoise, Brugge 1960, 18-20; G. Toja, Lirica cortese d'oïl (sec. XII-XIII), Bologna 1966, 65-69, 389-422.