Vedi TEBTYNIS dell'anno: 1966 - 1997
ΤΕΒΤYNIS (v. vol. VII, p. 659)
Sito archeologico posto sul limite SE dell'oasi del Fayyūm. Le sue rovine formano una collina denominata Kom Umm el- Braygāt, 140 km a SO del Cairo. Il villaggio fu fondato probabilmente sotto la XII dinastia (1955-1760 a.C.) ma attualmente quasi nulla è noto della sua storia più antica. Esso fu un importante centro economico e religioso dal periodo tolemaico fino al bizantino, e rimase abitato sino all'epoca araba avanzata (XI sec.). Intorno alle rovine dei quartieri residenziali si estende una vasta necropoli in cui furono sepolti uomini come pure migliaia di coccodrilli, ibis e falchi, sacri alle divinità locali.
Gli inglesi B. P. Grenfell e A. S. Hunt furono i primi che, alla fine del 1899, iniziarono a scavare nel sito di Tebtynis. Oltre ad alcune centinaia di papiri d'epoca grecoromana, che costituivano l'obiettivo principale dell'esplorazione (e T. è tra i siti egiziani che maggiormente hanno restituito e restituiscono papiri), essi portarono alla luce parte del Santuario di Soknebtynis, il dio coccodrillo protettore del luogo, alcuni gruppi di tombe d'epoca faraonica, parecchie abitazioni romane e una chiesa copta con iscrizioni e pregevoli affreschi. I dipinti, oggi scomparsi, si collocano intorno alla metà del X sec. d.C.
Dai primi anni del 1900, T. fu luogo di recupero, anche per gli abitanti del luogo, di antichità o di altro materiale riutilizzabile. La durata e l'estensione di tali interventi hanno compromesso, sia pure in modo non irrimediabile, l'integrità del sito.
Nel 1929 gli scavi furono ripresi da missioni archeologiche italiane. Dopo una breve campagna diretta da E. Breccia, volta essenzialmente alla ricerca di papiri, dal 1930 al 1935 C. Anti e G. Bagnani guidarono i lavori con lo scopo principale di studiare la struttura urbanistica e architettonica del villaggio. Fu riportato alla luce in tutta la sua estensione il complesso del Tempio di Soknebtynis che, edificato da Tolemeo I Sotèr (intorno al 300 a.C.), conobbe varî rimaneggiamenti nei secoli successivi. Il santuario era circondato da un grande muro di cinta (m 114 X 53 X 4). Nel suo lato Ν si apriva, fra grandi pilastri di calcare, il portale principale che dava accesso a un primo cortile. In quest'area si trovavano un edificio, vari ambienti a uso del personale e il recinto in cui era allevato il coccodrillo sacro. Una seconda porta immetteva in un secondo cortile, al centro del quale si ergeva il sacrario vero e proprio. Non meno imponente appariva la grande via processionale, dròmos, fiancheggiata da sfingi, da altari e dalle sale per i banchetti rituali che si allargava, davanti all'ingresso del tempio, in un vestibolo decorato da raffinati bassorilievi. Durante le celebrazioni, la processione si svolgeva lungo il dròmos e sostava in determinati spazi, due dei quali erano contrassegnati da chioschi.
Nella zona Ν delle rovine, ove Grenfell e Hunt avevano rinvenuto la chiesa affrescata, la missione di Anti scoprì altre due chiese e un monastero. Erano entrambe a pianta rettangolare a tre navate e di costruzione assai mediocre: una di esse, successivamente trasformata in moschea, era decorata da affreschi assegnabili al X sec. e da motivi ornamentali (geometrici e a intreccio) tipici dell'arte musulmana.
Dal 1988 gli scavi sono stati ripresi da una missione congiunta dell'Institut Français d'Archéologie Orientale del Cairo e dell'Istituto di Papirologia dell'Università degli Studi di Milano, sotto la direzione di C. Gallazzi. La ricerca, riprendendo e ampliando gli obiettivi di Anti, si propone anzitutto di ricostruire lo sviluppo urbano e la storia di T. nelle varie epoche. In particolare, scavando nel quartiere meridionale, non lontano dal Tempio di Soknebtynis, si è rinvenuto un isolato che comprendeva un tempietto dedicato alla dea Iside-Thermuthis e due abitazioni, una delle quali particolarmente rifinita e affrescata con pitture d'argomento mitologico. Le costruzioni risalgono all'epoca augustea, ma la cappella fu edificata, come attestano alcuni resti sotto le fondazioni, su un luogo di culto analogo risalente alla prima epoca ellenistica.
A S di questo isolato, si è individuata un'ampia strada, il dròmos del Tempio di Osiride (non ancora portato alla luce), che conduceva da un lato a questo tempio, dall'altro al Santuario di Soknebtynis. Tale dròmos era uno degli assi viarî portanti del centro greco-romano. All'estremità del santuario, è degno di nota un cumulo formato da sepolture di una sessantina di animali (pecore, montoni, capre) formatosi nei primi due secoli dell'età romana. Erano le vittime offerte al dio coccodrillo del tempio vicino. Detta inumazione non trova paralleli nei santuari coevî.
Sul limite S dell'abitato greco-romano, in una zona già esplorata da Grenfell e Hunt, si è rinvenuto un ampio spazio recintato con una torre interna a base quadrata: si trattava di una postazione di guardia della polizia del deserto, come hanno mostrato i papiri greci trovati all'interno.
Sotto di essa sono venute alla luce strutture di epoca pre-ellenistica che consentono di precisare la fisionomia urbanistica di T.: a differenza di quanto si credeva negli anni Trenta, l'abitato faraonico non sorgeva solo al centro delle rovine, ma si estendeva anche verso S; i nuovi quartieri d'età ellenistica furono costruiti adattando aree già abitate; a T., perciò, i Greci non costruirono ex novo, secondo i piani urbanistici ippodamei, come fecero in altri centri del Fayyūm, quali p.es. Philadelphia.
L'ingente quantità di utensili, suppellettili, gioielli e altri oggetti d'uso comune ha consentito di ricostruire un quadro preciso della vita quotidiana a T. per l'intera epoca greco-romana.
Bibl.: Per i rapporti annuali di scavo si veda la sezione Travaux de l'IFAO, in BIFAO. - Sugli scavi e gli studi in corso: C. Gallazzi, Fouilles anciennes et nouvelles sur le site de Tebtynis, in BIFAO, LXXXIX, 1989, pp. 179-191; id., La ripresa degli scavi a Umm-el-Breigât, in Acme, XLVIII, 1995, pp. 3-14. - Sul problema dei nomi antichi e moderni della località: J. Yoyotte, Processions géographiques mentionnant le Fayoum et ses localités, in BIFAO, LXI, 1962, pp. 79-138, in part. pp. 114-115; W. Cheshire, Demotic Writings of Tebtynis, in Enchoria, XIV, 1986, pp. 31-42; S. Timm, Das christliche koptische Ägypten in arabischer Zeit, VI, Wiesbaden 1992, pp. 2887-2892.