TECNICA (XXXIII, p. 378)
Nel mondo contemporaneo il concetto di t. ha assunto un'importanza dominante e più impegnativa che nel passato, in quanto un'attività rivolta a ottenere un determinato fine, per qualificarsi t., implica rigorosità di metodo e precisione di cognizioni e quindi accentuati valori di specializzazione. Poiché questi veri e proprî valori tecnici (metodo rigoroso, specializzazione, precisione) diventano sempre più necessarî in tutte le attività, è ormai sentenza comune che il mondo moderno, il mondo di domani, sarà un mondo di tecnici, con implicanze scientifiche, economiche, sociali, politiche, ed anche psicologiche, morali, filosofiche così vaste da provocare una vera e propria trasformazione del modo di vivere, del singolo e della collettività, in un habitat modificato dalla t. scientifica fino a determinare una nuova condizione della società umana.
L'intuizione precisa di ciò che comporti il passaggio da una tecnicità pratica, manuale, che potremmo dire ancora artigianale, a una t. rigorosamente scientifica, si ebbe già verso la fine del 18° secolo.
Si può quasi precisarne l'atto di nascita nella fondazione a Parigi (1794-95), ad opera specialmente di L. N. M. Carnot, dell'Ècole polytechnique (1794-95) che fu infatti prototipo ed esempio a tutto il successivo sviluppo dei politecnici. A. Comte, allievo di quella scuola, col suo Plan des travaux scientifiques nécessaires pour réorganiser la société (1822), può considerarsi antesignano di tutte le successive pianificazioni sociali a sfondo scientista e tecnico. Ma, più che le ideologie, furono certamente le scoperte delle due nuove fonti d'energia, vapore ed elettricità, ad imprimere alla tecnologia la sua svolta decisiva ed a fare della scienza e della t. un tutto inscindibile del quale fu espressione il grande sviluppo industriale del 19° secolo e del primo cinquantennio del 20°. L'organizzazione del lavoro nei complessi industriali promosse allora lo studio dei rapporti fra macchina e uomo, che, nel primo cinquantennio del secolo, ebbe i suoi tipici rappresentanti in F. W. Taylor, F. B. Gilbreth, H. Ford. Il concetto tecnico di rendimento (rapporto fra lavoro prodotto ed energia spesa) fu esteso a tutti i cicli produttivi e divenne mìsura della loro efficienza.
L'industria di questo periodo, anche nelle sue dimensioni maggiori, è però ancora un'industria di tipo che può dirsi manifatturiero, in quanto il lavoro manuale dell'uomo vi ha parte preminente; ma se questo è lo scorcio del recente passato, oggi ci troviamo davanti a fatti tecnici impreveduti che costituiscono condizione a un'ulteriore e più radicale trasformazione del lavoro umano e quindi della forma della società umana. Questi fatti tecnici determinanti sono: 1) nuove immense fonti d'energia (atomica e nucleare) a disposizione dell'uomo; 2) automazione dei processi di produzione; 3) ampiezza e rapidità delle comunicazioni; 4) creazione di materie sintetiche; 5) possesso di spazî extraatmosferici. Si deve ritenere che specialmente i tre primi fatti, già in avanzato sviluppo, stiano per determinare un vero e proprio nuovo tipo di civiltà, diverso dalle forme, anche più industrialmente sviluppate, della prima metà del presente secolo. La sociologia industriale, nuova disciplina scientifica strettamente legata ai problemi della t. e della produttività, è costretta a rinnovarsi incessantemente, nei metodi e nelle idee direttrici, per tener dietro ai progressi tecnici.
La presa in considerazione del fenomeno tecnologico s'impone alla stessa riflessione filosofica. Mentre tutti i recenti sviluppi del materialismo dialettico partecipano dichiaratamente e sistematicamente al fatto tecnologico, l'influenza determinante dell'attività tecnico-scientifica è riconoscibile in tutte le correnti di pensiero più sensibilmente aggiornate.
In J. Dewey è dominante la strumentalità del pensiero e la funzione chiarificatrice del linguaggio come ordinazione efficiente di situazioni altrimenti caotiche; tutto il movimento fisicalista e l'empirismo scientifico, specialmente in Ch. W. Morris e O. Neurath, sono contestuali a valutazioni strumentaliste; molte vedute filosofiche di scienziati moderni traggono origine dallo sperimentalismo fisico fino a maturare un criterio operativo per le asserzioni di verità (P. W. Bridgmann). La tecnicità è uno dei cardini del progredire conoscitivo (F. Gonseth); si forma geneticamente come progressione di attività (J. Piaget); la scientificità diffusa unitariamente in tutto il mondo provoca un progressivo esautoramento delle vecchie distinzioni e fratture metafisiche (U. Spirito); la tecnologia implica necessariamente una logica realista e quindi una filosofia scientifica che non sia in contraddizione col linguaggio tecnologico divenuto linguaggio universale (V. Tonini); un compito di saggezza coordinatrice è la parte spettante a una filosofia della tecnica (W. Rathenau, P. Ducassé). Sul piano teorico più astratto, M. Heidegger riconosce addirittura nella sua "utilizzabilità" la determinazione di ogni ente e nello strumento, nel mezzo di lavoro, la categoria suprema dello scoprire, dell'inventare umano. A fronte di tanto rinnovamento non mancano però le preoccupazioni d'ordine psicologico e morale: salvare l'umano in un mondo che la trasformazione tecnica rende quasi innaturale (K. Jaspers, G. Marcel). Sono invece a sfondo ottimistico le prospettive sociali di una città futura coordinata moralmente e materialmente alle nuove condizioni tecnico-industriali, e sollevata, dal progresso tecnico, dall'assillo dei bisogni insoddisfatti (L. Mumford, A. Olivetti).
Si possono ora indicare con chiarezza gli elementi che fanno del mondo tecnico un universo di pensiero; il linguaggio tecnologico ha infatti un senso logico preciso: ad ogni domanda si deve rispondere con una risposta chiara, non equivoca, positivamente accertata sui fatti. Esso si presenta quindi con queste specifiche caratteristiche: precisione e inequivocità semantica, certezza della verificazione di ciò che è enunciato. Altre caratteristiche sono la strumentalità, la specializzazione, la progressività, per cui l'operare tecnologico, mentre implica un'oggettività del pensiero, postula anche una liberazione dell'attività umana da una troppo rigida servitù alle condizioni naturali preesistenti.
Le scoperte tecniche sono di per sé sorgenti di valori economici (monetarî e sociali) i quali interessano regioni sempre più vaste. Il rapido sviluppo tecnico costituisce inoltre un fattore di calcolo a termini più abbreviati dei periodi di ammortamento degli impianti, i quali, di dimensioni sempre maggiori, implicano investimenti sempre più ingenti: anche per questo si ha una sostanziale novità delle modalità imprenditoriali, sia private che statali. Il progresso tecnico (specialmente la supermeccanizzazione e l'automazione) sta infatti trasformando già il tipo dei processi produttivi, per cui, variandosi le dimensioni stesse delle imprese produttrici, fino a diventare enormi e organicamente collegate con altri complessi, si dà luogo a strutture economico-sociali che la scienza economica dell'età passata non poteva prendere in considerazione; da qui la formulazione dì nuove dottrine, finanziarie e sociologiche, le quali ispirano anche nuove ideologie, quali il neo-capitalismo e il neosocialismo, in opposizione alle formulazioni classiche del capitalismo e del marxismo ottocenteschi.
La formazione dell'ingente numero di tecnici specialisti richiesto dai moderni tipi di lavorazione è divenuto un problema culturale importantissimo che preoccupa sia gli imprenditori, pubblici o privati, che le scuole e gli stati.
Una gara fra S. U. A. e URSS è impegnata anche sul numero dei tecnici formati ogni anno da quelle nazioni. I grandi enti nazionali che organizzano le ricerche energetiche, che progettano nuovi strumenti e impianti, hanno sete di tecnici specialisti ben addearati. Nel 1959 si ebbero, su un milione di abitanti, 265 nuovi diplomati tecnici nell'URSS; 237 in Gran Bretagna; 195 negli S. U. A.; 160 in Germania; 100 in Francia, 50 in Italia (tabella riportata in Operare, XV, fasc. 4). Sono ormai allo studio, in ogni nazione, orientamenti nel campo educativo che trasformano il tipo di cultura umanistica.
Altro importante aspetto della trasformazione tecnico-sociale è quindi dato dalla creazione di ceti tecnici e direttivi molto vasti, i quali assumono importanza sempre più preponderante nella vita, anche politica, delle nazioni (tecnocrazia). La stessa enorme specializzazione ed estensione delle tecniche necessita poi, a un certo momento, nei dirigenti di più alto livello, qualità di organizzazione, di sintesi e di pianificazione veramente eccezionali.
All'abbondanza di energia a disposizione dell'uomo, e all'automazione, si deve la maggior quantità di beni prodotti per unità di tempo lavorativo (da qui ulteriori problemi di mercato) mentre, di riflesso, i lavoratori dovrebbero venire a godere di maggior quantità di tempo libero; da ciò un'altra forte incidenza sullo sviluppo psichico e morale della vita associata, a causa del variato rapporto fra tempo di lavoro e tempo di svago; e quindi nuove modalità di organizzazioni massive del tempo libero.
Bibl.: Tutte le riviste di economia, sociologia, lavoro, ecc. portano spesso aggiornati studî sull'argomento; citiamo qui alcune raccolte fra le più importanti: Le travail et les techniques, n. 1° spec. del Journal de Psychologie, Parigi 1948; Industrialisation et technocrathie, op. coll. edita sotto la direzione di G. Gurvitch, Parigi 1949; UNESCO, Bull. int. Sc. Soc., 1952, vol. IV, n. 2; Notiziario di organizzazione del lavoro, ed. dall'E.N.P.I.; Automation, rapp. del Department of Scientific and Industrial Research, Londra 1956; Man and automation, Yale University, 1956; inchieste e rapporti promossi dall'OECE, ecc.
Opere caratterizzanti significative: F. W. Taylor, Principles of scientific management, New York 1911; E. Mayo, The human problems of an industrial civilization, New York 1933; id., The social problem of an industrial civilisation, Cambridge 1946; J. Burnham, The managerial revolution, New York 1941; G. Friedmann, Problèmes humains du machinisme industriel, Parigi 1946; L. Mumford, Technics and civilization, 2ª ed., New York 1951; D. C. Miller, W. H. Form, Industrial sociology, New York 1951; F. Klemm, Technik, eine Geschichte ihrer Probleme, Friburgo-Monaco 1951; J. Diebold, Automation, the advent of the automatic factory, Londra 1952; A. Olivetti, Società, stato, comunità, Milano 1952; F. V. Hayek, Scientisme et sciences sociales, trad. fr., Parigi 1953; J. Ellul, La technique ou l'enjeu du siècle, ivi 1954; S. Lilley, Automation and social progress, Londra 1957; P. Ducassé, Les techniques et le philosophe, ivi 1958; F. Ferrarotti, La sociologia industriale in America e in Europa, Torino 1959, con ampie, aggiornate notizie bibliografiche.