tegghia
" Teglia ", specie di tegame, per lo più di rame, per cuocere vivande.
Compare solo in If XXIX 74 Io vidi due sedere a sé poggiati, / com'a scaldar si poggia tegghia a tegghia, nella descrizione della pena di Griffolino d'Arezzo e Capocchio da Siena, falsatori di metalli, i quali, non potendo levar le lor persone, stanno seduti l'uno contro le spalle dell'altro, come sul fornello o sulla brace si accostano l'una all'altra due teglie, per meglio utilizzare spazio e calore.
Il paragone (che per il Tommaseo è degno del luogo, poiché " rammenta i fornelli ed il fuoco degli alchimisti "), " chiarissimo per il Pietrobono, non lo è invece per V. Rossi, seguito dal Chiari: ‛ Temo che nessun commentatore moderno abbia visto nella sua mente la postura delle due teglie, né la vedo io; forse a noi manca la conoscenza delle consuetudini di cucina del Trecento; che i commentatori antichi avevano invece così familiari da credere inutile qualsiasi spiegazione, altro che verbale '. Si è pensato anche a un diverso significato di tegghia, coperchio fondo di terra o ferro per coprire piatto o tegame (Zingarelli) facendo capo all'interpretazione di Guido da Pisa: ‛ teghia, testa, qua olla operitur ad ignem '. Interpretazione mal accettabile, perché le due tegghie fanno verticalmente corpo, come i busti dei due dannati " (Mattalia). Per il Pézard " si tratta di padelloni doppi in terra refrattaria... fatti di due tegami identici, ben adattati, che si girano sulla brace tenendoli chiusi con i due manici appaiati ".