ADIMARI, Tegghiaio
Figlio di Aldobrando di Bellincione, fu podestà di Arezzo nel 1255, primo fra i cittadini di Firenze a ricoprire tale carica. Guelfo, si oppose tuttavia nei consigli del Comune di Firenze all'impresa di Montaperti (1260), sospettando, a ragione, l'inganno da parte dei ghibellini e pensando che la fanteria fiorentina difficilmente avrebbe potuto reggere l'urto della cavalleria tedesca e ghibellina. Contrastò perciò energicamente il parere dei più accesi fautori della guerra, che però lo costrinsero al silenzio, imponendogli multe sempre più alte, secondo la procedura allora vigente per regolare la discussione, fino a minacciarlo di morte. Dopo la sconfitta, fuggi a Lucca, prendendo dimora, con gli altri guelfi, nel rione di S. Frediano, organizzandovisi come in patria. Lasciò fama di magistrato onesto, anche se Dante (Inf.,VI, v. 79 e XVI, vv. 40-42) ne condannò la sodomia e la pratica dell'usura.
Bibl.: A. Adimari, La Clio...,Firenze 1639, p. 35;Id. Memorie appartenenti alla famiglia degli Adimari,in Delizie degli Eruditi toscani,XI, Firenze 1778, p. 235; C. Paoli, La battaglia di Montaperti,in Bullett. d. Soc. senese di storia patria municipale,II (1869), p. 35;G. Capponi, Storia della repubblica di Firenze,I, Firenze 1875, p. 41; C. Belloni, Diz. stor. dei banchieri ital., Firenze 1951, p. 3.